L’Alba del Pianeta delle Scimmie: Recensione in Anteprima
L’attesa per L’Alba del Pianeta delle Scimmie si è già consumata negli States, mentre da noi la miccia si esaurirà il mese prossimo, quando questo atteso prequel uscirà nelle sale della Penisola. Quello che un tempo fu uno dei fenomeni di fantascienza più acclamati, torna oggi a riaffacciarsi al grande pubblico, addirittura con una pellicola che mostra quanto successo precedentemente agli eventi narrati nel primo Il Pianeta delle Scimmie, del 1968.
Nello specifico, questo prequel ripercorre la genesi di quel mondo andato in rovina – a causa dell’uomo stesso, secondo quanto esplicitamente espresso in chiusura dell’opera capostipite della saga. D’altra parte è questo il messaggio che s’intende far filtrare: l’uomo non si è dimostrato all’altezza di “governare” il mondo, così, in maniera del tutto spontanea e quasi naturale, ecco l’avvicendamento con le scimmie.
D’altro canto è un errore prettamente umano quello che ha portato all’estinzione dell’Uomo inteso come specie. Il dottor Will Rodman (James Franco) è un brillante scienziato che ha votato la propria esistenza ad una sola missione: trovare una cura definitiva per l’Alzheimer. E non è un caso se ha consacrato sé stesso alla causa. Suo padre (John Lithgow) è affetto da questo morbo, che lo ha reso agli occhi del figlio un malato senza speranze. Ma quest’ultimo non intende arrendersi, e si adopera con tutte le proprie forze al fine di trovare il modo di curarlo.
Mentre conduce i suoi esperimenti su questo siero che dovrebbe cambiare le sorti della ricerca su questo morbo, qualcosa va storto. Una delle scimmie su cui sta testando i frutti dei propri studi, peraltro in maniera del tutto soddisfacente, riesce a scappare dalla propria gabbia, mettendo a soqquadro gli uffici della compagnia. Si da il caso che nello stesso frangente, il dottor Rodman stia esponendo i risultati a dei potenziali finanziatori, i quali si trovano dinanzi uno scenario rocambolesco. Sbucata improvvisamente da una vetrata, la scimmia viene uccisa sotto i loro occhi da una guardia di sicurezza.
A questo punto ci si domanda il perché di questa follia da parte della bestia. Semplice. Non era improvvisamente impazzita, bensì cercava di proteggere il proprio pargolo appena nato. Ebbene sì, si tratta di Ceasar (Andy Serkis), l’indomito condottiero che un giorno condurrà la propria specie prima alla ribellione e poi alla conquista della Terra. Seppur con molte riserve, il dottor Rodman decide di portarlo con sé a casa, per accudirlo e proseguire con i suoi esperimenti, a questo punto resi impossibili nel luogo di lavoro.
Questo l’incipit, non tanto più dettagliato rispetto a quanto era già trapelato nei mesi scorsi. Pur rendendoci conto che in simili contesti il paragone con le opere precedenti sia scontato, non ci sembra il caso di indugiare più di tanto su simili questioni. Come lo stesso regista ha avuto modo di dichiarare, L’Alba del Pianeta delle Scimmie va visto sotto un’ottica diversa rispetto ai film che l’hanno preceduto, con i quali condivide l’universo in cui è ambientato e nulla più.
E d’altra parte le tematiche non fanno che confermare tali premesse. Se in passato, specie con la prima iterazione della saga, si fece maggiormente leva sull’incapacità dell’uomo nel conservare il pianeta, oggi ci troviamo dinanzi ad una critica di diversa natura. D’altro canto, a suo tempo, non era dato sapere cosa avesse condotto l’umanità all’estinzione e reso le scimmie così intelligenti. Una critica sottile, nonché attuale, che si colloca più o meno allo stesso livello di pellicole come 2022: i sopravvissuti (Soylent Green) o 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, entrambi interpretati da Charlton Heston nel ruolo di protagonista (come ne Il Pianeta delle Scimmie).
Oggi, apparentemente lontani dai vaneggiamenti del Club di Roma, l’aspetto funesto appare lievemente addolcito. Ai giorni nostri gli strepiti ecologisti non hanno più bisogno di essere sdoganati, dato che l’ideologia ha ormai abbondantemente preso piede. No, a ben vedere, parrebbe essere un’altra la battaglia, ossia quella animalista. Non storcano i nasi i nostri lettori, dato che da sempre ad Hollywood è toccato l’ingrato compito di portare avanti certe istanze, malamente celate. Non è un caso se buona parte del film si regge sulla pronunciata umanità di Ceasar, più umano dei suoi stessi “padroni”.
Non siamo convinti di essere d’accordo con certe, poco esplicite prese di posizione del film. Non che rientri nelle nostre intenzioni puntare il dito su nessuno, anche perché il registro non è certo la sceneggiatura stessa a dettarlo, la quale a sua volta risente di una certa impostazione. L’uomo di oggi, per essere tale, dev’essere inutilmente ribelle, refrattario a qualsiasi forma di fedeltà. E’ così avviene con Ceasar. Dapprima docile e fedele oltre ogni immaginazione. Ma non appena il suo sguardo comincia ad assumere quell’aria spaventosamente umana, ecco che il suo atteggiamento muta in maniera diametralmente opposta.
D’altro canto a renderlo così intelligente è stato proprio il siero sperimentato dal dottor Rodman, elemento che da adito a quella sorta di copione frankesteiniano secondo cui la creatura si ribella in un certo qual modo al creatore. Il solo esistere, il solo avere coscienza di sé stesso, spinge Ceasar a ribellarsi. Certo, agevolato in questo da un contesto in cui viene rinchiuso e maltrattato dal solito invasato di turno. Tutta una serie di presunte coincidenze che culminano nel finale del film, senza dubbio aperto, ma che ci fornisce una ragionevole spiegazione di quanto avverrà in futuro. Nonostante ciò, però, noi restiamo perplessi.
Siamo perplessi perché l’amicizia instauratasi tra il dottore e la scimmia non basta a reggere buona parte del film, come però sembra nelle intenzioni di chi l’ha girato. Perché certe forzature in ambito di sceneggiatura, seppur “giustificate” dal fatto di appartenere al genere fantascientifico, non riescono a passare inosservate. Siamo perplessi perché, nonostante l’innegabile potenziale, un buon cast ed una regia discreta (che non eccelle solo perché vincolata ai soliti standard probabilmente), L’Alba del Pianeta delle Scimmie non è riuscito a farsi amare come forse avrebbe potuto. Insomma, poche le trovate degne di nota.
Rimane un buon film, al quale bisogna certamente riconoscere l’arduo compito di fungere da apripista ad una saga che ha fatto storia. Il problema è che per il momento non troviamo delle ragioni abbastanza valide per cui debba spiccare rispetto ad altre pellicole, ergendosi di tanto rispetto alla media di film su questo tenore. Chissà che non si riesca a cambiare idea con un probabile e già ventilato sequel.
L’Alba del Pianeta delle Scimmie (Rise of the Planet of the Apes, USA, 2011). Di Rupert Wyatt, con James Franco, Freida Pinto, John Lithgow, Brian Cox, David Oyelowo e Tom Felton. L’uscita in Italia è prevista per il 23 settembre. Qui trovate il trailer esteso del film.
Voto Antonio: 6,5
Voto Gabriele: 7