Venezia 2017, Jia nian hua (Angels Wear White) – Recensione in Anteprima
La cinese Vivian Qu strappa applausi al Lido con Jia nian hua (Angels Wear White).
Quattro anni dopo Trap Street, nel 2013 presentato sempre alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Vivian Qu è tornata al Lido con Jia nian hua (Angels Wear White), sua opera seconda in corsa per il Leone d’Oro. Un titolo al femminile che di fatto punta il dito contro il maschilismo più bieco, in grado di autoassolversi dinanzi persino al più atroce dei crimini.
In una cittadina di mare dall’alto dominata da una gigantesca statua di Marilyn con cosce scoperte ed abito bianco tratta da Quando la moglie è in vacanza, due dodicenni vengono stuprate in un hotel. Mia, sedicenne che proprio quella sera lavorava alla reception, è l’unica testimone, ma non potendo permettersi di perdere il lavoro tace, nascondendo quanto visto alle autorità.
Un film sulle donne, questo Angels Wear White, sulla violenza perpetrata ai loro danni, sul corpo inteso come puro e semplice strumento di piacere maschile, tra imeni rotti e da ricostruire, verità taciute e giustizie negate. Ruoli interscambiabili, tra vittima e testimone, all’interno di una pellicola che vive su un doppio binario, seguendo due minorenni la cui vita viene stravolta dalla violenza.
La Qu, che esplicita ulteriormente il concetto con questa gigantesca Monroe costretta ad esibire le proprie mutandine bianche giorno e notte, con cosce ‘violate’ dai graffitari e dai volantini, denuncia una società sessista in cui l’uomo, soprattutto se potente, può sfuggire alle proprie responsabilità, umiliando ulteriormente la vittima.
Genitori conniventi, madri accusatrici, padri menefreghisti, poliziotti e medici corrotti. Un universo di cinici mostri in cui nessuno raggiunge la salvezza, se non l’avvocato donna che prova in tutti i modi ad incastrare lo stupratore, tra silenzi, ricatti, minacce, karma e doppiogiochismo.
Registicamente classico, Jia nian hua porta in scena con eleganza il dramma della violenza sulle donne (mai mostrata ma continuamente percepita), in una Cina assetata di denaro e vergini, in cui tutto è riparabile. Adolescenti assoggettate al potere degli adulti, costrette a crescere in una società che sembrerebbe non conoscere la parola vergogna, financo davanti al volto distrutto e rigato dalle lacrime di una bimba innocente.
[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]
Jia nian hua (Angels Wear White, Cina, 2017) di Vivian Qu; con Wen Qi, Zhou Meijun, Shi Ke, Geng Le, Liu Weiwei, Peng Jing, Wang Yuexin, Li Mengnan – in Concorso