Stasera in tv: “La padrina – Parigi ha una nuova regina” su Rai 3
Rai 3 stasera propone “La Padrina – Parigi ha una nuova regina”, commedia del 2020 di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, Rachid Guellaz.
La Padrina – Parigi ha una nuova regina, su Rai 3 la commedia di Jean-Paul Salomé (Io faccio il morto) con protagonista la candidata all’Oscar Isabelle Huppert nei panni di una donna che decide di cogliere l’occasione che potrebbe cambiarle la vita: entrare in un enorme giro di droga, divenendone indiscussa protagonista sotto lo pseudonimo “La Padrina”.
La padrina – Cast e doppiatori
Interpreti e personaggi
Isabelle Huppert: Patience Portefeux
Hippolyte Girardot: Philippe
Farida Ouchani: Khadidja, madre di Afid
Liliane Rovère: madre di Patience
Rachid Guellaz: Scotch
Mourad Boudaoud: Choco Pop
Iris Bry: Hortense Portefeux
Rebecca Marder: Gabrielle Portefeux
Jade-Nadja Nguyen: Colette Fo
Léonore Confino: direttrice Ehpad
Yasin Houicha: Afid
Abbes Zahmani: Mohamed
Yann Sundberg: Fredo
Salah Maouassa: Reda
Doppiatori italiani
Alessandra Korompay: Patience Portefeux
Teo Bellia: Philippe
Barbara Castracane: Khadidja, madre di Afid
Chiara Salerno: madre di Patience
Gianluca Crisafi: Scotch
David Vidanti: Choco Pop
Mariagrazia Cerullo: Hortense Portefeux
Jessica Bologna: Gabrielle Portefeux
Alessandra Cerruti: Colette Fo
Gianna Gesualdo: direttrice Ehpad
Danny Francucci: Afid
La padrina – Trama e trailer
Patience Portefeux (Isabelle Huppert), traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide così di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa La Padrina, una “trafficante all’ingrosso”. Fa esperienza sul campo e poi… riporta tutte le informazioni in ufficio al servizio della sua squadra!
Curiosità sul film
- Il film è noto anche con il titolo originale “La daronne” e il titolo internazionale inglese “Mama Weed”.
- Il film ha vinto il Premio Jacques-Deray 2021 per il miglior film poliziesco francese.
- Il film è diretto dal regista francese Jean-Paul Salomé (Belfagor – Il fantasma del Louvre, Arsenio Lupin, Io faccio il morto).
- Jean-Paul Salomé dirige “La Padrina” da una sua sceneggiatura scritta in collaborazione con Antoine Salomé (Io faccio il morto) basata sul romanzo “La Daronne” di Hannelore Cayre, edito in Italia con il titolo “La bugiarda” da Edizioni Le Assassine.
- Per interpretare la protagonista del film, una interprete franco-araba, Isabelle Huppert ha dovuto imparare la fonetica araba.
- Il team che ha supportato il regista Jean-Paul Salomé dietro le quinte include il direttore della fotografia Julien Hirsch (Quando hai 17 anni), la montatrice Valérie Deseine (Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà) e lo scenografo Françoise Dupertuis (Io faccio il morto).
La sinossi ufficiale del romanzo: Patience Portefeux ha cinquantatré anni, due ottime figlie, un amore tiepido per un poliziotto e una madre demente ricoverata in una casa di riposo, la cui retta peggiora la sua già difficile situazione economica. Eppure prima di rimanere vedova in giovane età, la sua vita era trascorsa tra gli agi, grazie ai traffici della sua famiglia e del ricco marito, e il futuro le si prospettava brillante e scoppiettante come i fuochi d’artificio che tanto l’incantavano. Con la morte del marito, Patience è dunque costretta a trovarsi un lavoro, e sfruttando la sua perfetta conoscenza dell’arabo lo trova come interprete traduttrice al Ministero della Giustizia, sezione narcotici. Il lavoro non è solo frustrante, ma anche pagato in nero e senza sicurezze sociali, mettendo così Patience di fronte alla prospettiva di un futuro ben misero. Tuttavia un giorno, mentre ascolta e traduce delle intercettazioni che riguardano una famiglia di trafficanti di droga marocchini, le si presenta quella svolta che aveva sempre sognato.
Il romanzo “La bugiarda” di Hannelore Cayre è disponibile su Amazon.
Intervista al regista
Cosa ti ha spinto a creare il film partendo dal libro “La Daronne” di Hannelore Cayre?
Ho molto apprezzato la storia, i toni e la tipologia di commedia/thriller. Soprattutto ho visto in essa la possibilità di fare un ritratto romantico di una donna attraverso il grande ruolo svolto da Isabelle Huppert. Ho immaginato il contrasto tra lei con la sua corporatura minuta e questo mondo rude di poliziotti e spacciatori in Porsche Cayenne, che lei tratta in modo irriverente. Ma tutto è accaduto grazie ad una serie di fortunate circostanze. Nell’estate 2017 ho lasciato Unifrance, di cui sono stato presidente per quattro anni. Nei miei ultimi mesi lì, ho viaggiato molto proprio con Isabelle Huppert che stava promuovendo ELLE di Paul Verhoeven in giro per il mondo. Siamo andati d’accordo ed alla fine del tour le ho confessato che mi sarebbe piaciuto lavorare con lei, che mi ha risposto: “Sì! Una commedia sarebbe fantastica!”. Nel frattempo Marc Irmer, che ha prodotto nel 2009 LEGAL AID, diretto da Hannelore Cayre, ha pensato a me per riadattare La Daronne. Mi è stato inviato il libro, che ho adorato. Quando incontrai Hannelore, mi disse che c’erano altri registi in lizza, ma tutti erano troppo focalizzati sull’aspetto thriller del film, facendo decadere il lato comico. Io invece ero molto più interessato nel bilanciamento di questi due generi, il che sembrò aggradarla. Le parlai di Huppert e per una fantastica coincidenza quando chiamai Isabelle, che stava arrivando nel suo luogo di villeggiatura, mi disse che aveva comprato il libro all’aeroporto, che l’aveva letto sull’aereo e che le era molto piaciuto. Ce l’avevo fatta! Iniziammo a lavorare così all’adattamento, al quale partecipò anche Hannelore.
Quali sono le principali differenze tra il libro ed il copione?
Il passato di Patience è più sviluppato nel libro: la sua infanzia, gli affari del padre. Noi volevamo ricomprenderlo in alcuni flashback, ma ciò rendeva la narrativa molto complicata. Quindi abbiamo deciso di inserire i ricordi nel carattere del personaggio attraverso situazioni più introspettive. Abbiamo sviluppato maggiormente il personaggio interpretato da Hippolyte Girardot, che era più in sordina nel testo originale. Mancavano anche alcuni elementi di rischio, così abbiamo sviluppato un doppio pericolo: da una parte i fratelli Cherkaoui e dall’altra la polizia durante uno scambio a Barbés. Anche dal punto di vista della credibilità è difficile vendere una tonnellata e mezza di hashish a Parigi senza che nessuno chieda da dove venga. Ma il copione è stato comunque abbastanza fedele. Tutto quello che c’era in più è stata talvolta Hannelore a toglierlo dalla storia.
Hannelore Cayre ti ha confessato da dove nasce questa storia?
Senza svelare il suo segreto, credo di poter dire che la storia personale dei genitori di Patience sia una romanzata visione dei suoi genitori. Hannelore ha inoltre messo un po’ di sé stessa nella tendenza “anarchica” del personaggio. Ha inventato invece il lato “criminale” della storia sulla base di quello che ha osservato nella sua attività di avvocato penalista, avendo difeso alcuni spacciatori. Conosceva quindi le procedure, i dialoghi e quanto altro. Un’altra cosa che ho apprezzato del libro è l’accuratezza delle osservazioni riguardo il mondo dei trafficanti e dei commercianti, alcuni di loro immigrati cinesi che sono vittime del traffico o che sono stati talvolta malmenati dai teppisti. Mi è piaciuto il modo in cui Hannelore ha fatto parlare ognuno di loro, preciso ed ingegnoso. Durante le udienze, lei notava come la comunità nordafricana era spesso tradotta da due o tre interpreti. Non c’era un double check su quello che veniva tradotto: se qualcuno malintenzionato avesse tradotto incorrettamente, nessuno se ne sarebbe accorto. Certo, non è esattamente il caso di Patience, che principalmente voleva aiutare l’infermiera ad avere una vita felice, per esserle riconoscente dell’affetto dato a sua madre. Ma una volta che la droga è libera da controlli, perché non andare a prenderla?
Come si è preparata Isabelle Huppert per il film?
Lei non parla arabo, l’ha dovuto imparare foneticamente. Avere grandi lavoratrici come lei diventa importantissimo. Abbiamo iniziato a girare a Novembre 2018. In estate lei aveva già tutte le sue battute registrate in diversi modi. Imparò tutto sillaba per sillaba. Io ovviamente ero ansioso, lei mi disse che era difficile. Il suo coach, che ha lavorato al nostro fianco direttamente nel girato, mi rassicurava costantemente. Nel frattempo Isabelle andò in Portogallo per girare Frenkie e nei periodi di riposo studiava il suo copione. Quando tornò sapeva tutto alla perfezione. È stata incredibile. Avevamo marocchini che ascoltavano i suoi dialoghi e dicevano che lei parlava benissimo, con un leggerissimo accento francese. Marité Coutard si occupava del suo guardaroba, rendendola una ricca matriarca che spadroneggia coi piccoli spacciatori quando organizzava meeting in hotel lussuriosi, per poi diventare una modesta madre quando passa la merce in un supermercato di periferia.
La padrina – La colonna sonora
- Le musiche originali de “La Padrina” sono del compositore candidato all’Oscar Bruno Coulais (Les choristes – I ragazzi del coro, Addio mia regina, Marsupilami, La mélodie, WolfWalkers – Il popolo dei lupi). Coulais e il regista Jean-Paul Salomé hanno collaborato anche per Fatal Agents e Io faccio il morto.
- La colonna sonora include i brani: “Bump It” di Nicholas Michael Hill, Von Hemingway & William Riddims; “Fêter” di Panama Bonde; “Daddy Limousine” di Sébastien Fouster, Evelyne Nguyen & Besar Likaj, “Arabian Gossip” di Aurélien Chambaud; “Hermetico” di Balkan Beat Box; “Ecoblaster” di Naive New Beaters; “Ki N’Dir Maak” di Philippe Guez & Mejdoub Ftati; “Hip Hop in Port Said” di Yury Poisik; “Tango On The Canal” di Laurent Parisi; “Bolliwood” di Jamie Dunlap; “Feel the heat” di Chris Penny & Skinny Williams; “The Wall of China” di I Saputra; “Jah One Drop”e “Morning Skank” di Willy Wizz & Ugo Macci; “For we the living” di Superpoze.