Venezia 2018, La favorita (The Favourite): recensione del film di Yorgos Lanthimos
Festival di Venezia 2018: un tris d’attrici eccezionale per il miglior film di Lanthimos, una commedia nera elisabettiana su sesso, guerra e potere
[quote layout=”big” cite=”Anne]A volte è divertente essere una regina.[/quote]
Anne (Olivia Colman), Regina d’Inghilterra, dovrebbe essere una donna piuttosto impegnata, eppure così non è. Voglio dire, non è che manchino faccende da sbrigare, doveri da regnante a cui ottemperare, obblighi a cui attendere, decisioni gravose da prendere, persone importanti da incontrare. La sua fortuna tuttavia ha un nome: Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough, dunque Lady Marlborough (Rachel Weisz). È lei che si occupa di ogni cosa, e quando diciamo di ogni intendiamo di tutto; niente nella gestione del Regno sfugge alla sua supervisione, che la Regina, anziana e malaticcia, affida di buon grado a questa nobile con la quale coltiva un rapporto particolare.
Un giorno presso la tenuta reale si presenta Abigail (Emma Stone), ricoperta di fango e letame, in buona sostanza ad elemosinare un posto in cui stare, lei che è caduta in disgrazia da nobile quale a sua volta è stata. Ci si mette poco a comprendere che la donna in tutto difetta fuorché in qualità; qualità oltremodo adatte alla vita di corte, fatta di sotterfugi, frasi di circostanza, raggiri e buon viso a cattivo gioco. Quando scopre il segreto tra la Regina e Lady Marlborough, beh, è quello il momento in cui può realmente mettere in atto il suo piano, che consiste, senza svelare alcunché, nello scalare quanti più ranghi possibile.
The Favourite è il miglior Lanthimos di sempre: arguto, esilarante, finalmente bilanciato in tutto e per tutto. Se infatti è mancato qualcosa, specie in riferimento agli altri suoi due film anglofoni, ebbene, si è sempre trattato di questo squilibrio tra l’idea di base e le difficoltà, francamente comprensibili, nel tenervi testa. Si prenda The Lobster: come si fa a mantenere le aspettative di quella prima parte così esagerata, che prometteva cose incredibili? Nessuno dei suoi film, tanto quelli girati in patria, oltre che l’ultimo, il polarizzante Il sacrificio del cervo sacro, si attestano in una sorta di ordinarietà che può anche significare mediocrità. Ciascuno ha i propri meriti, espressione di un cinema ben preciso, da alcuni considerato furbo, da altri semplicemente insostenibile, mentre col tempo mi pare che il regista greco stia lavorando su certe asperità virando su altri oggetti di venerazione – se prima fu Haneke, adesso è certamente Kubrick.
Impossibile non avvertire in questo suo ultimo lavoro netti collegamenti con Barry Lyndon, e a più livelli: visivo anzitutto, rimando telefonato, e bastano poche scene per capirlo, tra illuminazione, gusto per l’inquadratura ricercata e, chiaramente, scenografia e costumi. Non solo. The Favourite è figlio di quella cosa lì anche in virtù dei discorsi che lo animano; di fatto siamo di fronte ad una commedia nera che flirta col dramma e la tragedia, raccontando un’ascesa e una discesa, insomma, dalle stalle alle stelle e dalle stelle alle stalle. Anziché focalizzarsi su un solo personaggio, la procedura viene divisa tra due, il cui fulcro, apice del triangolo, è appunto la Regina, da cui dipendono le sorti di entrambe.
È perciò anche un saggio, a suo modo, su come ci relazioniamo con l’idea di potere, ancora più interessante in quanto gli attori di questa battaglia senza esclusioni di colpi sono tutti donna, con gli uomini che rispondono ai loro (delle donne) di capricci, non viceversa. In questo ritroviamo quella chimera che usiamo definire parità: davanti al potere, dunque a ciò che ne deriva, tranquillità in primis, il sesso non conta, nel senso che non è decisivo. Altro discorso per quanto riguarda la sessualità, che, al contrario, è forza motrice di tutto – anche in questo assimilando la lezione di Kubrick.
La Regina è come presa nella rete di quella che altro non rappresenta che un’ossessione scambiata per amore; e per questo rischia di mettere a repentaglio l’esistenza stessa del proprio Regno, con tutti i suoi sudditi. Lanthimos racconta tutto ciò con un’ironia a tratti disarmante, filtrando certa cattiveria e violenza di fondo come mai c’era riuscito sino ad ora, per questo risultando pressoché in ogni singolo caso divertente. Come l’accostamento tra ingredienti a prima vista antitetici, ne La favorita si riesce a rendere spassosa una vicenda contrassegnata da azioni e macchinazioni spregevoli laddove non turpi, o spregevoli proprio perché turpi.
Noi assistiamo a questa fine partita a scacchi come se si stesse recitando una barzelletta, senza che la cosa stoni anche solo per un istante. Anzi, il tenore, lo stesso dall’inizio alla fine, impreziosisce ulteriormente un ritratto già pregno, con delle linee di dialogo e certi botta e risposta che suscitano sorrisi pieni, laddove non vere e proprie risate, non meno autentiche. Non venendo meno neanche per sbaglio, senza perciò un attimo di stanca, questo racconto elisabettiano di rovina e riscatto intorno ad argomenti semplici ed immediati come sesso, guerra e potere, riesce a rapirci grazie alla sua verve sarcastica ma mai smodata.
Già a queste condizioni notevole come pochi, a Lanthimos manca solo un ultimo step prima della definitiva consacrazione, che dovre consistere nel convogliare certe seppur salutari ispirazioni verso quella voce che vuole uscire e che è a tanto così dal riuscirci. A ‘sto giro, più che mai merito delle sue attrici protagoniste, tutte e tre talmente di livello che non posso far altro che menzionarle secondo il mio personale ordine di preferenza: Colman, Weisz e Stone. Se questa è la sua opera migliore, Lanthimos deve tanto soprattutto a loro.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”8.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”8.5″ layout=”left”]
La favorita (The Favourite, Irlanda/Regno Unito/USA, 2018) di Yorgos Lanthimos. Con Emma Stone, Rachel Weisz, Olivia Colman, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss, Jack Veal e Jon Locke. Nelle nostre sale da lunedì 14 gennaio 2019. In Concorso.