Le ragioni dell’aragosta e di una divertente Sabina
Le ragioni dell’aragosta (Italia, 2007) di Sabina Guzzanti; con Sabina Guzzanti, Cinzia Leone, Francesca Reggiani, Antonello Fassari, Stefano Masciarelli, Pierfrancesco Loche, Gianni Usai.Presentato alle Giornate degli autori di quest’ultima edizione del Festival di Venezia, il nuovo film di Sabina Guzzanti sembra essere piaciuto a tutti. Sì, anche a destra, perchè a prima vista non sembra
Le ragioni dell’aragosta (Italia, 2007) di Sabina Guzzanti; con Sabina Guzzanti, Cinzia Leone, Francesca Reggiani, Antonello Fassari, Stefano Masciarelli, Pierfrancesco Loche, Gianni Usai.
Presentato alle Giornate degli autori di quest’ultima edizione del Festival di Venezia, il nuovo film di Sabina Guzzanti sembra essere piaciuto a tutti. Sì, anche a destra, perchè a prima vista non sembra un film così “politicamente sfacciato” come lo era stato Viva Zapatero nel 2005. Ma stiamo attenti: non è nè un Grande freddo all’ammatriciana come ha detto qualcuno, e non è neanche un film apolitico.
Chiamata da alcuni pescatori di Su Pallosu per sostenere la loro causa riguardo alla scomparsa di tonnellate di aragoste dalle loro acque di anno in anno, la Guzzanti si appassiona sempre di più al caso grazie anche alla conoscenza di Gianni Usai, un tempo operaio della Fiat, ex-sindacalista oggi dedito alla pesca. Decide così di accettare la richiesta e di mettere su uno spettacolo teatrale in dieci giorni, chiamando gli ex-colleghi del programma cult Avanzi: Cinzia Leone, Francesca Reggiani, Antonello Fassari, Stefano Masciarelli e anche Pierfrancesco Loche, che sembra quello meno intenzionato a voler tornare sul palco.
Partendo dallo spunto di sostenere “le ragioni dell’aragosta”, la Guzzanti instaura soprattutto un discorso sulle sue ragioni e su quelle dei ritrovati colleghi, con le loro umanità, le loro debolezze e la loro mai perduta e graffiante ironia. Ma Le ragioni dell’aragosta è soprattutto un film su una forza e una voglia di dire la propria, in un panorama che dagli anni ’80 ha cambiato per sempre, a partire dalla televisione pubblica, l’informazione e l’immaginario collettivo, che regala nostalgia e un filo sottile di rabbia.
Certo, a dir la verità la divertente, coraggiosa e sempre informatissima Sabina giganteggia un po’ troppo sugli altri e sembra mancare di autoironia, mentre agli altri componenti di Avanzi viene risparmiato poco. Un po’ di egocentrismo e retorica in meno, a volte, avrebbero giovato, ma c’è un “però”, un gran bel “però”. E stà lì, verso il finale, quando l’attrice satirica inizia ad avere dubbi, umanissime perplessità e forse vorrebbe gettare la spugna, sentendo anche il peso troppo pesante che si è da anni portata addosso. E lì si ritorna al discorso forse più interessante che c’era in Viva Zapatero: quando i politici e i giornalisti non sono più affidabili per quanto riguarda l’informazione, allora sono gli attori che fanno satira a diventare loro malgrado personaggi politici e unici veri “giornalisti”.
Di stampo meno televisivo rispetto al precedente film, Le ragioni dell’aragosta ha anche qualcosa di assolutamente cinematografico: un colpo di teatro finale che ti costringe e rileggere il film e a pensarci su per lungo tempo. Fa riflettere, non è poco.
Voto Gabriele: 7