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Torino 2015, La felicità è un sistema complesso: Recensione in Anteprima

Valerio Mastandrea show ne La felicità è un sistema complesso, opera seconda di quel Gianni Zanasi nel 2008 applaudito con Non pensarci.

pubblicato 22 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 10:54

Sette anni fa, era il 2008, Gianni Zanasi esordiva nei cinema d’Italia con un film diventato da subito ‘piccolo caso nazionale’. Non pensarci il titolo, nominato a 5 Nastri d’Argento e vincitore di un David di Donatello grazie a Giuseppe Battiston, affiancato da un altrettanto bravissimo Valerio Mastandrea. Sette anni dopo, neanche a dirlo, i tre si sono ritrovati con l’attesa opera seconda di Zanasi, presentata al Torino Film Festival e in sala dal 26 novembre: La felicità è un sistema complesso. Una commedia d’autore trainata da un Mastandrea travolgente, sempre più naturale nella sua bravura e (in)volontariamente comico persino nelle situazioni più banali. Un attore strabordante anche se mai esageratamente eccessivo, misurato eppure ipnotico, solo apparentemente fuori luogo e invece puntualmente impeccabile. E’ su di lui, ancora una volta, che Zanasi ha costruito l’intero film, a dir poco attuale vista l’infinita crisi economica e sociale che stiamo vivendo da almeno 6 anni.

Protagonista Enrico Giusti, avvocato di un grande studio chiamato a fare un lavoro che nessun altro fa: ovvero avvicinare, frequentare, indirizzare e convincere quei dirigenti incompetenti e irresponsabili che rischiano ogni volta di far fallire le società che gestiscono. Ed è qui che interviene lui, incaricato di indurre questi soggetti a vendere tutto prima che crolli la baracca, trascinandosi dietro migliaia di posti di lavoro. Ebbene Enrico in questo lavoro è il migliore di tutti, anche perché di fatto unico. Non sbaglia mai un colpo. Fino a quando una mattina, a causa di un incidente d’auto che uccide una coppia di imprenditori del Nord Italia, tutto cambia. Perché Giusti viene chiamato ad intervenire sugli eredi di quei due imprenditori: due adolescenti. Il consiglio d’amministrazione vuol farli fuori ma Enrico tentenna, perché vede in questi due ragazzi dal volto pulito e gentile due possibili affidabili dirigenti. Ed è qui che tutto si complica, anche perché a rendere le cose ancor più difficili c’è la stramba ex ragazza di suo fratello, a lui affidata.

Un film sui rapporti, quello costruito da Zanasi. Rapporti tra padre e figli (distanti e presenti), tra fratelli e amanti, tra amici e colleghi, tra etica e profitto. Una commedia divertente, perché Mastandrea suscita sorrisi a non finire, ma al tempo stesso amara, nel rappresentare una realtà imprenditoriale assai credibile e veritiera sul piano nazionale. Un film in cui Zanasi, troppo a lungo rimasto fermo dopo il boom di Non Pensarci, dimostra ancora una volta di avere grandi qualità registiche. Il modo in cui costruisce l’intensa scena della morte dei due imprenditori vale da sola il prezzo del biglietto, grazie ad un montaggio coraggioso e ispirato tra rallenty e piani spazio-temporali separati, per poi proseguire con mano (in)stabile fino al finale multiplo che finale non è. Perché è con l’evoluzione della trama che il regista barcolla, eccedendo probabilmente sul piano ‘estetico’. Quasi forzatamente ‘autoriale’. Se la colonna sonora sprizza ancora una volta meraviglie (da In a Manner of Speaking a Niccolò Contessa de I Cani), il film di Zanasi pecca nel momento stesso in cui finisce per prendersi esageratamente sul serio, lasciando l’amaro in bocca per quell’ultima parte gratuitamente ‘alta’ e quasi filosofeggiante sul piano etico.

Ricchi e più che meritati applausi per un Mastandrea one-man-show, ormai maschera da (in)consapevole commediante che va quasi con il pilota automatico, mentre Giuseppe Battiston, qui figlio succube di un padre-padrone, rimane più in disparte rispetto al debutto di Zanasi del 2008. Tre anni dopo La sposa Promessa interessante ritorno in sala per Hadas Yaron, chiamata ad indossare gli abiti di una svampita e ingestibile israeliana che finirà per travolgere la vita del protagonista, con il debuttante triestino Filippo De Carli, 18 anni appena, da tenere d’occhio per la notevole capacità con cui ha condotto quest’esordio per lui dai risvolti drammatici.

Il ‘tagliatore di teste’ Enrico, figlio di un imprenditore ‘incompetente’ ingenuamente convinto di combattere il sistema dall’interno, è un personaggio che in realtà non esiste dal punto di vista professionale, ma è attraverso le sue capacità di ‘persuasione’ quasi indiretta che Zanasi prova a pennellare i lineamenti di un’Italia in crisi in cui i primi a rimetterci, sempre e comunque, sono gli operai. Dopo la Cortellesi pronta a tutto di Massimiliano Bruno in Gli ultimi saranno Ultimi, il cinema italiano continua a specchiarsi in una realtà dai risvolti sociali spesso e volentieri tragici, confermando l’impressione che la commedia nostrana, dopo anni di autentica stagnazione di genere, può fare anche altro. O almeno provarci.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

La felicità è un sistema complesso (Ita, 2015, drammatico, commedia) di Gianni Zanasi; con Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini, Maurizio Donadoni, Teco Celio, Daniele De Angelis, Maurizio Lastrico, Paolo Briguglia, Domenico Diele – uscita giovedì 26 novembre 2015.

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