La Regina Vittoria: i film sulla monarca e la sua epoca
Il regno di Vittoria durò quasi 65 anni e la sua figura influenzò la cultura europea. Da The Elephant Man a The Young Victoria tutti i film sull’epoca vittoriana.
Regina di Gran Bretagna e Imperatrice per 64 anni: Alexandrina Vittoria, in oltre sei decadi ebbe il tempo e la statura di influenzare profondamente la sua epoca e gli artisti che la vissero: Oscar Wilde, Robert Louis Stevenson, Charles Dickens, e le sorelle Brontë. Fu un’era di grande progresso scientifico ed espansionismo imperialista e non furono pochi, tra cui il grande Joseph Conrad, a denunciare gli abusi e l’ipocrisia di una società dipinta come interessata al mero profitto ad ogni costo.
Anche il cinema, influenzato da così tanti artisti (e ne abbiamo citato solo alcuni) non potè rimanere immune dal fascino di quell’epoca, ma sulla vita della monarca sono stati girati solo due film e a grande distanza l’uno dall’altro. Il primo è L’amore di una grande Regina, del 1954, con l’incantevole Romy Schneider (la Principessa Sissi del cinema, per intenderci) nei panni della giovane Vittoria non ancora salita al trono. Una favola, che narra la fuga della giovane e l’incontro con un affascinante sconosciuto, fino all’happy ending, quando scoprirà che il suo promesso sposo non è altri che lui.
Nel 2009 uscì nelle sale The Young Victoria, diretto dal canadese Jean-Marc Vallée (C.R.A.Z.Y.) e prodotto, tra gli altri da Martin Scorsese. Il ruolo della Regina andò a Emily Blunt (Looper) e il film narra, fedelmente e con dovizia di particolari, la gioventù della duchessa e l’ascesa al trono, fino alle nozze con il Principe Alberto e alla nascita del primogenito: vinse una statuetta per i costumi ma, nonostante l’impegno profuso nel cercare di realizzare una fedele ricostruzione storica, in più punti sfocia nel romanzesco, con parecchie licenze romanzate. Inoltre (e fu il caso anche della già citata Romy Scheider), l’attrice Emily Blunt era evidentemente troppo graziosa per interpretare la “bruttina” Vittoria.
Se i film sulla regale persona sono solo due, innumerevoli sono quelli ambientati nell’epoca che da lei prende il nome: possiamo iniziare con il guerresco Karthoum, del 1966, con protagonisti Charlton Heston e Laurence Olivier. Filmone storico, ambientato nel cuore del Sudan, narra delle eroiche imprese del generale Gordon impegnato a difendere la capitale del paese dalle orde barbariche del Mahdi: epico, verboso, politicamente schieratissimo (dalla parte dei prodi soldati britannici) da un lato, elegante, grandioso ed ottimamente fotografato dall’altra.
Sempre sul tema delle eroiche gesta coloniali dei sudditi di Vittoria possiamo ricordare L’uomo che volle farsi re, di John Houston (1975): tratto da un racconto di Rudyard Kipling, narra dell’impresa di due ex soldati britannici (Sean Connery e Michael Caine) che, avventuratisi tra le montagne del Kafiristan, conquistano un loro regno personale. Una gustosa satira del colonialismo, che nel film di Houston viene garbatamente deriso, rispetto al libro di Kipling che, uomo della sua epoca (vittoriana) celebrava invece il fardello dell’uomo britannico e la sua missione civilizzatrice.
Embleamtica la frase pronunciata da Sean Connery durante l’addestramento delle truppe coloniali: “credi che se uno pensasse darebbe la vita per il Re e per la Patria?”
Tra i film “letterari” sarebbe impossibile citare tutti i vari Sherlock Holmes, Mary Reilly, Dracula di Bram Stoker, Dr Jeckill e Mr Hide etc etc, ambientati nell’Inghilterra vittoriana, ma ve ne sono un paio che per la loro particolarità meritano di essere citati. Il primo è La vita privata di Sherlock Holmes (1970), prodotto e diretto da Billy Wilder: rispetto al recente film con Robert Downey Jr e Jude Law questa trasposizione è molto meno spettacolare, ma sicuramente più aderente a quelle atmosfere narrate da Arthur Conan Doyle, dove l’astuzia e ‘analisi e non i pugni sono le vere armi dell’investigatore.
Concludiamo questo breve excursus con un film che a molti non verrebbe in mente di considerare “vittoriano”, ma invece lo è: The Elephant Man (1980) di David Lynch con Anthony Hopkins e John Hurt. Candidato a ben 8 premi Oscar, narra della vera storia di John C. Merrick che, affetto da una rara forma di neurofibromatosi viene utilizzato in un circo come fenomeno da baraccone. Toccante, crudo, realista: una storia vera dell’epoca vittoriana dove la società borghese e aristocratica viene ben dipinta nella sua morbosa curiosità e nel godere dello “spettacolo” di un uomo malato e deforme.