Jojo Rabbit di Taika Waititi, la recensione: Ridere del Male Assoluto si può
In trionfo al Toronto Film Festival, Jojo Rabbit di Taika Waititi arriva al cinema il 16 gennaio 2020.
Due anni dopo Thor: Ragnarok, il neozelandese Taika Waititi torna al cinema con un film uscito trionfante dal Toronto Film Festival, con l’ambito premio del pubblico, e in grado di strappare 2 nomination ai Golden Globe, 6 ai BAFTA, 5 ai Critics Choice Award, 2 ai SAG, una ai WGA, ai PGA e ai DGA. Di fatto un trampolino di lancio in vista Oscar per Jojo Rabbit, film di apertura del 37° Torino Film Festival tratto dal romanzo Il Cielo in Gabbia di Christine Leunens, edito in Italia da SEM.
Un’opera divisiva, che ha scosso la critica internazionale, quella diretta, sceneggiata, prodotta e co-interpretata da Waititi, che è arrivato ad indossare i baffi di un pagliaccesco Adolf Hitler, nella sua rappresentazione tragicomica della II° Guerra Mondiale.
Protagonista è un biondissimo ragazzino ‘ariano’ di 10 anni, che vive a Vienna con la mamma rimasta vedova durante gli ultimi anni del nazismo. Jojo Betzler è un bimbo dolce e un po’ timido, con un grande amico paffutello e occhialuto, insieme al quale vuole diventare un perfetto giovane nazista. Perché Jojo ha un idolo incontrastato, con cui parla costantemente, chiedendo consigli: Adolf Hitler, suo amico immaginario. Tutto cambia quando JoJo trova in casa, nascosta da sua madre, un’adolescente ebrea…
É una satira sferzante sul nazismo e sui suoi miti, quella realizzata da Waititi, che guarda a modelli come Wes Anderson, Charlie Chaplin e Mel Brooks (50 anni fa l’Oscar al capolavoro Per favore, non toccate le vecchiette) nel tramutare un dramma in favola nera, vista attraverso gli occhi di un bambino, cresciuto a pane e odio nei confronti del ‘diverso’. Waititi scomoda i Beatles (“Komm Gib Mir Deine Hand”) per le parate naziste, scatenando sorrisi e lacrime a buon mercato, perché JoJo Rabbit raramente affonda il colpo, prendendo così la strada della ferocia, della caricatura che in questo caso volutamente fugge dal vero orrore, facendo probabilmente tirare un sospiro di sollievo alla casa madre Disney che ha da poco divorato la Fox, Searchlight compresa.
Il piccolo Roman Griffin Davis, 12enne britannico qui al suo debutto, è di una bravura trascinante, così come il fantastico Archie Yates, 11enne amico del protagonista che suscita gioia ad ogni ingresso in scena. Nell’anno del trionfale Marriage Story, Scarlett Johansson fa il bis con un ruolo minore ma ancora una volta piacevolmente centrato, quello della dolce mamma di JoJo, mentre Sam Rockwell si tramuta in un esilarante ufficiale istruttore del campo per i giovani hitleriani, il Capitano Klenzendorf, Rebel Wilson si fa surreale e al tempo stessa brutale istruttrice Fräulein Rahm, e Alfie Allen diventa un secondo in comando visibilmente innamorato del Capitano da un occhio solo. Uno ‘sqaudrone della morte’ che semina bugie e diffonde propaganda ai piccoli tedeschi introdotti al Terzo Reich come se fossero giovani marmotte in gita al lago, a tirare coltelli e granate al posto di palloni, trottole e biglie.
È un film che osa fare dell’ironia sul nazismo e su Adolf Hitler, questo JoJo Rabbit senza freni inibitori che troppo rapidamente cede al sentimentalismo spinto, fermandosi sempre ad un passo dalla lama a doppio taglio, ovvero dall’abominio reale, e non reimmaginato in modo pittoresco, dell’era nazista. Tolti un paio di cappi, persino censurati, in JoJo Rabbit la feroce violenza nazista è intenzionalmente lasciata ai margini, coperta da risate di scherno e buffe trovate. Waititi, uno e trino sul set, irrompe sulla scena in qualità di giullaresco Hitler, dando fisicamente senso ad un’allegoria che si mantiene in costante, complicato e non sempre riuscito equilibrio tra umorismo e orrore, assurdità e tragedia.
Come accaduto 20 anni or sono con La vita è Bella di Roberto Benigni, vincitore di 3 premi Oscar, anche JoJo Rabbit cavalca la mostruosità della guerra per raccontare una toccante storia d’amore genitoriale, depotenziando il male attraverso l’irriverente ironia di Waititi, per lunghi tratti volutamente demenziale, tanto da straniare e al tempo stesso far sorridere, riflettere, soprattutto commuovere. Ma se solo avesse osato un po’ di più, JoJo Rabbit, che chiude danzando sulle note di “Helden” di David Bowie, avrebbe vinto in tutto e per tutto la sua sfrontata e complessa sfida.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]
JoJo Rabbit (Usa, 2019, dramma, commedia) di Taika Waititi; con Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Archie Yates – uscita giovedì 16 gennaio 2020.