Le Concert di Radu Mihaileanu: il Festival del cinema di Roma ha trovato il suo “capolavoro”?
In tanti, probabilmente a partire dal sottoscritto, dovranno forse iniziare a ricredersi sulle scelte cinematografiche di questo Festival, inizialmente troppo frettolosamente giudicate ‘poca cosa’. Dopo gli spledidi film di James Ivory (The City of Your Final Destination), Jason Reitman (Tra le Nuvole) e Michael Hoffman (The Last Station), anche la giornata di oggi ha visto
In tanti, probabilmente a partire dal sottoscritto, dovranno forse iniziare a ricredersi sulle scelte cinematografiche di questo Festival, inizialmente troppo frettolosamente giudicate ‘poca cosa’. Dopo gli spledidi film di James Ivory (The City of Your Final Destination), Jason Reitman (Tra le Nuvole) e Michael Hoffman (The Last Station), anche la giornata di oggi ha visto piovere copiosi applausi con il bellissimo Le Concert di Radu Mihaileanu, regista dell’indimenticato Train De Vie.
Giocando con la sua solita ironia, Mihaileanu, Benigni romeno, porta in sala la stramba, originalissima e deliziosa stroria di Andrei Filipov, il più grande direttore d’orchestra dell’Unione Sovietica (nel film ovviamente), licenziato in tronco ed umiliato per essersi rifiutato di cacciare alcuni musicisti ebrei, nel pieno del regime comunista. Un genio musicale che si ritrova così, dopo 30 anni, sempre al Bolshoi, storica Orchestra russa, ma come uomo delle pulizie. Il destino bussa però alla porta di Filipov, con un fax, indirizzato al Direttore del Bolshoi, che finisce casualmente tra le sue mani. La comunicazione arriva da Parigi, dal Theatre du Chatelet, che invita l’orchestra ufficiale a suonare nella capitale francese. Un’occasione più unica che rara per Andrei, da 3 decenni desideroso di riscatto ed ora pronto ad approfittarne, riunendo i suoi vecchi amici musicisti, spacciandoli per l’Orchestra del Bolshoi!
Un vero gioiello. Regia sublime (difficilissima la lunghissima scena finale del concerto, complimenti Mihaileanu), attori magnifici (su tutti la tarantiniana e bravissima Mélanie Laurent e l’impeccabile Aleksei Guskov) sceneggiatura spumeggiante, con dialoghi infarciti di ironia, tanto surreale quanto geniale nel voler prendere in giro gli ex comunisti duri e puri, e con una riuscita metafora sul “concerto”, inteso come summa di tutti i veri ideali del comunismo che fu, con il classico di Cajkovskij chiamato a rappresentare l’equilibrio perfetto tra singolo e collettività, arrivando così all’armonia assoluta, e quindi al benessere sociale. Con Le Concert si ride, anche di gusto, ci si commuove, ci si emoziona, ci si diverte. Con Le Concert si assiste al vero cinema d’autore, quello che merita di esser visto, applaudito e divulgato. Non in Concorso nella selezone ufficiale, perchè in caso contrario avremmo già un vincitore. Da candidatura all’Oscar straniero? Imperdibile.