Stasera in tv: “La promessa dell’alba” su Rai 3
Rai 3 stasera propone “La promessa dell’alba”, dramma biografico del 2017 di Eric Barbier con protagonisti Charlotte Gainsbourg e Pierre Niney.
Cast e personaggi
Pierre Niney: Romain Kacew, alias Romain Gary
Charlotte Gainsbourg: Mina Kacew
Didier Bourdon: Alex Gubernatis
Jean-Pierre Darroussin: Zaremba
Catherine McCormack: Lesley Blanch
Finnegan Oldfield: capitano Langer
Pawel Puchalski: Romain a 8-10 anni
Némo Schiffman: Romain a 14-16 anni
Katarzyna Skarzanka: Aniela
Zoe Boyle: la poetessa
Arieh Worthalter: capitano De Gache
Doppiatori italiani
Lorenzo De Angelis: Romain Kacew, alias Romain Gary
Chiara Colizzi: Mina Kacew
Teo Bellia: Alex Gubernatis
Enrico Di Troia: Zaremba
Daniela Abbruzzese: Lesley Blanch
Teo Achille Caprio: Romain a 8-10 anni
Matteo Liofredi: Romain a 14-16 anni
Mariadele Cinquegrani: Aniela
Mariagrazia Cerullo: la poetessa
Andrea Ward: capitano De Gache
La trama
Dalla difficile infanzia in Polonia all’adolescenza a Nizza, per poi arrivare alla carriera da aviatore in Africa durante la seconda guerra mondiale… Romain Gary ha vissuto una vita straordinaria. Ma questo impulso a vivere mille vite, a diventare un grande uomo e un celebre scrittore è merito di Nina, sua madre. Sarà proprio il folle amore di questa madre possessiva ed eccentrica che lo porterà a diventare uno dei più grandi romanzieri del ventesimo secolo, e a condurre una vita piena di rocamboleschi colpi di scena, passioni e misteri. Ma quell’amore materno senza freni sarà anche un fardello per tutta la sua vita. Dall’omonimo romanzo autobiografico di culto scritto da Romain Gary, un film appassionante e commovente.
Curiosità
- Il soggetto del film, diretto da Eric Barbier, è tratto dal romanzo “La promessa dell’alba” di Romain Gary.
- Questo film è il secondo adattamento del romanzo di Romain Gary dopo il film Promessa all’alba del 1970, diretto da Jules Dassin con protagonisti Melina Merkouri e Assi Dayan.
- Per preparare il personaggio di Nina, l’attrice Charlotte Gainsbourg ha rivelato di essersi ispirata alla nonna paterna, anche lei di origini russe.
- Romain Gary, l’autore del romanzo autobiografico da cui è tratto questo film, ha diretto due film: Gli uccelli vanno a morire in Perù (1968) e Kill! (1971).
- Una dichiarazione d’intenti dei produttori Eric Jehelmann e Philippe Rousselet: “Adoperandoci nell’adattamento dell’opera di Romain Gary, tanto cara a moltissimi lettori, ci auguriamo di riuscire a realizzare un’opera cinematografica ambiziosa (ma per tutti), ispirata a film come L’ussaro sul tetto, La furia degli uomini, La Regina Margot, Jean de Florette…Un ritorno al cinema classico e spettacolare che al giorno d’oggi è raro vedere. Girato in 5 paesi differenti nel giro di 14 settimane, “La promessa dell’alba” ci porta in viaggio attraverso la Polonia degli anni ’20, il Messico degli anni ’50, passando per il derto africano, Nizza e Parigi, e Londra sotto i bombardamenti. Un’epopea spettacolare e intima che attraversa la Storia.”
Il libro originale
Romain Gary, pseudonimo di Roman Kacew (1914 – 1980), è stato uno scrittore francese di origine lituana Dopo avere studiato giurisprudenza a Parigi, si arruolò nell’aviazione e raggiunse la “Francia libera” (l’organizzazione di resistenza fondata da Charles de Gaulle) nel 1940 e vi prestò servizio nelle Forces aériennes françaises libres. Terminò la guerra come “compagnon de la Libération” e decorato con la Legion d’onore. Dopo la fine delle ostilità, intraprese una carriera di diplomatico al servizio della Francia. Negli anni cinquanta soggiornò a lungo a Los Angeles (California) come Console generale di Francia. Sposò la scrittrice Lesley Blanch e poi l’attrice americana Jean Seberg, dalla quale divorziò. Poco più di un anno dopo il suicidio di questa (settembre 1979, per ingestione di barbiturici), profondamente depresso per il sopraggiungere della vecchiaia, si diede la morte sparandosi alla tempia, dopo aver avuto cura d’indossare una vestaglia rosso vermiglio perché il sangue non si notasse troppo. Diversi suoi libri sono stati adattati per il cinema tra cui Chiaro di donna (1979) di Costa-Gavras, con Yves Montand e Romy Schneider come protagonisti, e La vita davanti a sé (1977) di Moshé Mizrahi, che ottenne l’Oscar come miglior film straniero e con Simone Signoret, che ottenne il César come miglior attrice per il ruolo di Madame Rosa.
La trama ufficiale del romanzo: Chi non ha pensato un giorno che viviamo giusto per onorare i sogni, le speranze e i sacrifici dei nostri genitori? Romain Gary non soltanto ha nutrito questo pensiero, ma vi ha dedicato questo libro. Era bambino, Gary, all’alba appunto della sua vita, quando promise a sua madre di tornare un giorno a casa dopo aver strappato vittoriosamente il possesso di questo mondo ai potenti e ai malvagi. Prima di Biancaneve, prima dei Sette Nani e della Fata Carabosse, sua madre, infatti, gli sussurrò i nomi della vasta schiera di nemici contro cui un uomo deve battersi. C’è prima di tutti Tatoche, il dio della stupidità, poi Merzavka, il dio delle certezze assolute, Filoche, il dio della meschinità e dei pregiudizi, e tanti altri più insidiosi e nascosti…
Il romanzo “La promessa dell’alba” è disponibile su Amazon.
Intervista a cast e regista
Come è nata l’idea di fare un film a partire dal romanzo “La Promessa dell’alba”?
ERIC BARBIER: “La promessa dell’alba” è un romanzo che il produttore Eric Jehelmann desiderava adattare per il cinema da molto tempo. Me ne parlò la prima volta non appena seppe che i diritti sarebbero stati disponibili. Personalmente non conoscevo tutte le opere di Romain Gary, ma avevo letto alcuni dei suoi libri più importanti. Ai miei occhi Gary era soprattutto un personaggio romantico ed enigmatico, marito di Jean Seberg e creatore di quella formidabile mistificazione letteraria che è stata Émile Ajar. Gary è doppio, triplo, plurimo. Ambasciatore, cineasta, scrittore, si nasconde spesso sotto psedonimi, a volte è polacco, a volte russo, francese, o un ebreo la cui madre si reca dal Papa se qualcosa non va per il verso giusto e che si descrive regolarmente come un orientale, le volte in cui non si definisce come tartaro… La Promessa dell’alba, che ho letto per la prima volta al liceo, è un grande libro che offre un chiarimento formidabile sulla sua personalità inafferrabile. Il progetto mi ha incuriosito da subito e mi sono tuffato a capofitto nel progetto focalizzandomi su come realizzare al meglio l’adattamento di un libro simile.
Quali sono le inquietudini che affliggono un cineasta quando ha a che fare con l’adattamento per il cinema di un grande classico?
EB: “La promessa dell’alba” è un racconto picaresco, un romanzo di avventura e di iniziazione che racconta 20 anni della vita di Romain Gary e di sua madre, i quali si imbattono in una vicissitudine dopo l’altra, viaggiando di paese in paese. La loro vita è un susseguirsi di occasioni afferrate o mancate, di incontri, di azzardi finiti bene e di azzardi finiti malamente. È una sovrabbondanza di situazioni. La materia prima del romanzo batte l’immaginazione e ci mette davanti ad una moltiplicità vertiginosa di scene. Per riuscire a mantenere l’essenza del romanzo è necessario pensare a una divisione per scene, riducendone la lunghezza di almeno due terzi. Ho sezionato il romanzo in piccole unità d’azione: alla fine del libro, ero arrivato a selezionare qualcosa come 876 unità… Era assolutamente necessario ridurre il tutto. O meglio, concentrarlo. Non ho smesso nemmeno un minuto di chiedermi fino a che punto fosse considerato accettabile o meno il tradimento nei confronti dell’originale. Volevo essere il più fedele possibile allo spirito del romanzo.
Nel romanzo la continuità storica è totalmente sconvolta: si passa di continuo da un’epoca all’altra…
EB: Sì, è vero, soprattutto all’inizio del romanzo. Gary ha strutturato il romanzo in tre grandi atti: l’infanzia nell’Europa dell’Est, l’adolescenza in Franci e l’età adulta durante la guerra ma spesso, durante il racconto, troviamo dei momenti in cui si va avanti e indietro nel tempo: Gary lega così tra di loro le differenti epoche e ciò gli permette di analizzare e sviluppare diversi temi, idee e riflessioni sul suo passato. Questo espediente funziona molto bene in letteratura, ma è una strada non percorribile nel cinema. Ho dovuto, quindi, riorganizzare le mie unità d’azione seguendo l’ordine cronologico della storia prima di comprimere la sceneggiatura e riuscire ad avviare un approccio più cinematografico. La narrazione nel film risulta organizzata in un modo più classico rispetto al libro: questo espediente è stato necessario per dare maggiore risalto alla dimensione epica e iniziatica della storia narrata, volevo che lo spettatore potesse seguire tutto nel modo più semplice possibile. Adattare un libro è un esercizio di lealtà piuttosto particolare, che si è rivelato ancora più particolare trattandosi di un libro di Gary…
Perché?
EB: Perché in “La promessa dell’alba” il vero e il falso, il reale e l’immaginario si mescolano continuamente. Si tratta di un racconto autobiografico in cui la memoria è sublimata e i ricordi ricostruiti. Alcuni episodi del libro che immaginavo come falsi si sono rivelati essere veri, mentre altri importanti avvenimenti della sua gioventù – scoperti solo dopo l’apertura degli archivi di Wilno nel 2014 in occasione del centenario della sua nascita, non sono mai stati menzionati. Ad esempio, Romain Gary aveva un fratello maggiore nato dal primo matrimonio di sua madre. Joseph ha passato un anno intero a Wilno con Romain quando quest’ultimo aveva all’incirca 10 anni, dopodichè Joseph è partito per Wiesbaden, dove è morto poco dopo a causa di una grave malattia all’età di 20 anni.
Conoscevi “La promessa dell’alba” prima che Eric Barbier ti proponesse il ruolo di Nina?
CHARLOTTE GAINSBOURG: No, non conoscevo il romanzo di Romain Gary, l’ho scoperto solo dopo. La storia mi ha commosso tantissimo per la sua vastità e per la forza dei personaggi. Mi sono lasciata trasportare completamente dalla scrittura di Eric Barbier e dopo aver letto anche il romanzo originale ho capito a pieno l’immenso lavoro di adattamento fatto per restare fedele all’idea originale. Credo che il fatto di non avere conoscenze pregresse sul lavoro di Romain Gary mi abbia permesso di immergermi senza remore e preoccupazioni e in modo del tutto spontaneo nel progetto. Senza che il riferimento mi schiacciasse.
Come hai raccolto informazioni sul tuo personaggio?
CG: Eric mi ha fornito tutti i documenti possibili. Ho guardato le foto di Nina e seguito le tracce che ha restano di lei, ho cercato nella città della sua giovinezza e nelle differenti epoche che hanno scandito la sua vita. Le informazioni non erano tantissime, per ricreare il personaggio mi sono ispirata molto a mia nonna, dato che in lei avevo riconosciuto qualche tratto di Nina. Il mio personaggio include Nina, le informazioni e le percezioni che sono riuscita a raccogliere su di lei e mia nonna paterna. Ad esempio, ho pensato subito al suo accento polacco come ad un accento russo che mi era famigliare e proveniva da mia nonna… Queste due donne venivano dallo stesso mondo e possedevano la stessa cultura: per questo, ai miei occhi, sono molto simili. Mia nonna era una persona meno scomoda e ingombrante rispetto a Nina, ma comunque molto forte. Credo si assomigliassero molto anche nel rapporto con il proprio figlio maschio. Per Nina si trattava dell’unico figlio maschio, mia nonna invece aveva altre figlie ma il preferito era il figlio maschio e da lui si aspettava tanto anche se, forse non in modo così estremo e possessivo come in “La promessa dell’alba”.
Conoscevi “la promessa dell’alba” di Romain Gary prima di partecipare al film di Eric Barbier?
PIERRE NINEY: Avevo letto La promessa dell’alba” e qualche altro suo romanzo, ma ho riscoperto l’opera di Romain Gary nel momento in cui ho iniziato a preparare il film. Chien Blanc ed Education Européenne, in particolar modo, hanno avuto in me una eco straordinaria. Sebbene siano entrambe delle autobiografie, sono estremamente diverse, ciascuna creativa a suo modo: danno vita a due diverse emozioni e un’evidente ragione comune che lascia impietrito il lettore. Quello che apprezzo di Gary è il suo umorismo, questa sua particolarità di non sembrare mai “completamente disperato”, come lui stesso afferma. È il dramma della sua vita e, contemporaneamente, l’origine di molti suoi romanzi. C’è sempre, in Gary, un connubio tra risate, dramma e disperazione, in particolar modo quando queste sono emozioni che lui stesso prova. Inoltre ho scoperto, proprio attraverso “La promessa dell’alba”, l’amore incondizionato e meraviglioso che Gary e la madre avevano per la Francia, Paese della libertà e dei diritti. Da questo punto di vista il romanzo è decisamente moderno nel raccontare come un ebreo polacco perseguitato, nel fuggire dal suo Paese, sogni con tutto se stesso di diventare cittadino Francese. Si batterà letteralmente per realizzare questo sogno, diventando uno dei più grandi autori francesi del XX secolo.
Qual è stato il tuo primo pensiero quando Eric Barbier ti ha proposto d’interpretare Romain Gary? Come hai rappresentato quest’uomo, il personaggio che l’autore stesso costruisce all’interno del suo romanzo?
PN: Mi sono aiutato con le immagini potenti che fornisce il testo de La Promessa Dell’Alba. A suo tempo, ad una prima lettura da adolescente avevo trovato questo romanzo molto cinematografico. Ma quello che mi ha convinto è stata la passione con cui Eric Barbier ha condotto questo progetto. È ossessionato da Gary, conosce centinaia di storie sul personaggio, la sua vita, la sua scrittura e i suoi libri. Era da molto tempo che pensava di dirigere questo film, con il desiderio di dipingere questi due ritratti, quello della madre e quello di suo figlio, uniti da un legame singolare e allo stesso tempo così universale. Non ero prevenuto su questo ruolo: basandomi sulla vita di Romain Gary ho subito amato lo sdoppiamento d’identità che percorre la sua opera e la sua vita. Vi ho ritrovato anche un evidente paragone con il mio lavoro di attore e, più in generale, con la condizione dell’artista. D’altra parte sapevo che avrei dovuto portare in scena una versione romanzata del personaggio di Gary. “La promessa dell’alba” è, evidentemente, autobiografico, ma con un’importante componente d’invenzione e trasformazione, minima o mano, della realtà.
La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore britannico Max Richter (Valzer con Bashir, La chiave di Sara, La bicicletta verde, Escobar, Hostiles – Ostili, Maria regina di Scozia, Ad Astra).
TRACK LISTINGS:
1. The Twins
2. The Young Mariner
3. Dinner and the ships of dreams
4. Interior Horses
5. On the Nature of Daylight