La Banda: trailer e locandina
Esce il 21 marzo il film La banda (The band’s visit) di Eran Kolirin, una produzione Israeliana e Francese, ed interpretato da Ronit Elkabetz, Sasson Gabai, Uri Gavriel, Imad Jabarin, Ahuva Keren, Rubi Moskovitz, Khalifa Natour, Eyad Sheety, Saleh Bakri.Siamo in Israele: una piccola banda musicale della polizia egiziana arriva nel Paese. Dovevano suonare per
Esce il 21 marzo il film La banda (The band’s visit) di Eran Kolirin, una produzione Israeliana e Francese, ed interpretato da Ronit Elkabetz, Sasson Gabai, Uri Gavriel, Imad Jabarin, Ahuva Keren, Rubi Moskovitz, Khalifa Natour, Eyad Sheety, Saleh Bakri.
Siamo in Israele: una piccola banda musicale della polizia egiziana arriva nel Paese. Dovevano suonare per una cerimonia ma all’aeroporto nessuno era lì ad accoglierli. Cercano così di cavarsela da soli ed arrivano in una piccola cittadina Israeliana.
Dopo il salto trovate il trailer e le interessanti note del regista Eran Kolirin.
Note del regista:
Quando ero ragazzino, la mia famiglia ed io avevamo l’abitudine di guardare i film egiziani. Negli anni ottanta, questa era una consuetudine tipica delle famiglie israeliane. Di venerdì, nel tardo pomeriggio, noi assistevamo con il fiato sospeso alle trame contorte, agli amori impossibili e alle terribili sofferenze di Omar Sharif, Pathen Hamama, I’del Imam e del resto della compagnia nell’unico canale televisivo della nazione. In realtà, era una cosa piuttosto strana per un Paese che aveva passato metà della sua esistenza in uno stato di guerra con l’Egitto e l’altra metà in una sorta di fredda pace con i nostri vicini meridionali.
Talvolta, dopo il film arabo, veniva trasmessa un’esibizione dell’orchestra dell’Autorità delle comunicazioni israeliane. Si trattava di una classica orchestra araba, composta quasi esclusivamente da ebrei arabi provenienti dall’Iraq e dall’Egitto. Quando si pensa a questa orchestra, forse la nostra abitudine di vedere dei film egiziani sembra un po’ meno strana.
I film arabi sono ormai scomparsi da molto tempo dai nostri schermi. La stazione televisiva è stata privatizzata ed è scomparsa in mezzo a 557 o chissà quanti altri canali che sono arrivati. Poi, anche l’orchestra dell’Autorità delle comunicazioni israeliane è stata sciolta. Abbiamo avuto MTV, la BBC, RTL, ‘Israeli Idol’, le canzoni pop e le pubblicità di trenta secondi. Quindi, a chi importava più dei brani di un quarto di tono che duravano mezz’ora?
In seguito, Israele ha costruito il nuovo aeroporto, dimenticando di tradurre i segnali stradali in arabo. Tra le migliaia di negozi che sono stati costruiti lì, non si è trovato alcuno spazio per questa strana e sinuosa scrittura, che è la madrelingua di metà della nostra popolazione.
E’ semplice dimenticare le cose che H&M, Pull, Bear e Levi’s, tra gli altri, ci hanno
fatto dimenticare. Col tempo, abbiamo dimenticato anche noi stessi. Molti film hanno affrontato le ragioni per cui non esiste la pace nella regione, ma mi sembra che siano stati pochi quelli che si sono posti la domanda ‘perché abbiamo bisogno della pace?’. Abbiamo perso le cose più naturali, impegnati come eravamo nelle conversazioni incentrate solo sui vantaggi e gli interessi economici.
Alla fine, sono sicuro che mio figlio e quello del mio vicino si incontreranno in qualche centro commerciale con le luci al neon sotto un’enorme insegna di McDonald. Forse è una consolazione, non lo so. Quello che è certo, è che abbiamo perso qualcosa in questo percorso. Abbiamo scambiato il vero amore con i rapporti fugaci di una notte, l’arte con il commercio e abbiamo dimenticato il legame tra gli esseri umani e la magia della conversazione, perché la nostra unica preoccupazione era quanto grande fosse la fetta della torta su cui potevamo mettere le mani.