La moglie del cuoco: Recensione in Anteprima
Affresco leggero ma non troppo incentrato su un triangolo amoroso al femminile. Anne Le Ny si affida alle sue due protagoniste per trainare una commedia dai toni smorzati, dove a farla da padrone è la bizzarra amicizia tra due donne agli antipodi
Carole (Emmanuelle Devos) è una donna insoddisfatta, come moglie e come professionista. Un giorno decide allora di recarsi presso un centro di formazione per essere orientata verso un nuovo lavoro; uno di quelli che, si spera, le diamo stimoli maggiori. Qui conosce Marithé (Karin Viard), grossomodo coetanea di Carole, con alle spalle un matrimonio archiviato ed un figlio in procinto di lasciare la Francia per andare a studiare negli Stati Uniti. Di lì a poco si scopre che Carole lavora in realtà in un prestigioso ristorante poco distante dalla città, dove è la proprietaria insieme al marito; lì Marithé si reca per il suo compleanno, mettendo in imbarazzo la “particolare” padrona di casa.
Nasce così un’amicizia forzata, e non solo dagli eventi. La moglie del cuoco si attarda su questo triangolo amoroso non del tutto consumato, per così dire. Protagoniste sono le due donne, una ricca e annoiata, l’altra assorbita da un’ordinaria quotidianità. Insomma, oltre all’essere donne, si tratta di due profili pressoché agli antipodi. Anne Le Ny, qui al suo quarto film da regista, non sembra incline ad infiammarsi particolarmente per tutta una serie di tematiche che eppure giacciono alla base di quest’opera. Raccontare la donna, magari francese, al giorno d’oggi è una preoccupazione che, alla luce di quanto visto, sembra non sfiorare più di tanto le intenzioni.
La moglie del cuoco va quindi letta come una satira piuttosto blanda, se proprio è questo l’indirizzo che gli si vuole dare, ai danni sì della donna ma in generale di quel sentimento che tanto impunemente chiamiamo amore. All’insegna dell’incertezza, del malcontento e dei capovolgimenti di fronte, la Le Ny opta per un approccio decisamente leggero, preferendolo alla pesantezza di un contesto in cui due donne si apprestano a stravolgere irrimediabilmente le rispettive esistenze.
Facendo anche un pelo di autocritica, certo, perché la prospettiva è marcatamente al femminile e le “cattiverie” non vengono certo risparmiate: tanto che sia Marithé che Carole sono donne emancipate e tutt’altro che “deboli”. A dispetto delle apparenze, poiché alla velata “mascolinità” di Marithé, che in realtà cela una certa fragilità, la Le Ny oppone l’aria più signorile ed elegante di Carole, che di tutta prima sembra la più complessata, mentre in realtà è colei che ha le idee più chiare, solo che non sa come manifestarle, tutto qui.
Contraddistinto da momenti certo esilaranti, La moglie del cuoco gioca sull’equivoco di un’amicizia nata per sbaglio e che prosegue ancora peggio, per via dell’incalzante interesse di Marithé nei confronti di Sam, marito di Carole nonché cuoco talentuoso e brillante imprenditore. Riuscendo a non rimanere imbrigliato nel prosaico quadretto di questa donna che tenta in tutti i modi di soffiare il marito ad un’altra, il film si pone come meta quella di sdrammatizzare il contesto mediante toni rilassati ma mai troppo giocosi. Chi volesse dunque scorgere messaggi, che implicitamente potrebbero anche emergere, tenga conto che La moglie del cuoco punta ad altro, senza nemmeno troppo curarsi di declassare o riabilitare alcunché.
Il tenore è quello della commedia simpatica ma non troppo spensierata, che fa leva sulle debolezze e gli aspetti contraddittori di due tra le innumerevoli tipologie di donna possibili. Agganciando certi cliché per poi abbandonarli a tempo debito, perché in taluni luoghi comuni non di rado si cela una mezza verità. Tenero, ma non sdolcinato, quando i conflitti o le loro cause ci svengono spiattellate in faccia, con ciascuna delle due protagoniste costrette a ripiegare per via della troppa esposizione. Preso così, senza le pretese che si potrebbero erroneamente appioppare agli intenti degli autori, La moglie del cuoco riesce a regalare qualche sorriso, sempre mantenendosi tra il serio e il faceto.
Non un esempio massimo di commedia riuscita, ma gradevole e più centrata rispetto alla media di quelle recentemente sfornate oltralpe. Se si riescono poi a cogliere le venature sostanzialmente “drammatiche”, così come la costruzione di certi personaggi solo a prima vista marginali – tutte cose che la Le Ny lascia volutamente sullo sfondo – la visione ne esce a suo modo impreziosita. Per il resto non servono particolari precauzioni, se non la consapevolezza di darsi ad un affresco magari un po’ troppo schematico ma proprio per questo più immediato. Oltre che quasi mai fuori luogo, sebbene a tratti sopra le righe.
Voto di Antonio: 6
La moglie del cuoco (On a failli être amies, Francia, 2014) di Anne Le Ny. Con Karin Viard, Emmanuelle Devos, Roschdy Zem, Anne Le Ny, Philippe Rebbot, Annie Mercier, Marion Lecrivain, Yan Tassin, Philippe Fretun, Marion Malenfant e Xavier De Guillebon. Nelle nostre sale da giovedì 16 ottobre.