Venezia 66 – La Doppia Ora: estratti dalla conferenza stampa e dell’incontro con il cast
Riportare tutto quanto è stato detto nel corso della conferenza stampa de La Doppia Ora, così come parlare troppo diffusamente dell’interessantissimo incontro di approfondimento con il regista ed il cast, sarebbe fare un torto alla pellicola di Giuseppe Capotondi. Sarebbe inevitabile, infatti, svelare alcuni particolari che non andrebbero affatto svelati, rovinando l’effetto sorpresa ed il
Riportare tutto quanto è stato detto nel corso della conferenza stampa de La Doppia Ora, così come parlare troppo diffusamente dell’interessantissimo incontro di approfondimento con il regista ed il cast, sarebbe fare un torto alla pellicola di Giuseppe Capotondi. Sarebbe inevitabile, infatti, svelare alcuni particolari che non andrebbero affatto svelati, rovinando l’effetto sorpresa ed il piacere di gustarsi il film nel buio della sala. Non stupitevi quindi, se in questo post non troverete riferimenti troppo diretti alla storia raccontata ed ai suoi personaggi: li abbiamo volutamente omessi. Ci sarà occasione di parlarne dopo l’uscita del film nelle sale, distribuito da Medusa in 430 copie, a partire dal prossimo 9 ottobre.
In attesa dell’annuncio dei premi ufficiali, questa sera, ci fa piacere annunciarvi che La Doppia Ora ha già conquistato alcuni del premi collaterali: Miglior Film Italiano a Venezia, assegnato dalla giuria di Arca Cinema Giovani, “per la struttura narrativa, capace di ribaltare le convenzioni del genere viaggiando con un ritmo incalzante, su due binari paralleli. Per l’intensità dell’interpretazione che riesce a restituire le varie sfaccettature della complessità dei personaggi. Per essere un’opera prima che si distingue dal panorama “lagunare” del cinema italiano contemporaneo.” A Filippo Timi va il Premio Pasinetti dei Giornalisti SNGCI come Migliore Attore.
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Questo è un film molto interessante per tanti motivi e molto coraggioso per il modo in cui avete giocato con il genere, in maniera anche sorprendente, rivoltando più di una volta le carte in tavola. Gli attori hanno espresso una grande ambiguità, per cui fino alla fine non sappiamo cosa accade. Come avete lavorato e quanto coraggio c’è voluto per portare avanti un progetto di così grande equilibrio, che arriva anche ad un grande finale?
Abbiamo usato tutti gli stilemi dei film di genere – dice il regista – per raccontare una storia un po’ più piccola, il percorso di Sonia e Guido, che in qualche modo non riescono ad agguantare la seconda occasione che viene offerta. Potevamo usare qualsiasi altro genere ma il thriller o il noir ci sembravano più divertenti sia da vedere che da fare.
Volevo chiedere agli seneggiatori (Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, n.d.r.) se è giusto dire che il vostro film ha un’impronta lynciana e se questo dipende da voi o dal regista. Per esempio la scena in cui Filippo appare nel monitor o il cellophane in cui viene avvolta Ksenia.
Lynch ci piace molto, ma in realtà non ne abbiamo mai parlato. Ci piaceva l’idea di un film d’amore nel vestito di un thriller o di un mistery. L’unione di queste due cose ci sembrava funzionare a livello di sensazioni. Lavorando sul genere abbiamo cercato di mantenere vivo questo tema ed è ovvio che nelle scene da noi immaginate si trovino riferimenti più o meno consci ad una certa cinematografia. Siamo sicuramente stati influenzati da altri film che abbiamo visto, ma abbiamo comunque cercato di essere originali.
Che cosa vi aspettate da questa Mostra?
Il film è un prodotto un po’ atipico, afferma Capotondi, non so cosa aspettarmi. Tra l’altro, per me che vengo dal mondo della pubblicità e dei videoclip questa è una esperienza del tutto nuova, è la prima volta… Io spero che alla gente piaccia il film, perchè a noi è piaciuto farlo. Veramente, ci siamo divertiti! Quando abbiamo girato, però, non pensavamo certo che saremmo venuti qui. E’ stata una bella sorpresa!
Come è stato scelto il cast?
Fin da quando ho letto la primissima stesura della sceneggiatura ho sempre avuto in mente Ksenia e Filippo per i ruoli di Sonia e Guido. Certo, con Filippo c’è stato un po’ da penare perchè non si presentava ai casting… Ero un pochino impegnato sul set di Bellocchio, sai, un personaggino da niente…si difende Filippo Timi, ridendo. Devo dire che sono stato molto fortunato – riprende il regista – ad avere a disposizione per un’opera prima due talenti così…talenti!
Gli avrai fatto un provino severo immagino…ci racconti com’è andata? (riferendosi a Timi)
Sì, ha fatto finta di farsi venire un attacco di cuore, ci ha fatto spaventare tutti… Ho fatto un’audizione di quattro scene, prende la parola Filippo Timi, io ero piuttosto provato perchè avevo appena finito il film di Gabriele (Salvatores, n.d.r.) e stavo per andare a fare il film di Marco (Bellocchio n.d.r.), quindi uscivo da un Nazista per entrare in Mussolini…avevo voglia della mamma e di guardare Walt Disney, avevo voglia di non pensare a niente. Non conoscevo Giuseppe ma mi sono fidato della mia agente e del fatto che di solito Indigo “ci prende” per le opere prime. C’è un dialogo, all’inizio del film, nella scena dello speed date. Nel provino lo faccio con una ragazza, un’assistente. Questa ragazza somigliava a Monica Bellucci e, siccome io non ci vedo molto bene, a un certo punto ho pensato “oh mio Dio, ma vuoi vedere che è la Bellucci?” ha incominciato a battermi il cuore forte (solo perchè è umbra come me, eh!) e mi sono trovato in difficoltà. Allora, al posto che interrompere il provino, ho finto l’infarto e sono crollato, restando un po’ fermo finchè loro non si sono preoccupati, poi mi sono alzato confessando lo scherzo.
Filippo, quando pensi di fare un film comico? Visto che interpreti sempre personaggi incazzati e tormentati, una commedia potrebbe essere l’occasione per dare sfogo al talento comico che vediamo anche qui in conferenza
Mi piacerebbe fareun film comico o una commedia. Un grande problema, però, con i film comici, è trovare una buona sceneggiatura. E’ davvero complicato scrivere una commedia che faccia ridere ma che sia intelligente e non si basi sulle scoreggie e sulle tettone. Io adoro il cinema demenziale: Scemo e più Scemo, Una pallottola spuntata, L’aereo più pazzo del mondo….come lavoro attoriale, però, preferirei una commedia. Arriverà, arriverà, quando sarà il momento. I film che ho fatto sono stati sempre un regalo che non mi sarei mai aspettato, perchè sono ancora convinto di non essere all’altezza.
Il vostro film è assolutamente fantastico, interviene un giornalista orientale, ho trattenuto il fiato dall’inizio alla fine. Faccio al regista una domanda non troppo seria: visto che vanno tanto di moda i remakes, se ad Hollywood realizzassero un rifacimento di questo film, quali attori americani le piacerebbe vedere nei ruoli dei protagonisti?
Per scherzo abbiamo già pensato a questo sogno e pensavamo a Naomi Watts e Clive Owen.
Inizio con il fare i complimenti a tutti quanti, La Doppia Ora è il miglior film italiano visto fin’ora a Venezia, molto originale per quanto riguarda il lavoro creativo, sia dal punto di vista della sceneggiatura che della regia. Non posso non chiedere al regista da quale film-maker si senta influentato e da quali film.
Credo ci siano dei film che lavorano in maniera strana nella nostra testa, nel nostro inconscio e nel nostro cuore. Anche non ricordandoceli, nel momento in cui bisogna preparare una scena, qualcosa di questi film viene fuori. Ce ne sono tanti, ovviamente senza fare paragoni, da Polanski al primo Dario Argento, o ai film di genere italiani degli anni ’70. Per quanto invece riguarda la storia, allora ce ne sono milioni, da Cassavetes in giù. Ma chiaramente sono paragoni assurdi, sono dei punti di riferimento, tutto qua.
Prossimi progetti?
Io devo fare una commeida in Russia, dice Ksenia Rappoport. Io invece sono in giro con uno spettacolo teatrale, aggiunge Timi, un Amleto che ho riscritto in chiave comica, si intitola Il popolo non ha il pane, diamogli le brioches. Poi ho ripreso a scrivere.