Jack Reacher – Punto di non ritorno: recensione in anteprima del film con Tom Cruise
Un passo indietro rispetto a Jack Reacher, Punto di non ritorno resta comunque godibile e suo malgrado conferma Tom Cruise quale volto ufficiale della Hollywood dorata lato action e fantascienza
Indossa la stessa maglietta di quando sventò il disegno di Zek, il villain interpretato da Herzog nel primo Jack Reacher, bell’action-thriller diretto da Christopher McQuarrie. Stavolta però Reacher non è semplicemente chiamato a risolvere un caso bensì a togliere sé stesso dai guai: qualcuno sta infatti cercando d’incastrarlo ed ora ha la polizia militare alle calcagna. Tuttavia l’ex-militare non è solo: insieme a lui il maggiore Susan Turner (Cobie Smulders), a sua volta vittima di un complotto interno. Ma non è finita qui, poiché questo sequel è anche un’occasione per approfondire l’oscuro passato di Jack, che a quanto pare potrebbe avere una figlia di sedici anni, Samantha (Danika Yarosh).
Punto di non ritorno non condivide granché col suo predecessore, fatto salvo il suo appartenere al medesimo universo, s’intende; il film di McQuarrie, nel bene e nel male, era abbastanza più nineties-centrico, costruito come un thriller tout court dalle svolte action. Edward Zwick cerca a ‘sto giro di discostarsi un po’ da quel registro pur seguendo la medesima linea; un ingranaggio meno accattivante rispetto a quello messo in piedi nel prequel, al quale si cerca di compensare con la sottotrama inerente per l’appunto al passato di Reacher, ed in generale ad una maggiore attenzione al suo personaggio, che viene qui “umanizzato”.Alla luce di quanto visto emerge altresì una verità che Jack Reacher 2 non fa che confermare, ossia che gli anni ’10 potrebbero essere ricordati, fra l’altro, per come Tom Cruise tenne a galla due generi nella Hollywood più dorata. Oblivion, Edge of Tomorrow i due Jack Reacher, senza contare l’aver contribuito a riesumare la saga di Mission Impossible, quando pochi (nessuno?) ci credevano. Senz’altro più fighetto di Bruce Willis e Mel Gibson, ma Cruise sta a questo decennio come i primi due stavano agli ’80. L’impressione è forte e vale la pena condividerla, sai mai che altri abbiano modo di approfondire meglio.
Nel caso di Tom Cruise assistiamo ad un tipo di action man meno estremo, che mena le mani solo se e quando necessario, che non si prende rischi inutili, tanto da farlo sembrare quasi più tenero rispetto alle controparti di trent’anni fa; ed invece i suoi personaggi sono più letali, aspettativa alla quale corrispondono molto bene viso e portamento del già Ethan Hunt, nei panni non del supereroe bensì del soldato ben addestrato che ha raggiunto livelli di eccellenza più unici che rari. Laddove Riggs e McClane erano pure istinto, la negazione dell’accademia quanto a stile e forma, le maschere di Cruise oppongono il profilo del primo della classe, quello che invece si è fatto il mazzo per prepararsi ed è sempre pronto proprio in virtù di questo suo studio intenso. L’aspetto interessante è che di nulla di tutto ciò si faccia esplicitamente menzione, eccetto qualche piccolo rimando: è proprio l’azione a dettare tale analisi.
Cruise perciò contribuisce a ricostruire la figura del duro di Hollywood, meno rozzo ed ignorante, perciò decisamente più affine ad un’epoca da action 2.0, che le botte le vuole ma con stile (il Keanu Reeves di John Wick si pone sulla stessa linea in fondo). Tornando a bomba nel merito di Punto di non ritorno, si capisce perché questa parentesi sul protagonista: anche quando il film fa un po’ più fatica a tenere botta, le lacune vengono compensate dalla forte presenza scenica di un Cruise sì leggermente sottotono ma il quale, come nelle migliori saghe d’azione, rimane autentico mattatore, elemento trainante di lavori per forza di cose imperfetti, cuciti su misura al personaggio principale.
L’intreccio di per sé non riuscirebbe a garantire stavolta di tenerci incollati alla sedia, non solo in considerazione del fato che, come nel primo, l’espediente non consista nello scoprire chi sia l’assassino ma perché; dal momento che Reacher è direttamente coinvolto, si finisce con l’essere tutt’al più interessati alla sua di trama nella trama. Ma pur mancando quei due/tre momenti per cui risulta agevole ricordare il film, lì per lì Jack Reacher – Punto di non ritorno ha qualcosa da dire, e malgrado rappresenti un passo indietro rispetto al primo nondimeno si risolve nel prodotto medio d’intrattenimento – purché si concordi sul fatto che medio non significhi sempre e comunque mediocre. In attesa di ritrovare Cruise e McQuarrie di nuovo insieme per il prossimo capitolo di Mission Impossible.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]
Jack Reacher – Punto di non ritorno (Jack Reacher: Never Go Back, USA, 2016) di Edward Zwick. Con Tom Cruise, Cobie Smulders, Patrick Heusinger, Austin Hébert, Holt McCallany. «continua Aldis Hodge, Danika Yarosh, Jared Bankens, Ben VanderMey, Giovanni Silva, Robert Knepper, Sue-Lynn Ansari, Teri Wyble e Jason Douglas. Nelle nostre sale da giovedì 20 ottobre.