Kung Fu Panda 4, recensione: il Guerriero Dragone Po e la magia del kung fu continuano a divertire
Leggi la recensione di Cineblog del quarto film del franchise di Dreamworks Animation – Al cinema con Universal Pictures e la voce di Fabio Volo
Kung Fu Panda 4 ha debuttato nei cinema italiani a ben 8 anni dal suo predecessore, e si nota subito una certa attinenza con il franchise Shrek, che con il suo quarto capitolo, uscito nel 2010 arrivò a decretare il canto del cigno di un franchise e di un personaggio ormai iconici. A differenza però dell’irritabile orco verde delle fiabe alle prese con una reltà alternativa, il Guerriero Dragone Po (voce originale di Jack Black e italiana di Fabio Volo) torna per una quarta avventura che diventa un forzoso ma necessario passaggio di testimone.
Il maestro Shifu (voce originale di Dustin Hoffman e italiana di Carlo Valli) ricord a Po, ormai a suo agio nei panni di avventuriero e “star” del kung fu, che il suo titolo di “Guerriero Dragone” va passato ad un suo discepolo. Con una certa irritazione da parte di Shifu, un titubante Po trova il suo successore in in Zhen (voce originale di Awkwafina e italiana di Alessia Amendola), una volpe ladra e truffaldina che Po incontra mentre è intenta a svaligiare il Palazzo di Giada.
Una lunga fase di sviluppo, incluso un potenziale ibrido live-action / CGI
“Kung Fu Panda 4” ha rischiato di diventare uno dei tanti sequel realizzati fuori tempo massimo, nel tempo trascorso dall’uscita del terzo film si era addirittura pensato di trasformare questo quarto film in un ibrido live-action / CGI nello stile di Chi ha incastrato Roger Rabbit e Space Jam, come ha rivelato Stephanie Stine (She-Ra e le Principesse Guerriere) che ha co-diretto il film con Mike Mitchell, regista di Shrek 4, The Lego Movie 2 e Trolls. L’idea di un film ibrido con Zhen e la cattiva Camaleonte (voce originale di Viola Davis e italiana di Laura Romani), interpretati da attori in carne e ossa, è rimasta per parecchio tempo sul tavolo, dilatando oltre i dovuto i tempi di sviluppo di questo quarto capitolo.
Come accaduto per “Shrek 4” anche “Kung Fu Panda 4” ha avuto i suoi consueti detrattori: la critica invece di guardare il film come un elemento a sé stante ha preferito fare paragoni in negativo con il passato, sottolineando nel farlo la mancanza di originalità, freschezza e la troppa azione a discapito di gag e battute. Tutto questo ignorando il fatto che Po nel frattempo è cresciuto, ha percorso la sua strada di guerriero, affrontato nemesi potenti e oscure, e nonostante il suo fare da “bambinone” è ritenuto pronto a diventare una guida spirituale, senza dubbio uno tra i leader più singolari che la Valle della Pace abbia mai avuto.
Kung Fu Panda 4 tiene botta nonostante gli anni
In realtà l’unica domanda da porsi è: “Kung Fu Panda 4” funziona e ha ragion d’essere rispetto alla tanta animazione di cui fruiamo tra piccolo e grande schermo? La risposta secondo noi è affermativa, poiché l’elemento del discepolo non ancora pronto a diventare maestro, le dinamiche tra Po e Zhen, le nuove ambientazioni (Juniper City è strepitosa), e una nuova antagonista di tutto rispetto, la Camaleonte che incarna l’elemento magia e ci ha ricordato una versione al femminile dello stregone Lo Pan di Grosso Guaio a Chinatown, sono tutti elementi che nel loro insieme riescono ad intrattenere con indubbia efficacia. Inoltre il film si prende anche il tempo di un “recap” per i fan più assidui, portando indietro alcuni cattivi dei passati capitoli, vedi Tai Lung (voce originale di Ian McShane e italiana di Fabrizio Pucci), nemesi del primo film della serie che vediamo nel film insieme a Lord Shen e al Generale Kai.
Un altro fattore che colpisce molto è l’utilizzo dell’animazione CGI, che pur nel suo fulgore tecnologico riesce ancora a trasmettere visivamente e con una certa nostalgia di fondo le animazioni del film originale. Po e il suo mondo fatto di scenari mistici, suggestivi scorci orientali, improbabili maestri di kung fu, fumettosi cattivi e spassosi personaggi di contorno (vedi coniglietti e compagnia bella), non sono mutati nell’arco di 16 anni, o meglio la loro evoluzione non ha intaccato il peculiare “character design” tanto caro ai fan, look che è rimasto intonso, anche se sono ben percettibili le migliorie tecniche a cui è andata incontro l’animazione computerizzata o digitale che dir si voglia.