Kevin Spacey: 54 anni da Americani a Margin Call
Due Premi Oscar come Miglior Attore in carriera e una vita privata misteriosa. Un attore al di là dei… Soliti sospetti.
Kevin Spacey è uno dei rari attori in grado di gelarti il sangue con uno sguardo. Non bello, ma fascinoso, non duro ma spesso sottilmente crudele: un attore capace di adattarsi a ruoli diversissimi, dalle commedie ai thriller passando per i film d’azione. Sguardo magnetico e intellegibile, aspetto da borghese americano medio, che spesso dietro alla maschera nasconde realtà inimmaginabili. Nato il 26 luglio 1959 con il nome di Kevin Fowler (il cognome Spacey deriva da quello di un antenato inglese) in una cittadina del New Jersey, dopo un’adolescenza turbolenta si trasferì a New York iscrivendosi a una scuola di recitazione, ma dopo due anni tentò direttamente la fortuna a Broadway. Alla fine degli anni ’80 alternò cinema e teatro ma la grande occasione arrivò nel 1992, quando venne scelto da James Foley come uno dei protagonisti del film Americani. Un cast eccezionale, Al Pacino, Alan Arkin, Alec Baldwin, Jack Lemmon, Ed Harris e il nostro Kevin nei panni di un bastardissimo, viscido capoufficio senza pietà: un personaggio odioso, tanto più irritante in quanto molto realistico.
1995: I soliti sospetti, uno dei migliori film del decennio, un cult, la cui famosa sequenza del confronto tra sospettati è entrata nella cultura televisiva e cinematografica internazionale, venendo replicata all’infinito. Qui Spacey da il meglio di sé nel doppio ruolo di Roger “Verbal” Kint e del leggendario boss Keyser Söze. All’apparenza un debole, un reietto, un uomo da nulla, nella realtà un criminale duro e dal passato oscuro: monologhi geniali e primo Oscar in carriera.
La sua fama di “cattivo” dal contegno glaciale si è ormai consolidata e pochi mesi dopo viene scritturato per affiancare Brad Pitt e Morgan Freeman in Seven dove, ovviamente, ottiene il ruolo del serial killer… Film famosissimo che preferiamo tralasciare per citare il meno conosciuto ma interessante Mezzanotte nel giardino del bene e del male, di Clint Eastwood. Altro cast stellare con l’attore nei panni di un ricchissimo ma chiacchierato uomo del sud degli Stati Uniti che uccide il suo giovane amante (Jude Law): “La verità e negli occhi di chi guarda”, storica massima del suo personaggio Jim, convinto, cittadino al di sopra di ogni sospetto, che rispettabilità e denaro siano sinonimo di impunità.
1999: American Beauty di Sam Mendes. La sequenza della vasca colma di petali di rosa a coprire un’acerba Mena Suvari è talmente iconica da essere stata copiata persino in uno spot della bibita più famosa del mondo… Da rivedere ogni cinque anni, per constatare ogni volta quanto sia attuale. Seecondo Oscar in carriera.
Chiudiamo con Margin Call del 2011, attualissimo e drammatico film scritto e diretto da J.C. Chandor, con Spacey che interpreta un potente dirigente senza scrupoli di una grande banca: grande ritmo, una storia che si svolge nell’arco di sole 24 ore. Tanti auguri a Kevin e speriamo in un terzo Oscar.