Jack Nicholson NON si ritira – smentiti i rumor
Ha fatto clamore per 24 ore ma è stato prontamente smentito. Jack Nicholson vuole tornare sul set, ma quale ritiro
Ci auguravamo che fosse una ‘balla’, e così era. Jack Nicholson NON si ritira. Maria Shriver della NBC News ha seccamente smentito il gossip riportato ieri da RadarOnLine, sottolineando come l’attore non abbia nessun problema legato alla memoria, è alla disperata ricerca di sceneggiature interessanti e non ha nessuna intenzione di appendere lo script al chiodo.
76 anni all’anagrafe, e da 3 fermo ai box, Nicholson guarda quindi avanti. E noi con lui, tra un sospiro di sollievo e l’immancabile ghigno.
Jack Nicholson si ritira?
7 Golden Globes sul comodino (con 17 nomination), 3 Premi Oscar (con 12 nomination), 3 Bafta, un David di Donatello e 2 Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes. Questo è solo una parte del ricchissimo ed infinito palmares privato di Jack Nicholson, leggenda del Cinema che a detta di RadarOnLine avrebbe deciso di ritirarsi. A 76 anni.
“Senza squilli di tromba Jack si è ritirato. Arrivato a 76 anni ha proprio dei problemi e non riesce a ricordarsi le frasi da recitare”. “La sua memoria non è più quella di una volta. Ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalle luci della ribalta. Non si ritira dalla vita pubblica. E’ felice di aderire tacitamente al club dei pensionati come Sean Connery”.
Questo il clamoroso virgolettato che nelle ultime ore ha scosso le fondamenta di Hollywood. Verità o menzogne? Per ora il portavoce del divo non ha preso parola, evitando di entrare nel tritacarne dei rumor, ma certo è che l’eventuale abbandono di un’Icona come Nicholson, tra i più grandi attori di sempre, fa rumore. Ad oggi nella Storia dell’Academy grazie al numero di candidature (nessuno come lui), e di Oscar vinti (3 come Daniel Day-Lewis e Walter Andrew Brennan), Jack ha girato il suo ultimo film nel 2010, ovvero il deludente Come lo sai, titolo diretto da quel James L. Brooks che per ben due volte lo ha portato al trionfo agli Oscar. Nel lontanissimo 1958 l’esordio in sala, con The Cry Baby Killer di Jus Addiss, fino all’arrivo del successo, maturato 10 anni dopo grazie al generazionale Easy Rider. Da allora, per Nicholson, ci sono stati solo e soltanto capolavori. Chinatown, Qualcuno volò sul Nido del Cuculo, l’allora incompreso Shining, Reds, Voglia di tenerezza, l’Onore dei Prizzi, Le streghe di Eastwick, Batman, La Promessa, Qualcosa è cambiato, A proposito di Schmidt, The Departed – Il bene e il male. 55 anni di grande schermo senza mai sbiadire, tanto da vincere il maggior premio su piazza, l’Oscar, in 3 decenni differenti. Negli anni 70, con il film di Miloš Forman; negli 80, con Voglia di Tenerezza; ed infine nei 90, ancora una volta grazie alla regia di James L. Brooks. Il tentativo di fare poker anche negli anni 2000 fallì nel 2003, con la candidatura per A proposito di Schmidt. A vincere, in quella 75esima edizione, fu un giovane ma straordinario Adrien Brody, per Il pianista.
In grado di mutare e di adattarsi, di passare dalla commedia al dramma, dal romanticismo al thriller, dal cinefumetto in salsa Joker all’horror di kubrickiana memoria, Nicholson è stato ed è tutt’ora Hollywood, nel bene e nel male, tanto da farci augurare che questa presunta notizia non sia altro che una clamorosa boutade di fine estate. Perché il solo pensiero che non potremo mai più vedere l’imitabile ‘ghigno’ di Jack al buio di una sala, con immancabile sopracciglio inarcato a completare l’opera, fa sinceramente venire i brividi.