Le Streghe di Salem: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Rob Zombie ha colpito ancora o queste Streghe sono ridicole?
Ed eccoci qui a parlare del nuovo film di Rob Zombie, Le streghe di Salem. Visto? Piaciuto? Vi siete emozionati e spaventati o vi ha lasciato con l’amaro in bocca? Dopo aver letto la nostra recensione, visto l’omaggio grafico di Andrea Lupo e aver curiosato nella vita del regista, ecco arrivare le critiche Usa e d’Italia.
Drew Hunt – Chicago Reader: trascendentale, sostenuto da una tecnica impeccabile.
Ian Buckwalter – The Atlantic: Rob Zombie è in crescita come artista e sta attingendo ispirazioni più mature, ma è anche parte del motivo per cui il film non funziona.
Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: E’ tutto pensato per essere mostruoso, indicibile, blasfemo ma è più come un disegno leggermente sporco…
V.A. Musetto – New York Post: I film di Rob Zombie, il goth rocker regista di culto, non sono per tutti. Ma non ce ne può fregare di meno.
Neil Genzlinger – New York Times: Notevole attenzione è nella premessa, ma il film alla fine abbandona la finezza psicologica per allucinazioni sgargianti, il che è male.
Mark Olsen – Los Angeles Times: Il film vi farà stare male. Ma si sapeva.
Rafer Guzman – Newsday: Rob Zombie, studioso di cinema? Ne sono convinto. Rob Zombie, regista? Mmmmmm, non tanto.
William Goss – Film.com: il film segna un passo in una direzione diversa, ma non necessariamente in quella giusta.
Tom Russo – Boston Globe: un tormento occulto per ridefinire il significato di “processo alle streghe”.
Frank Scheck – Hollywood Reporter: Anche se alla fine cade nella stupidità, l’atmosferica ci regala alcuni spaventi efficaci.
Rex Reed – New York Observer: Così brutto che è esilarante.
Chuck Wilson – Village Voice: alla fine gli eventi cadono nella stupidità.
Alberto Crespi – l’Unità: (…) Zombie lavora sul già visto e sul già detto, con qualche momento blasfemo (un papa nero che si masturba) tanto per far colpo, ma bisogna concedergli di avere un notevole talento visivo e di aver scelto un bravissimo direttore della fotografia (Brandon Trost).
Maurizio Porro – Il corriere della sera: (…) Ecco Satana nel finale in cui il regista rock Rob Zombie mostra per intero il talento visivo, contagiandoci con atmosfera malsana e citando Shining e il Baby di Polanski.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) Zombie dà prova di un certo talento visivo, però il film resta dilettantesco. Tanto che – a dispetto di scene in odore di blasfemia (una fellatio in chiesa, prelati posseduti), a dispetto di atmosfere oscure e diaboliche – non mette mai paura; ma questo, magari, è il lato simpatico.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Heidi (Sheri Moon Zombie, compagna e collaboratrice abituale del regista) fa la deejay in una radio di Salem, Massachussets. Un giorno riceve in dono un vinile dei Signori di Salem: l’ascolto la sprofonda non solo nel proprio passato, ma anche in quello della città puritana famosa per i roghi delle streghe. Fondatore del gruppo metal White Zombie, compositore e scrittore, come regista l’eclettico Rob Zombie conta fan e detrattori: i secondi lo rimproverano di fare un cinema spazzatura ultraviolento; gli altri lo lodando esattamente per questo. Con Le streghe di Salem, però, Zombi imbocca una via diversa rispetto ai film precedenti (La casa dei 1000 corpi, La casa del diavolo, più le due variazioni sul carpenteriano Halloween): se i momenti di paura non mancano, l’atmosfera è più rarefatta e visionaria, più sofisticata. Ci sono ancora i riferimenti all’universo del cinema B di exploitation; ma si aggiungono citazioni colte, da Shining a Polanski. Meno indirizzato a un pubblico preciso, un film ipnotico e gonfio d’inquietudine in cui Zombie rivela ambizioni – non ingiustificate – di autore.