La Bussola d’Oro, analisi del BoxOffice
Continuiamo con le nostre analisi del Boxoffice andando a prendere in esame quello che per molti è stato il vero flop del 2007, La bussola d’Oro. Costato la bellezza di 180 milioni di dollari, ai quali ne vanno aggiunti almeno altri 70 milioni di dollari per il marketing, il film è stato un clamoroso buco
Continuiamo con le nostre analisi del Boxoffice andando a prendere in esame quello che per molti è stato il vero flop del 2007, La bussola d’Oro. Costato la bellezza di 180 milioni di dollari, ai quali ne vanno aggiunti almeno altri 70 milioni di dollari per il marketing, il film è stato un clamoroso buco nell’acqua negli States. Appena 70 i milioni di dollari raccolti negli Usa, dove le associazioni religiose hanno distrutto il film, boicottandolo ufficialmente.
Fortunatamente fuori dagli Usa il film si è comportato in ben altro modo. In Inghilterra la pellicola ha sbancato, con 51 milioni di dollari, fermandosi ai 18 in Spagna, ai 21 in Germania, ai 25 in Francia e ai 14 qui in Italia. A conti fatti fuori dagli Stati Uniti d’America la Bussola d’Oro ha raccolto 260 milioni di dollari. Sommando questi ai 69 americani abbiamo il momentaneo totale, che segna 330 milioni di dollari.
Dobbiamo parlare di incassi momentanei visto che in paesi come il Giappone e la Cina il film deve ancora uscire, con la concreta possibilità di arrivare a fine corsa intorno ai 380 milioni di dollari worldwide. Ma con questi numeri, obiettivamente disastrosi, c’è un futuro per la trilogia di Philip Pullman? Proviamo a dare una risposta…
Al momento dalla New Line non trapela nulla. Se dovessimo prendere in esame solo il boxoffice il film si potrebbe tranquillamente etichettare come un fallimento su tutta la linea, considerando che solo una percentuale degli incassi finisce nelle tasche di chi ha prodotto il tutto. A questi però vanno aggiunti i ricavi ottenuti dal merchandising, dall’home video e dai diritti televisivi. Ma anche partendo da questi presupposti per poter andare avanti con la trilogia bisognerebbe drasticamente ridurre i costi di produzione.
La follia iniziale dei 180 milioni di dollari di budget ha inciso pesantemente sul tutto. La trilogia di Pullman non è conosciuta come Il signore degli Anelli di Tolkien ne come Le cronache di Narnia di Lewis, e qualche testa in casa New Line, per la decisione iniziale di affidare ad un inesperto completo come Weitz un budget simile, sarà sicuramente caduta. Se poi si pensa al fatto che con la stessa cifra spesa da Weitz Peter Jackson ci ha girato gli ultimi due capitoli del Signore degli Anelli, viene veramente da ridere…
I contratti per i successivi due film ci sono, firmati e controfirmati da tutti i protagonisti, così come l’intenzione di andare avanti fino al terzo capitolo. Ma il punto è: come riuscirci?
Considerando che il secondo libro di Pullman è anche molto più duro e diretto nei confronti della Chiesa cattolica rispetto al primo, c’è da immaginarsi un altro flop totale sul suolo americano, dove le associazioni religiose già promettono durissime battaglie. E oggi come oggi un blockbuster di questo tipo non può prescindere dal mercato statunitene.
Le uniche alternative possibili sono due: o si realizzano i successivi due capitoli assieme, ammortizzando i costi di produzione, o si taglia di almeno il 50% il budget di produzione iniziale, rischiando però di dar vita ad un prodotto che visivamente risulti addirittura peggiore del capitolo che l’ha preceduto.
Dubbi e dilemmi che sicuramente un risultato l’hanno già ottenuto: che si faccia o no, il seguito della Bussola d’Oro prima del 2010 sicuramente non lo vedremo.