Jupiter – Il destino dell’universo: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Scopriamo insieme le recensioni Italiane e Americane di “Jupiter – Il destino dell’universo” dei fratelli Wachowski
E dopo aver letto la nostra recensione, ecco arrivare i commenti dei critici Americani e Italiani su Jupiter – Il destino dell’universo diretto da Andy e Lana Wachowski e interpretato da Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Gugu Mbatha-Raw, Douglas Booth, Eddie Redmayne, Tuppence Middleton, Christina Cole, Terry Gilliam, Maria Doyle Kennedy, James D’Arcy, Vanessa Kirby. Mentre scrivo, il film ha raccolto su RottenTomatoes, solo il 22% di commenti positivi. A voi è piaciuto?
Christopher Orr – The Atlantic: non fatemi neanche parlare su alieni, molti dei quali sarebbero stati allontanati dalla cantina di Mos Eisley.
David Edelstein – New York Magazine / Vulture: il film è inutile dal primo fotogramma all’ultimo.
Andrew O’Hehir – Salon.com: sembra spesso come una versione di una di quelle imitazioni di “Star Wars” da parte di persone che non sono George Lucas.
Brad Wheeler – Globe and Mail: Un bel pasticcio. Voto: 2.5 / 4
Manohla Dargis – New York Times: Una grande stordita favola spaziale con un esoscheletro di fantascienza e un nucleo di poltiglia pura.
Kenneth Turan – Los Angeles Times: L’universo che i Wachowski hanno creato è così complesso che tenere traccia di ciò che sta accadendo può causare mal di testa.
Jake Coyle – Associated Press: un pasticcio per lo più divertente, una zuppa cosmica di grandiosità barocca in cui i fratelli Wachowski nuotano allegramente, anche se pochi altri lo faranno.
Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: I fratelli Wachowski hanno messo a punto un universo interessante, e se vogliono continuare per un sequel o due, beh, è probabilmente una buona idea. Voto: 3/4
Claudia Puig – USA Today: La storia è ridicolmente inutile e poco coinvolgente. Voto: 1.5 / 4
Alan Scherstuhl – Village Voice: Il film è un caos affascinante, grande e vistoso, spesso esilarante.
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: state lontano, state lontano. Voto: 0/4
Rene Rodriguez – Miami Herald: Il peggior film fatto dai fratelli Wachowski. Voto: 1/4
James Berardinelli – ReelViews: Due ore sono troppo poche per questa storia e il risultato finale soffre molto a causa di tale restrizione. Voto: 2.5 / 4
Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: Dovremmo aspettarci un po’ di più dai fratelli Wachowski. Voto: 2/4
Peter Debruge – Variety: Un passo deludente per i fratelli Wachowski.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Dopo il primo tempo del primo Matrix, la stella del duo Transgender s’è affievolita: in questo kolossal avvelenato dagli effetti digitali, si è spenta (…) Lo script originale era di 600 pagine: grazie per il mini condono.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Ancora una volta i Wachowski non smentiscono la loro fama di suggestivi, visionari impaginatori, ma al contempo ribadiscono la loro incapacità a imbastire una storia che sia, se non sensata, almeno avvincente. Dopo Matrix (il primo capitolo), che ha rivoluzionato il genere fantascientifico, i due fratelli non sono più riusciti a convincere fino in fondo (…) Quanto ad avanzare una lettura ideologica del film, equiparando al Capitale succhia-sangue una dinastia reale che si garantisce eterna giovinezza «mietendo» vite umane, ci sembra esercizio peregrino.
Massimo Bertarelli – il Giornale: (…) tante immagini in libertà e una colonna sonora da incubo. Arduo quindi dire se l’emicrania dello spettatore sia dovuta al frastuono o ai (vari) tentativi di capirci qualcosa.
Roberto Nepoti – la Repubblica: (…) quel che manca è un nuovo apporto all’immaginario fantascientifico del cinema; il che non significa che il film non sia divertente, ma che gli sarà difficile lasciare una traccia nella storia del genere. In un blockbuster così, il vero protagonista è il production design, che cerca (non sempre trovandola) la sua esaltazione nel 3D e precipita ogni tre per due i personaggi da altezze vertiginose, li fa bersagliare da raggi spaziali (sempre a vuoto), li caccia in mezzo a esplosioni e quant’altro. Fortuna che la funzione degli attori è limitata, perché Mila Kunis appare perennemente spaesata (e non solo per le vicende che capitano al suo personaggio), Channing Tatum è una specie di “alifusto” dei tempi di Barbarella preoccupato soprattutto di mostrare il torace; Eddie Redmayne e i suoi parenti sono cattivi da operetta. Per tacere dell’imbarazzante famiglia russa di Jupiter (circolano battute come «per le palle di Stalin»). Incalzante la partitura musicale di Michael Giacchino, che si unisce agli inseguimenti tra grattacieli e alle battaglie spaziali creando un certo effetto ipnotico.