Joker: Folie à Deux, recensione – Il principe pagliaccio del crimine diventa figura tragica e specchio dell’effimera celebrità
Struggente parabola di un antieroe mancato nel sequel di Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga – Al cinema con Warner Bros. Pictures Italia.
Dopo la tappa in concorso a Venezia 81, anteprima accompagnata da alcune stroncature davvero risibili, è finalmente approdato nelle sale italiane con Warner Bros. Pictures Joker: Folie à Deux (Joker 2).
L’atteso sequel vede il ritorno di Joaquin Phoenix nei panni di Arthur Fleck/Joker e Todd Phillips dietro la macchina da presa dopo 1 miliardo e 79 milioni incassati dal primo film, il Leone d’oro vinto a Venezia 76 e doppietta sia ai Golden Globe che ai Premi Oscar: miglior attore protagonista e migliore colonna sonora.
In “Joker: Folie à Deux”, Arthur Fleck (il premio Oscar Joaquin Phoenix) è recluso nel manicomio di Arkham in attesa di essere processato per i crimini commessi come Joker. Mentre lotta con la sua doppia identità, Arthur non solo scopre il vero amore, la Harleen “Lee” Quinzel di Lady Gaga) ma trova anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé.
Fanno parte del cast anche i candidati all’Oscar Brendan Gleeson (“Gli spiriti dell’isola”) e Catherine Keener (“Scappa – Get Out”, “Truman Capote – A sangue freddo”), insieme a Zazie Beetz, che riprende il ruolo di Sophie Dumond dal film “Joker”.
Joker Folie à Deux – La recensione del film
Con un bagaglio ingombrante come quello del film originale, le titubanze di Phoenix e Phillips nel realizzare un sequel erano giustificate, anche se gli incassi spingevano e gli spettatori volevano scoprire cosa sarebbe accaduto ad Arthur Fleck una volta internato ad Arkham. Sarebbe finalmente diventato il Joker dei fumetti? Avrebbe incontrato un Batman alternativo? Sarebbe comparsa sulla sua strada la folle e ossessiva Harley Quinn? Escluso l’arrivo di un nuovo Crociato incappucciato, che nel frattempo ha avuto il suo reboot con protagonista Robert Pattinson, è proprio l’ultima teoria, quella su Harley Quinn, che diventa il corpo centrale del sequel che proprio da questa relazione “malata” prende il nome di “Folie à Deux”, dall’omonimo disturbo psicotico condiviso.
Chi però immaginava di vedere sullo schermo la coppia dei fumetti, con lei ossessionata e manipolata e lui crudele e violento, come narrata nella graphic novel Batman: Amore folle (1994) di Paul Dini e Bruce Timm, oppure una coppia maledetta alla Natural Born Killers, avrà una bella delusione poiché è la nuova Harleen “Lee” Quinzel della talentuosa Lady Gaga la manipolatrice di turno che sviluppa un’ossessione per l’alter ego di Arthur Fleck, il Joker pluriomicida. Un personaggio ascrivibile in quella tipologia di donne, evidentemente disturbate, che diventano fan, s’infatuano e addirittura sposano letali serial-killer detenuti.
Il regista Todd Phillips si diverte così ad invertire i ruoli con Phoenix che distrugge di scena in scena tutta l’epica “criminale” del Joker dei fumetti umanizzandolo e mettendo in risalto l’effetto “Jeckill & Hyde”. Una volta indossata la maschera da clown il mite Fleck diventa lo sfacciato e brutale antieroe che una Gotham pronta ed esplodere sembra agognare. Joker diventa così il paladino del detenuto brutalizzato, dell’impiegato vessato e del giovane sbandato, ma il “Joker: Folie à Deux” di Phillips paga caro il prezzo di infondere al suo protagonista il massimo del realismo senza sconti di sorta, così dopo averlo denudato della sua follia anarchica lo riporta alla maschera tragica di un uomo bullizzato che improvvisatosi vigilante guadagna una celebrità e una fama di cui non è all’altezza.
Todd Phillips e Joaquin Phoenix avevano anticipato che il loro non sarebbe stato un sequel vero e proprio, e in molti hanno addirittura descritto il film come un musical, quando in realtà gli intermezzi musicali sono una manciata e diventano un escamotage per lo spettatore di entrare in quella “follia condivisa” che Fleck e Lee condividono. Un modo per entrare più in profondità nella mente di Arthur Fleck, perché è quello che questo sequel intende mostrare, cosa c’è dietro la maschera da clown di un Joker che potremo incontrare per strada, che potrebbe essere il nostro vicino di casa o qualcuno che abbiamo “guardato” ma che non siamo riusciti a “vedere”.
E’ questa invisibilità subita che innesca la follia dell’uomo della strada così ben “indossata” da Phoenix. L’attore prosegue la sua trasformazione anche a livello fisico, mostrandoci nella prima parte un Arthur Fleck emaciato e fisicamente vulnerabile, mentre durante il processo e nelle fughe dalla realtà quell’uomo così vulnerabile diventa un ballerino, un cantante, un intrattenitore e un brutale omicida, tutto per il suo pubblico di “aficionados” reale o immaginario che sia.
“Joker: Folie à Deux” non è un musical, non è la parabola di un antieroe, ma solo la presa di coscienza di un uomo usato come simbolo di ribellione la cui maschera cala per un attimo, mostrando tutta la debolezza e il disagio di un uomo malato. Todd Phillips in questa incursione nella mente di Arthur Fleck distrugge il Joker, lo cannibalizza e lo serve su un vassoio a spettatori e critica, che in parte non gradiscono e stroncano ferocemente ciò che stanno guardando senza averlo realmente visto e compreso. Alla stregua di bambini a cui si rompe il giocattolo, quindi privati del loro “antieroe” e del film che avrebbero voluto vedere, film che bisogna precisare Phillips e Phoenix non hanno mai promesso.
“Joker: Folie à Deux” è un film imperfetto ma coraggioso e proprio per questo non banale; quasi un dito medio alle regole non scritte che un sequel dovrebbe rispettare. Phillips e Phoenix erano consci del prezzo da pagare quando si vuol dare un’impronta spietatamente realistica ad un personaggio con così tanto background e immaginario alle spalle. Ancor di più dopo un film da record che ha creato così tante aspettative, in gran parte inconciliabili con la realtà alternativa in cui Phillips ha calato il suo protagonista, strappato a forza dalle pagine dei fumetti e radicato in un mondo fortemente realistico che a ben guardare ha tante, forse troppe similitudini con la nostra società odierna.
Curiosità
ATTENZIONE!!! Le curiosità a seguire includono SPOILER sul finale del film, preseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo.
- Il titolo provvisorio del film, poi confermato era “Folie a Deux”, che in francese significa “Follia di due”. Inizialmente, ciò ha portato a speculazioni sulla comparsa di Harley Quinn nel film, che sono state confermate poco dopo. Il nome Folie a Deux deriva dallo psichiatra francese del XIX secolo Charles Lasègue e Jules Falret, noto anche come sindrome di Lasègue-Falret, e raffigura due o più persone che condividono la stessa follia o illusione.
- Questo film è il primo sequel interpretato da Joaquin Phoenix in tutta la sua carriera.
- “Joker: Folie à Deux” è il primo grande film della DC Comics a essere distribuito sotto il nuovo banner “DC Elseworlds”. Il termine è stato creato per la prima volta nel 1991 dalla DC Comics per le storie fuori dal canone, ambientate in realtà alternative.
- Come Joaquin Phoenix in entrambi i film di Joker, Lady Gaga ha utilizzato il metodo completo per la sua interpretazione immergendosi completamente nel suo personaggio. Ha insistito affinché il cast e la troupe la chiamassero solo “Lee” durante le riprese. Il direttore della fotografia dei due film di Joker, Lawrence Sher, a questo proposito ha raccontato: “Non ho mai incontrato la vera Lady Gaga sul set, non la conoscevo affatto”.
- Il primo trailer ha ricevuto 167 milioni di visualizzazioni online nelle prime 24 ore, il secondo più alto di tutti i film della Warner Bros., dopo It (2017), con 197 milioni.
- Il film rende omaggio ai classici film musicali della Hollywood degli anni ’60, tra cui l’era del Rat Pack di Frank Sinatra, Dean Martin, Joey Bishop, Peter Lawford, Angie Dickinson e Sammy Davis Jr..
- Todd Phillips dice che una Lady Gaga “al 100 percento” ha dato consigli a Joaquin Phoenix sul set che “era malato ogni giorno” per via dei nervi in quelle parti delle riprese. Il regista dice che Phoenix ha dovuto cantare con Gaga già dopo nove giorni di lunghe riprese, ma il luogo in cui sono arrivati i due è stato magico da vedere.
- Nel trailer qualcuno dice “Usiamo la musica per renderci completi”, sottintendendo che nell’istituto psichiatrico in cui Arthur è imprigionato, la musicoterapia viene utilizzata come parte della riabilitazione medica degli specializzandi.
- La canzone usata nel trailer è “What the World Needs Now Is Love”, cantata da Tom Jones e pubblicata come parte del suo album del 1970 “I Who Have Nothing”.
- Quando Arthur è in prigione si possono vedere riflessi di luce rossa e verde, che sono i suoi colori come Joker.
- Mentre Lee inizia come una detenuta psichiatrica invece che come una terapista come altre incarnazioni originali di Harley, si scopre che ha una laurea in psichiatria.
- L’aspetto di Lee (specialmente dopo che si trucca come Harley) è decisamente evocativo di Nancy Spungen che, come Harley, era emotivamente disturbata ed era un’amante di un musicista ugualmente disturbato, Sid Vicious.
- Il detenuto senza nome che uccide Arthur alla fine del film subito dopo inizia a usare lo stesso coltello per incidere un sorriso permanente sul suo volto appena fuori dallo schermo, il che si tradurrà in cicatrici simili a quelle sfoggiate da un’altra incarnazione del Joker in Il cavaliere oscuro (2008).
- Quando Joker viene trasportato in tribunale per la prima volta, il corteo sta guidando lungo la strada lungo il fiume in città. Su uno degli edifici che stanno passando c’è un grande cartello con la scritta “WAYNE”, alludendo a Bruce Wayne, alias Batman.
- Proprio come la sua controparte nei fumetti, Harvey Dent subisce ferite al viso in un’aula di tribunale, anche se a causa di un attentato in questo caso, piuttosto che di un attacco con l’acido come narrato nei fumetti.
- Il regista Todd Phillips ha parlato con The Hollywood Reporter del suo futuro nel franchise durante la première del film a Los Angeles. Phillips ha confermato che il sequel di Joker mette fine al suo periodo nell’universo DC: “Il mio periodo nell’universo DC è durato questi due film. È stato divertente giocare in questa specie di parco giochi per due film…abbiamo detto quello che avevamo da dire in questo mondo”.