Home Curiosità La MPAA sotto accusa: dopo il caso Bully, è NC-17 anche per Killer Joe di Friedkin

La MPAA sotto accusa: dopo il caso Bully, è NC-17 anche per Killer Joe di Friedkin

Il film di Friedkin si è preso il divieto censura più severo del sistema di rating americano: e ciò riapre le discussioni sulla MPAA…

pubblicato 2 Marzo 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 03:26

La MPAA, Motion Picture Association of America, è una tra le associazioni più controverse dell’industria cinematografica americana. Il sistema di rating dei film è sempre stato messo sotto accusa dai registi che si vedevano affibiati, per i loro film, dei “divieti” molto duri. L’ormai imprescindibile This Film Is Not Yet Rated, il documentario di Kirby Dick che indaga sui membri dell’associazione, ha fatto luce sui nomi di chi ne fa parte, sottolineandone tutte le zone d’ombra. Se non l’avete visto, non perdete tempo.

È un sistema di divieti abbastanza ipocrita e che fa l’interesse delle major, per forza, e che discrimina i film indipendenti. Perché è ipocrita? Un film non deve per forza passare sotto i ferri dell’associazione per uscire in sala: è un atto volontario. Peccato che se si esce Unrated (ovvero senza un rating della MPAA), saranno poche le sale disposte ad accettare di tenere in cartellone un film del genere. E come mai? Perché quel film non avrà pubblicità né in tv né nei giornali, proprio per la sua mancanza di divieto: avrà quindi, già in partenza, meno possibilità di avere entrare al box office rispetto ad altre pellicole. Ergo, un sistema “volontario” diventa “obbligatorio”. Poi, nella maggioranza dei casi, i film indie saranno giudicati sempre con più severità rispetto ai prodotti degli studios. Non ci credete? Guardate il film di Dick, davvero.

Killer Joe (qui la nostra recensione) è un film indipendente, a tutti gli effetti: non ha una major alle spalle – neanche una sua sussidiaria d’essai -, ha un grande regista uscito però dal giro “che conta” da un po’ di anni, non ha una distribuzione importante. Il resto viene da sé. Ma facciamo un piccolo passo indietro, perché la questione dell’ultimo film di William Friedkin arriva poco dopo un altro film indipendente bistrattato dalla MPAA, il documentario The Bully Project (ormai conosciuto come Bully) diretto da Lee Hirsch. La pellicola documenta casi di bullismo in molte scuole americane: vista la sua natura cruda, il film si è beccato il rating di NC-17, ovvero “vietato ai minori di 17 anni”. Chiaramente una cosa del genere preclude la visione del film al target principale del documentario, ovvero gli stessi studenti delle scuole. I Weinstein, distributori della pellicola, si sono già organizzati con petizioni per protestare (e non è la prima volta per loro: ricordate Blue Valentine?).

Killer Joe uscirà con lo stesso divieto, NC-17. Sia chiaro: il film di Friedkin è folle, crudo, con un’ultima mezz’ora assolutamente delirante. Il pubblico a Toronto ha avuto modo di dire che, dell’intera rassegna canadese, qui si trova la scena “più sconvolgente” del festival. Chi ha visto il film a Venezia, dove la pellicola ha vinto il Mouse d’Oro della critica on line per il miglior film in concorso, sa di cosa parliamo. Cosa si discute, quindi, in questo post? Non tanto la decisione di affibiare l’NC-17 a Killer Joe, fatto che ci sembra assolutamente “normale” se viene da un organo come la MPAA. Ci preme invece continuare a parlare dell’associazione stessa, per denunciarne il più possibile la potenza, e l’estrema possibilità di far vivere o morire a piacimento una pellicola. Se da anni sono in molti ad incavolarsi, e ad opporsi con tutte le proprie forze, è perché ci sono dei motivi validi. Possibile che non venga mai lasciata la possibilità di decidere allo spettatore? Possibile che per fare i propri interessi sia sempre lui a rimetterci?

Fonte: The Playlist