La ragazza del mondo: Cineblog intervista Stefania Montorsi
Cineblog incontra Stefania Montorsi, la mamma di Giulia in “La ragazza del mondo”
Uscirà il 10 novembre il film drammatico La ragazza del mondo diretto da Marco Danieli e interpretato da Sara Serraiocco, Michele Riondino, Marco Leonardi, Stefania Montorsi, Lucia Mascino, Pippo Delbono, Martina Cerroni, Giorgio Careccia, Maria Chiara Giannetta, Alessandra Vanzi, Andrea Mautone. Il film è stato presentato al Festival di Venezia 2016 dove ha ricevuto tre premi: migliori attori a Michele Riondino e Sara Serraiocco, premio Carlo Lizzani 2016 e premio Brian 2016. Dopo la nostra recensione, oggi vi propongo una chiacchierata con Stefania Montorsi.
Quello di Giulia è un mondo antico e sospeso, fatto di rigore e testi sacri, che esclude con ferocia chi non vi appartiene. Quello di Libero è il mondo di tutti gli altri, di chi sbaglia, di chi si arrangia cercando un’altra possibilità e di chi ama senza condizioni. Quando Giulia incontra Libero scopre di poter avere un altro destino, tutto da scegliere. La loro è una storia d’amore purissima e inevitabile e per i due ragazzi inizia un intenso periodo di vita insieme, scelta che comporterà a Giulia una totale esclusione dal mondo dei Testimoni di Geova al quale appartiene. Libero farà a Giulia il dono d’amore più grande di tutti: la libertà di appartenere al mondo, un mondo nuovo, luminoso e pieno di futuro.
1. Ciao Stefania, benvenuta su Cineblog. Partiamo subito dal tuo ruolo, come ti sei preparata?
Nel film “La ragazza del mondo” di Marco Danieli sono Costanza, la mamma di Giulia (Sara Serraiocco), protagonista del film. Per prepararmi non ho avuto bisogno di immergermi direttamente nel mondo dei Testimoni di Geova, mi è bastato pensare a mia madre. Non che facesse parte della Comunità, ma senza saperlo era un po’ come loro, e cioè: se fai quello che dico io, ti voglio bene, altrimenti non ti rivolgo nemmeno la parola, non esisti. E’ questo che succede a Giulia nel film, esclusa dalla Comunità perché non aveva rispettato le regole e si era innamorata di un ‘ragazzo del mondo’ (così ci chiamano a noi non Testimoni), e questo con mio grande dolore succedeva a me, in famiglia. E poi nella sceneggiatura, scritta dal regista Marco Danieli e dallo sceneggiatore Antonio Manca, c’era già tutto quello di cui avevo bisogno per lavorare sul personaggio. Sul set, insieme agli altri attori e al regista, è successo quel piccolo miracolo che a volte succede sui set (e a volte no), eravamo una famiglia.
2. Qual è il tuo rapporto, nella vita reale, con i testimoni di Geova?
Non ho nessun rapporto nella vita reale con i Testimoni di Geova. Spesso hanno citofonato per poter entrare in casa e ‘predicare’, come dicono loro, ma io ho sempre risposto: “Non mi interessa, grazie”, e quelli insistevano. L’ultima volta, qualche mese fa, ho detto: ‘No grazie, ho fatto il film’. Dall’altra parte, il gelo, nessuna risposta né insistenza. Trovo molto invadente che vadano in giro a citofonare nelle case.
3. Avete consultato dei Testimoni di Geova per la realizzazione del film?
Sì, regista e sceneggiatore hanno frequentato le adunanze nella fase di scrittura e sul set, come consulente, c’era un ragazzo che era stato Testimone di Geova.
4. Facciamo un gioco. Descrivi i tuoi colleghi usando un colore, un aggettivo e un animale
Colore: Arcobaleno. Sono capaci di trasformarsi e adattarsi e a situazioni e personaggi con grazia e estrema facilità. Un colore solo non basta per definirli.
Aggettivo: Forti. Personalità e presenza li distinguono rispetto a tanti altri, sullo schermo e sul set.
Animale: Tigre. E’ un animale che si muove con eleganza, ha grinta, è determinato. Sul set (e il merito è sì del regista ma anche di tutta la troupe) c’era un’energia particolare. Tutti giovani, tutti “dalla parte del film”, desiderosi di dare il massimo per far venire bene il film, e così è stato. Al Festival di Venezia è piaciuto molto, al pubblico e alla stampa (le due cose non sempre coincidono).
5. Ora fai lo stesso con te. Descriviti con un colore, un aggettivo e un animale
Colore: Nero. Non sono depressa, eh, ma il nero sta bene su tutto e poi sfina (ride)
Aggettivo: Infantile. Intendo: sempre pronta a giocare, allegra, senza secondi fini nei rapporti con le persone. I bambini (fino a una certa età sono così, e io sono rimasta lì, nel bene e nel male).
Animale: Gazzella. Ho cominciato una dieta da una settimana e mi sento leggera, mi vedo zompettare nella savana.
6. C’è un film del passato che avresti tanto voluto interpretare?
“Arianna”, è il film di Billy Wilder che preferisco. Una commedia perfetta. Intreccio, sentimento, ironia, c’è tutto.
7. Hai scritto anche un libro, “Amori Fuoricorso”. Ce ne parli?
Di “Amori fuoricorso” posso dirti questo: se fosse un film, sarebbe una commedia sentimentale. Sandra, la protagonista, è una donna di 35 anni che, sebbene sia madre e moglie, torna all’università. Fugge da una gabbia dorata e sbandando ritrova le parti nascoste e più belle di sé, ricomincia a volersi bene, ad avere voglia di giocare. La citazione che meglio lo racconta, e che ho inserito nel romanzo, viene da un cartello che sta all’inizio del film di George Cuckor, “Il diavolo è femmina” (1935), e cioè: “Per gli avventurieri, per tutti coloro che si allontanano dai sentieri battuti, la vita è un gioco fantasioso in cui il riso, la fortuna e l’amore giungono per strane vie, inaspettatamente. Ma non per questo meno dolci”.