Italians: i commenti della critica
Avete visto Italians? Con chi siete d’accordo delle seguenti recensioni?Maurizio Porro – Il Corriere della Sera: Giovanni Veronesi vigila spiritosamente: primo tempo misurato e sentimentale a spese di uno Scamarcio non banalmente in parte e un eccezionale Castellitto, che prende il DNA di un magliaro alla Sordi; dopo il cornetto, si ride con Verdone irresistibile,
Avete visto Italians? Con chi siete d’accordo delle seguenti recensioni?
Maurizio Porro – Il Corriere della Sera: Giovanni Veronesi vigila spiritosamente: primo tempo misurato e sentimentale a spese di uno Scamarcio non banalmente in parte e un eccezionale Castellitto, che prende il DNA di un magliaro alla Sordi; dopo il cornetto, si ride con Verdone irresistibile, ignudo e inseguito dalla maniaca con tempi comici perfetti. Magico quando spiega, è la scena ispirata, l’Italietta ai piccini; e Xenia Rappoport vince anche da non protagonista.
Claudio Carabba – Corriere della Sera Magazine: Italiani all’estero, atto 2°. L’idea di raccontare te nostre imprese all’estero, con due novelle buffe, stile commedia di Risi, era carina. Peccato che Veronesi sia un regista senza estro. Il primo capitolo con due insoliti camionisti nel deserto del Dubai è povero ma corretto. Ma il secondo episodio con Verdone fra gli orfanelli di Russia è al di là del peggio.
Alessandra Levantesi – La Stampa: Imbroglioni ed erotomani, dunque questi Italians? Non solo. C’è anche la simpatia, un’umanità forse un po’ loffia ma piena di calore e perfino qualche imprevista resipiscenza di orgoglio nazionale: nella personificazione di uno straordinario Sergio Castellitto e di un puntualissimo Carlo Verdone, ben appoggiati da Riccardo Scamarcio e Kseniya Rappoport, come possiamo non amarli?
Paolo D’Agostini – La Repubblica: Veronesi ha imparato bene a frullare i lasciti dell’ età aurea della commedia cinematografica italiana ispirandosi un po’ a Monicelli, un po’ a Scola (qui, nella prima parte, ammicca a “Riusciranno i nostri eroi…”), rinverdendo il modello degli episodi concepiti come platea per gli assoli degli attori.
Maurizio Cabona – Il Giornale: Per gli odierni mezzi di Cinecittà, Italians di Giovanni Veronesi è un kolossal. Ma che piccola figura fa il suo finanziarsi accatastando sfrontate, insistite pubblicità! Il cinema italiano è così: o lo stile pauperistico, detto «due stanze e cucina», o belle riprese in esterni e all’estero, rese insopportabili dai colori da cartolina e dal vedere più marchi che altro. (…) Il primo episodio ha qualche originalità, ma gronda di pubblicità. Una pubblicità che parrebbe vana: chi vedrà Italians, non potrà comprare il prodotto che soprattutto esso reclamizza; solo se emulo del personaggio di Castellitto, potrà pensare di rubarlo. Ma a quel punto il derubato dovrà comprare un altro oggetto del desiderio. Forse il committente ha pensato proprio a questa indiretta promozione. Il secondo episodio parte come il solito aneddoto verdoniano, poi s’impenna nel tragico e sfocia nel patetico. Fa bene Verdone a variare i tratti del suo solito personaggio. Peccato che non trovi o migliori sceneggiatori o altro produttore.
Tullio Kezich – Il Corriere della Sera: allora come sono gli italiani all’ estero? Truffatori al pari dei due viaggiatori nel deserto? Oppure «tutti puttanieri» come strilla inferocita la bella Xenia in faccia a Verdone? Si finisce per ammettere che prima d’ ogni altra cosa sono simpatici, proprio com’ era Sordi anche quando faceva il vigliaccone, il mafioso, il primario… Simpatico, insomma, anche se il personaggio era odioso. Lo stesso si può dire di Castellitto (qui al vertice del suo talento eclettico), ben sostenuto dal sempre più convincente Scamarcio; mentre Verdone, confermandosi fra i maestri della buffoneria nostrana, si appoggia alla Rappoport, il cui grande talento brilla anche nelle piccole cose. Giovanni Veronesi, regista oltre che sceneggiatore con Ugo Chiti e Andrea Agnello, ha fatto il suo dovere, la produzione non ha guardato a spese e il pubblico si diverte. Siamo nel cinema di consumo, se volete, ma di rispettabile qualità.
Andrea Morandi – Ciak: Due episodi (…) che con un occhio alla commedia all’italiana e un altro a qualche gag tv, si muovono veloci e piacevoli, sostenuti da una buona sceneggiatura che in più di un momento centra il bersaglio. (…) Senz’ombra di dubbio il miglior film di Veronesi come regista.
Andrea Giorgi – FilmTv: Nessuna sorpresa: i tic e le manie degli italiani all’estero sono sempre gli stessi. Sarà colpa nostra, che in viaggio ci facciamo sempre riconoscere o magari è solo una questione di scorciatoie narrative. Nel dubbio, via che si va, lontano lontano anche se sembra di essere sul raccordo anulare: per raccontare di cialtroni dal cuore d’oro, che si perdono nello sguardo di una donna, ma restano dei grandissimi puttanieri. «Però l’italiano quando tromba ci mette il sentimento», si sente dire. Brava gente, si capisce, che riesce sempre a cavarsela, nonostante il mutuo e la crisi, che da noi non è mai cominciata perché non è mai finita. Due episodi, come da tradizione: non è facile trovare un’idea lunga un film. Nel primo, Scamarcio e Castellitto sono due trafficanti di Ferrari rubate, in viaggio verso Dubai, dove finiscono in carcere e in pista per un’improbabile gara che li renderà ricchi e felici, ma solo per un po’. Nel secondo, Verdone, dentista, va a San Pietroburgo per un convegno, ma deve fare i conti con la ricchezza coatta dei nuovi magnati, tra incontri sadomaso, improbabilissime sparatorie e una coda noiosa in orfanatrofio. Le macchiette e certe scenette funzionano, così come la maschera tragicomica di Castellitto, alla Sordi. Resta in bocca il sapore del cinepanettone, con una punta amarognola pretenziosa che lascia intatto l’appetito.