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Stasera in tv: “La Valanga Azzurra” di Giovanni Veronesi su Rai 3

Su Rai Tre “la Valanga Azzurra”, il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni ’70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma

30 Dicembre 2024 10:45

La Valanga Azzurra, su Rai Tre il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni ’70, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

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La Valanga Azzurra – Trama e trailer

Su Rai Tre "la Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Val d’Isere (FRA) il “mitico braccio di ferro” fra Gustavo Thoeni e Piero Gros (ITA). (pentaphoto)

“La Valanga Azzurra” ripercorre la parabola irripetibile della nazionale italiana di sci alpino degli anni ’70, guidata dal leggendario tecnico Mario Cotelli e capitanata da campioni come Gustavo Thoeni e Piero Gros. Attraverso successi che hanno riscritto la storia dello sport italiano, come la conquista di cinque Coppe del Mondo e numerose medaglie tra Olimpiadi e Mondiali, il documentario celebra le rivalità interne, i contrasti caratteriali e i sacrifici che hanno reso invincibile questa squadra. Le testimonianze inedite dei protagonisti, intrecciate alla narrazione di Giovanni Veronesi, che rivela in questa occasione i suoi trascorsi di aspirante campione, fanno rivivere l’epopea unica di un ciclone sportivo, dagli esordi gloriosi fino a un inevitabile declino.

Curiosità

Su Rai Tre "la Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Paolo De Chiesa, Gustavo Thoeni & Piero Gros

  • Il docufilm racconta un’altra gloriosa pagina dello sport italiano degli anni ’70. all’indomani della storica abbuffata nello slalom gigante di Berchtesgaden (5 italiani ai primi 5 posti), venne coniata un’espressione, “La valanga azzurra”, che tutt’ora è il simbolo di un dominio rimasto unico nella storia dello sci alpino italiano.
  • Gustav Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, Fausto Radici, Stefano Anzi, Giuliano Besson, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker, Rolando Thoeni, Helmuth Schmalzl, Franco Bieler, Herbert Plank, Marcello Varallo, insieme al mitico allenatore Mario Cotelli, diventano idoli di una generazione; lo sci, da sport di nicchia diviene un fenomeno di massa, che riversa sulle piste migliaia e migliaia di praticanti, incolla gli appassionati davanti al televisore e fa fiorire un’economia di indotto che contribuisce all’affermazione del Made in Italy nel mondo.
  • Il docufilm è scritto da Lorenzo Fabiano, Domenico Procacci, Giovanni Veronesi, Sandro Veronesi con la consulenza di Luca Rea.
  • Il cast tecnico include Dimitri Chechi come direttore della fotografia con Riccardo Giannetti che ha curato il montaggio.
  • “La Valanga Azzurra” è prodotto da Domenico Procacci per Fandango con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Documentari.

Note di regia

Su Rai Tre "La Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Giovanni Veronesi & Piero Gros

Non avevo mai saputo paragonare lo sci a qualcos’altro e poi, un giorno, mio fratello Sandro scrisse un romanzo, XY, e lì ho imparato a farlo: Sciare è come scrivere senza punteggiatura senza virgole né punti senza vincoli né cancelli sciare è libertà assoluta e curva dopo curva con le cosce che ti bruciano essere felici. Io sono uno sciatore mancato, dicono i miei amici. Io invece dico “fallito”. Non ho fatto altro che sciare fino a 14 anni, gara dopo gara, per diventare un campione e non ce l’ho fatta. Questa è la spinta più forte che mi ha convinto a raccontare la storia della Valanga Azzurra. Quelli sono davvero i miei miti, sono quello che io avrei voluto essere nella vita, sono Me dentro. Facendo questo documentario ho chiuso per sempre il cerchio. Ho messo la parola fine alla mia esperienza sugli sci e non andrò mai più a sciare. Ho deciso, che è giusto così, che raccontare una storia del genere deve avere uno scopo privato, deve anche essere un’esperienza personale e io la farò essere la mia ultima volta. Raccontiamo le imprese di atleti come Gross e Thoeni, che portarono lo sci ad essere in quegli anni il secondo sport nazionale dopo il calcio e mi sono dato da fare per tirar fuori dalle bocche di gente zitta, tutte le emozioni, le invidie e i sentimenti che regnarono nei cuori coraggiosi di quei campioni senza tempo. Sono andato a sciare con loro e ho cercato, nelle chiacchierate sulle piste e in seggiovia, di estrarre la vera natura del campione, quella del virtuoso, quella del sacrificio di un’infanzia diversa, quella che si esprime e viene fuori solo curva dopo curva senza virgole né punti, senza scrupoli né ostacoli, sciando accanto alla tua ombra al ritmo di un “click” che ti fa curvare solo in quel punto, né un attimo prima né uno dopo, così come accade nella musica dove chi va fuori tempo “inforca”. C’è la neve nei miei ricordi c’è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare. [Giovanni Veronesi]

Dimmi cos’era la valanga

Su Rai Tre "La Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Courmayeur, Francia. Da sinistra Stefano Anzi,terzo classificato si improvvisa fotografo per riprendere Erbert Plank,vincitore della discesa libera e Rolando Thoeni secondo classificato. (Pentaphoto)

In montagna negli anni Settanta l’Italia insegnava a sciare al mondo, vinceva tutto, e sulle code degli sci metteva due corazzate alpine come Austria e Svizzera. Un successo dopo l’altro, dalla portata e dalla forza di una Valanga, che non poteva che essere Azzurra. Sotto la regia di un uomo dalle straordinarie intuizioni come Mario Cotelli, direttore tecnico azzurro, e sulla scia di un fuoriclasse assoluto come Gustavo Thoeni all’alba di quel decennio nasce quella che sarà la squadra italiana più forte di sempre. Il raccolto è copioso: i ragazzi di Mario Cotelli e del loro allenatore Oreste Peccedi, un papà sulla neve, portano al di qua delle Alpi ben cinque Coppe del Mondo (quattro con Gustavo Thoeni e una con Piero Gros) e dodici medaglie tra mondiali e olimpiadi. Un ciclo irripetibile, un’età dell’oro che cambierà per sempre la storia di questo sport nel nostro Paese. Ma in uno sport individuale come lo sci quella della Valanga Azzurra è anche la storia di una squadra, di un gruppo. Straordinario pure questo.

I vari Gustavo Thoeni, Piero Gros, Fausto Radici, Stefano Anzi, Giuliano Besson, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker, Rolando Thoeni, Helmuth Schmalzl, Franco Bieler, Paolo De Chiesa, Herbert Plank e una donna, Claudia Giordani, diventano idoli per una generazione che in camera affigge i loro poster; lo sci da sport di nicchia e pratica di snobismo per un élite di pochi privilegiati con il maglione griffato, i pantaloni a tubo, occhiali da sole e cremine per il visage, diviene un fenomeno di massa che riversa sulle piste migliaia e migliaia di praticanti. Grazie a Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli che all’Italia donano la prima Coppa Davis della storia, la stessa cosa avviene nel tennis, che varca i confini di gilet bianchi, tè e pasticcini ai circoli della noblesse. È un’Italia che cambia e, seppur a fatica, si evolve. Oltre a impugnare le racchette, ora il popolo mette anche gli sci ai piedi. Le imprese della Valanga Azzurra incollano milioni gli appassionati davanti alla televisione a seguire le gare, e fanno fiorire un’economia di indotto che rappresenta un’affermazione del Made in Italy nel mondo. Un ciclone sportivo, con un forte impatto economico e sociale, quindi. Per una volta, anziché il calcio, i titoli dei quotidiani sportivi se li guadagna spesso uno sport come lo sci. Qualcosa di eccezionale in un Paese come il nostro.

Una storia che all’anagrafe porta la data di nascita del 7 gennaio del 1974, quando nello slalom gigante di Berchtesgaden, in Germania, la squadra italiana ottiene un risultato mai conseguito prima di allora da nessuna nazionale, piazzando cinque suoi atleti nelle prime cinque posizioni della classifica finale: primo Gros, secondo Thoeni, terzo Stricker, quarto Schmalzl, quinto Pietrogiovanna. All’indomani di quel trionfo, raccogliendo l’entusiasta resoconto di Cotelli, è il giornalista della Gazzetta dello
Sport Massimo Di Marco a battezzare la squadra italiana con il nome che segnerà un’epoca: Valanga Azzurra. Ma quel memorabile 7 gennaio del 1974 non è che il primo raccolto di una semina fatta negli anni precedenti. Una stagione dopo l’altra, di raccolti, ne verranno altri, e belli generosi.

Due stelle di prima grandezza, Gustavo Thoeni e Piero Gros che più diversi non potrebbero essere, la costellazione dei loro compagni di squadra, e i loro avversari, su tutti Ingemar Stenmark, il più grande sciatore di tutti i tempi, la cui irrefrenabile ascesa porrà di fatto fine all’età dell’oro della nazionale italiana. Anni di esaltanti vittorie per arrivare a un inevitabile declino segnato da contrasti e polemiche. Perché in Italia tutto nasce tra fanfare e squilli di tromba, per poi finire tra i litigi, gelosie, invidie e veleni. In baruffa. All’alba si sgomita per salire sul carro, poi al tramonto si sgomita per scendervi. Storie già viste e che, ahinoi, rivedremo. Perché questi siamo.

La parabola della Valanga Azzurra coincide con quella di Mario Cotelli, istrione dal grande intuito e carisma alla guida della nostra nazionale, dalla sua nomina nel 1969 fino al suo addio polemico nel 1978 in aperta rottura con gli allora vertici della federazione italiana. Si parte dai trionfi di Gustavo Thoeni che ad un tratto l’avversario più forte, Piero Gros, se lo ritrova in casa. È una rivalità interna dove, tuttavia, mai è mancato un fondamento dello sport quale il rispetto. Una rivalità che è servita da stimolo per tutti i componenti del gruppo a dare di più. Una rivalità sana.

Cinque i fotogrammi che meglio ritraggono l’epopea della Valanga: la cinquina di Berchtesgaden il 7 gennaio del 1974; la doppietta di Thoeni ai mondiali del 1974 a St Moritz nell’anno che la coppa del mondo la vince Piero Gros; l’epico slalom parallelo di Ortisei che assegna a Gustavo la sua quarta sfera di cristallo nel 1975 (la quinta consecutiva della Valanga) in un leggendario duello finale con Ingemar Stenmark; le Olimpiadi del 1976 a Innsbruck che consacrano Piero Gros e la Valanga; e
infine l’ultimo acuto, il canto del cigno nella tripletta nello slalom di Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio nel dicembre dello stesso anno (primo Fausto Radici, secondo Piero Gros e terzo Gustavo Thoeni). Da quel giorno i nostri vinceranno sempre meno, fino a non vincere proprio più. Il sipario cala lentamente, e sfocia nel dramma con la tragica fine di Leonardo David, il ragazzo valdostano dai riccioli biondi e il sorriso sulle labbra che stava per raccogliere il testimone di quel gruppo leggendario. L’erede c’era, ed era lui che Stenmark lo aveva pure clamorosamente battuto nello slalom di Oslo il 7 febbraio del 1979. Fu un destino maledetto a portarselo via.

Raccontare la storia della Valanga Azzurra è come sfogliare l’album dei ricordi di un mondo che non c’è più, ma che continua a pulsare nel battito delle emozioni che quel gruppo di ragazzi ha fatto vivere nel cuore di milioni di italiani. È un mito che vivrà in eterno, di padre in figlio, in un anello di congiunzione tra passato e futuro, in un Paese che nello sport una volta tanto si unisce anziché dividersi. Mica poco. Proprio vero che le belle storie non finiscono mai.

Questa era una di quelle da raccontare quasi a voler saldare un debito con quei ragazzi e rendergli quel tributo che gli spettava, ma era anche l’occasione per far rivivere emozioni forti a chi quella storia l’ha vissuta e offrirla come un piatto da gustare a chi invece non lo ha potuto fare. Una storia per chi c’era e chi non c’era, insomma. Ecco, quindi, che il momento di saldare quel debito è arrivato. Era ora, ed è un debito che si riassume in una parola, magari oggi un po’ desueta, ma dall’inestimabile valore: riconoscenza.

La Valanga Azzurra – La colonna sonora del film

Su Rai Tre "La Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
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  • Le musiche originali del film sono di Gianni Veronesi. Nato a Roma, il 27 Luglio 1999, Veronesi è cresciuto a Prato. Verso la fine degli studi liceali, si è avvicinato alla composizione, scrivendo musica elettronica. Inizialmente iscritto alla facoltà di ingegneria della Sapienza, si è poi laureato in Musica Applicata alle immagini, presso il conservatorio di Bologna. Vive ora a Roma, dove è iscritto al master di musica da film del conservatorio di Musica “Santa Cecilia”.

La musica della Valanga Azzurra è anche lei una valanga. È nata piccola, sottile, ed è cresciuta nei mesi insieme al film. I pezzi più significativi sono arrivati alla fine, e tutti condividono qualcosa con quel primo fiocco, con la prima idea di Valanga Azzurra. L’idea di un’epopea fantastica, che è però anche un ricordo dolce, forse un senso di mancanza. È una valanga che spero contribuirà a mostrare il film per quello che infine è; un’emozione travolgente. Questa è la Valanga Azzurra, questa è la passione, e questo è il ricordo di qualcosa che abbiamo amato. Nella musica ho voluto rispettare la forza semplice di queste emozioni. Ho quindi cercato un approccio diretto, fondamentalmente lineare; l’impalcatura sulla quale si regge l’anima della colonna sonora è un’unica, semplice registrazione di chitarra. Oltre a questo, l’aspetto per me più caratterizzante di tutto il mio lavoro è stato il desiderio di creare una coesistenza, piuttosto che un’alternanza, fra tensione e riposo. Ho compreso così che questi due elementi non devono per forza contrapporsi per creare qualcosa di memorabile. In questo senso, di grande ispirazione sono stati i Radiohead, e il loro lavoro fantastico che ha orientato le mie idee sul suono, sull’armonia, e su quel continuo gioco di tensione-rilascio, che sempre vive nella musica.

Su Rai Tre "La Valanga Azzurra", il documentario di Giovanni Veronesi sui campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni '70 presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

1. Ricordi di una leggenda
2. Gustav Thöni
3. Piero Gros
4. Una squadra
5. La gara perfetta
6. Innsbruck
7. Il declino
8. Che cos’è un campione
9. La valanga azzurra

La colonna sonora de “La Valanga Azzurra” è disponibile su Amazon.

Documentario