Le Vele Scarlatte: nuova clip ufficiale e video intervista al regista Pietro Marcello
Tutto quello che c’è da sapere su “Le Vele Scarlatte”, il nuovo film del regista Pietro Marcello (Martin Eden) tratto da un racconto dello scrittore russo Aleksandr Grin in arrivo nei cinema con 01 Distribution il 12 gennaio 2023.
Dopo le tappe a Cannes (Quinzaine des Réalisateurs) e alla Festa del Cinema di Roma, dal 12 gennaio 2023 arriva nei cinema con 01 Distribution Le Vele Scarlatte (L’Envol), il nuovo film di Pietro Marcello (Martin Eden) descritto come un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il realismo magico, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Aleksandr Grin, scrittore russo pacifista del XX secolo.
Le Vele Scarlatte – Trama e cast
I cosiddetti miracoli si possono compiere con le proprie mani – Aleksandr Grin
La trama ufficiale: Da qualche parte nel nord della Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre, Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale. Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella profezia.
“Le vele scarlatte” è interpretato da Juliette Jouan, Raphael Thiery, Noémie Lvovsky, Ernst Umhauer, Francois Négret, Natascha Wiese con con la partecipazione speciale di Louis Garrel e con Yolande Moreau.
Le Vele Scarlatte – Trailer e video
Primo trailer ufficiale pubblicato il 21 dicembre 2022
Prima clip ufficiale pubblicata il 22 dicembre 2022
Due nuove clip ufficiali pubblicate il 4 gennaio 2024
Nuove clip ufficiali pubblicate il 13 gennaio 2023
Curiosità sul film
- Pietro Marcello dirige il film da una sua sceneggiatura scritta con Maurizio Braucci (Martin Eden) e Maud Ameline dal romanzo “Le vele scarlatte” di Aleksandr Grin.
- Il team che ha supportato il regista Pietro Marcello dietro le quinte hanno incluso il direttore della fotografia: Marco Graziaplena (Mi chiamo Francesco Totti), i montatori Carole Le Page (Stubborn) e Andrea Maguolo (Lo chiamavano Jeeg Robot), lo scenografo Christian Marti e la costumista Pascaline Chavane.
- Il film è una produzione CG Cinéma, Avventurosa, Arte, Match Factory Productions, Les Films du Losange, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, ZDF, con il sostegno di Eurimages, Région Normandie.
La trama ufficiale del romanzo: Vele scarlatte è un classico racconto avventuroso di amore e speranza nella bellezza dei propri sogni. Scritto dal russo Aleksandr Grin nel 1923, racconta la storia immaginaria di una ragazza, orfana di madre fin dalla più tenera età, che crebbe accudita dal padre, un marinaio che rinunciò a navigare per crescere la sua bambina e che si guadagnava da vivere costruendo modellini di navi. Da questo romanzo è nata la consuetudine del Festival delle vele scarlatte che si celebra a San Pietroburgo lungo il bacino del fiume Neva.
Il romanzo “Vele scarlatte” è disponibile su Amazon.
Pietro Marcello – Note biografiche
Pietro Marcello nasce a Caserta. Studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il Passaggio della linea, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2007 – sezione Orizzonti – ottiene numerosi riconoscimenti. Nel 2009 realizza il lungometraggio La bocca del lupo vincitore della 27° edizione del Torino Film Festival, del Premio Caligari e del Teddy Bear alla Berlinale. Nel 2011 gira Il silenzio di Pelešjan, presentato come evento speciale alla 68esima Mostra del cinema di Venezia. Nel 2015 realizza il film Bella e perduta, presentato al Locarno Film Festival. Nel 2019 realizza il suo primo lungometraggio di finzione Martin Eden, dall’omonimo romanzo di Jack London che vince numerosi premi tra i quali Coppa Volpi al Festival di Venezia a Luca Marinelli, Platform Prize Toronto International Film Festival 2019. Nel 2021 realizza il documentario Per Lucio, presentato nella sezione Berlinale Special della 71ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Sempre nel 2021 è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes il film Futura, inchiesta collettiva realizzata da Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher.
Intervista al regista
Il regista Pietro Marcello racconta come è giunto alla decisione di adattare il romanzo dello scrittore russo Aleksandr Grin.
Non avevo in programma di adattare Le vele scarlatte [Leningrado, 1923, ed.it Editori Riuniti, 2020]. Mi è stato proposto, insieme ad altre cose, dal produttore Charles Gillibert e dal suo collaboratore Romain Blondeau. Aleksandr Grin è uno scrittore d’avventure nato sul finire dell’Ottocento. Aderì al socialismo rivoluzionario, e cominciò a scrivere le prime novelle dopo la rivoluzione del 1905. Fu arrestato varie volte per questa sua attività politica. Le sue opere più importanti, compreso Le vele scarlatte, furono scritte durante la guerra civile che seguì la rivoluzione del 1917. Nonostante il successo, il tono antimilitarista e romantico imbarazzava gli editori dell’epoca che cominciarono a rifiutare di pubblicarlo. Divenne un reietto e morì in povertà dopo essersi trasferito in Crimea. Come tanti dissidenti di quell’epoca, vittime del dispotismo di sempre. L’elemento che mi ha fatto vedere un film in quel romanzo è il rapporto tra il padre e la figlia. La madre muore, ed è il padre a prendersi cura della bambina. Questo rapporto mi interessa in sé, e ancor più nel momento in cui si spezza. Lui muore e lei diventa una donna indipendente. Ora, nel romanzo, lei passa da un uomo, il padre, ad un altro uomo, il giovane avventuriero che entra nella sua vita come un principe azzurro. Nel film le cose vanno in maniera diversa. Un uomo arriva. È un aviatore. Ma non è il principe azzurro. Jean [Louis Garrel] rappresenta per me l’uomo moderno. Tutto diverso da Raphaël, che è una roccia antica. Jean è un uomo fragile, instabile – come tanti uomini di oggi – non sa qual è il suo posto nel mondo moderno. Ama il gioco, è uno scavezzacollo. Juliette non si lascia salvare da lui, come una damigella in pericolo. Al contrario, è lei a prendere l’iniziativa, a baciarlo, a curarlo, e infine a lasciarlo andar via. L’altro elemento del romanzo che mi intrigava era quello della strana famiglia allargata che accoglie Raphaël quando ritorna a casa dalla guerra. Era un elemento inaspettato del libro che ho trovato molto moderno. C’era il potenziale per creare una piccola comunità matriarcale, che poi è diventata nel film la «corte dei miracoli» formata da un gruppo di reietti del villaggio: la padrona della fattoria caduta in miseria [Noémie Lvovsky] il maniscalco con la moglie, a cui infine si aggiunge Raphaël, il falegname che ha perso la moglie. Tutti sono stati esclusi, per una ragione o per l’altra. Mi è molto piaciuto questo aspetto matriarcale e comunitario.
Il regista racconta la sua prima esperienza con una produzione francese.
Per motivi familiari mi sono trasferito a Parigi. Avevo appena terminato Martin Eden e avevo diversi progetti da concludere e a cui tenevo moltissimo: un film dedicato al grande cantautore Lucio Dalla, e un reportage collettivo di nome Futura realizzato insieme ai registi Francesco Munzi e Alice Rohrwacher. Sei mesi dopo essermi trasferito, mi sono ritrovato a girare Le vele scarlatte in Picardie. È stata ovviamente un’avventura. In Italia ho una rete di conoscenze nel mestiere, so a chi rivolgermi per questa o quella esigenza. Mentre qui al mio arrivo non conoscevo nessuno. E non parlavo una parola di Francese. Piano piano, mi sono impegnato, mi sono affidato al mio produttore e mi sono lanciato. Del resto, questo è un film che, per la sua anima, si sarebbe potuto girare benissimo in Calabria o nel beneventano.
Pietro Marcello parla dei due protagonisti Juliette Jouan e Raphael Thiery.
Quello con Juliette Jouan è stato, effettivamente, un incontro eccezionale. Ho fatto mille provini in giro per tutta la Francia prima di trovarla. Ho provato con attrici note e meno note. Lei mi ha colpito; cinematograficamente parlando, me ne sono subito innamorato. È una ragazza straordinaria, che sa cantare, che sa scrivere. Ha portato moltissimo al film, e ha contribuito a costruire il proprio personaggio. È stata lei ad adattare la poesia di Louise Michel L’Hirondelle, che non era prevista nella sceneggiatura. Abbiamo trovato quella raccolta di poesie per caso, nella fattoria scelta come set della «corte dei miracoli». Finire con l’Hirondelle mi è sembrato perfetto per Le vele scarlatte. E grazie a Juliette è diventata una canzone che chiude i titoli di coda .Anche per il ruolo del padre di Juliette, il cast è stato lungo. Avevo in testa un’idea ben precisa, e non riuscivo a riconoscerla nei volti che mi venivano proposti. Volevo qualcuno la cui corpulenza eccezionale stridesse con la leggerezza della bambina. E, nella stessa maniera, volevo che le sue mani tozze stupissero per contrasto con i gesti precisi e le delicate creazioni di cui sono capaci. Infine, il mio produttore mi ha proposto Raphaël Thiery. Sono stato conquistato dal suo incredibile talento e dall’espressività del suo volto antico. Ho subito detto: è lui.
Il regista traccia alcuni parallelismi tra “Le Vele Scarlatte” e il suo precedente adattamento “Martin Eden”, entrambi racconti a sfondo storico.
Martin Eden tradisce la sua famiglia per istruirsi e cambiar vita, prende le distanze dalle sue origini. Non è un tradimento di classe, ma di affetti. Ed è ben più profondo, tanto che alla fine ne è come consumato. Juliette è un anti-Eden. Bambina, ha la possibilità di andar via, di studiare in città e farsi una vita. Decide al contrario di rimanere a fianco del padre e lavorare con lui. Solo la morte di Raphaël la libera da quel patto. Che però non è stato per lei né un sacrificio né una violenza. Juliette continua a far parte di una comunità matriarcale. Quella di Martin Eden è una figura torturata. Le vele scarlatte al contrario di “Martin Eden” è un film arioso. In realtà, non è più possibile fare film storici. Ricostruire fedelmente un’epoca è diventato impossibile da un punto di vista economico e produttivo anche perché le maestranze scompaiono come scompaiono gli artigiani nel mondo moderno. Il personaggio di Raphael è un esempio emblematico in tal senso. Non c’è un modello a cui riferirsi. Bisogna trovare ogni volta nuove strade. È vero che anche Martin Eden è un adattamento e che la storia è ambientata nel passato. Ma con Le vele scarlatte è solo il metodo che è comune. Rossellini, Bresson hanno fornito dei metodi e da loro si può imparare rapidamente tutto quello che c’è da sapere sul cinema. Non sono tuttavia dei modelli da imitare ma appunto metodi del fare cinema. Con il direttore della fotografia, Marco Graziaplena abbiamo preso il film in mano e lo abbiamo girato come un documentario con quella freschezza e quell’impeto che hanno fatto sì che l’opera venisse realizzata. È una creazione che integra in continuazione quello che avviene sul set. La cosa importante non è l’intenzione originaria. Almeno, nel mio caso non è mai stato così. Non sono di quei cineasti per i quali fare cinema significa trasporre alla lettera la sceneggiatura. Ammettiamo che io avessi l’intenzione di fare un film sull’emancipazione femminile. Chi sono io per dire come si emancipa Juliette? Pretenderlo sarebbe fasullo. Invece, il fatto di documentare come la poesia L’Hirondelle, trovata per caso sul set, sia entrata nel film, come Juliette se ne sia appropriata, come l’abbia fatta sua creando una canzone, ecco un esempio di come, per me, un film riesce a mostrare qualcosa.
Le Vele Scarlatte – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore libanese Gabriel Yared premiato con un César nel 1993 per la colonna sonora di L’Amant di J.J. Annaud e nel 1997 ottiene un Oscar, un Golden Globe e un Grammy Award per le musiche de Il paziente inglese di Anthony Minghella. Altri crediti di Yared includono Il talento di Mr. Ripley e Ritorno a Cold Mountain che gli sono valsi due candidature all’Oscar, Shall We Dance? con Richard Gere e Jennifer Lopez, l’acclamato dramma tedesco Le vite degli altri, l’horror 1408 tratto da Stephen King e il biopic Judy con Renée Zellweger che ha vinto l’Oscar alla miglior attrice per il ruolo di Judy Garland. Nel 2004 la sua versione della colonna sonora di Troy è stata rifiutata dal regista Wolfgang Petersen e sostituita con quella di James Horner.
Gabriel Yared parla della collaborazione con il regista Pietro Marcello: Siamo entrambi mediterranei, autodidatti, appassionati della nostra professione, entrambi amanti di Johann Sebastian Bach, e condividiamo lo stesso punto di vista sul ruolo essenziale della musica in un film e sul suo uso fuori dai sentieri battuti. Ho incontrato Pietro Marcello nel dicembre 2020 dopo aver visto il suo straordinario film “Martin Eden”. È una delle mie più lunghe collaborazioni con un regista, il tempo di un film. Una collaborazione diventata un’amicizia sincera e solida. Durante questo lungo periodo di lavoro e di scambi ci siamo visti ogni settimana e ho composto, prima e durante le riprese, i temi delle canzoni e delle musiche di “Le vele scarlatte”. Pietro è un artista integro che ammiro profondamente.
Il regista Pietro Marcello sulla sua prima collaborazione con un compositore: Quella con Gabriel Yared è stata in effetti un’esperienza completamente nuova e, devo dire, fondamentale. Gabriel ha accompagnato il progetto fin dall’inizio e mi è stato vicino. È un uomo straordinario, un grande compositore contemporaneo con il quale ho condiviso tutto ed è stato una delle guide più importanti di questo lavoro, un vero riferimento. Grazie a lui ho imparato tante cose e posso solo ringraziarlo per tutto quello che ha saputo dare a me e al film. In generale è stato bello poter lavorare con delle persone con le quali sono riuscito a costruire un rapporto di complicità e di stima. Tra le molte nuove collaborazioni è stata preziosa quella con Marco Graziaplena, direttore della fotografia che stimo da molti anni. Ho trovato grande affinità anche con Carole Le Page, una montatrice di talento con la quale mi sono trovato a lavorare per la prima volta. Carole ha portato un grandissimo contributo al film grazie al suo spirito chiaro, direi «cartesiano», alla sua sensibilità e al suo punto di vista eccellente. Io ho la passione dell’artigianato cinematografico. Colleziono materiali, mi sviluppo da solo le pellicole, mi preparo i prodotti chimici… Potrei raggiungere l’autarchia, fare tutto da solo e decidere ogni cosa. Ma provo un piacere altrettanto forte nel creare delle comunità di lavoro dove ognuno porta del suo. Come diceva Renoir, il cinema si fa con gli amici. È ancora possibile? Forse sì, forse no. Il mondo intorno a noi cambia, e di conseguenza anche noi ci adattiamo al mondo. Bisogna tuttavia imparare a dire no e a prendere le distanze da un sistema che rischia di diventare sempre più disumano.
1. Passacaglia (3:27)
2. Étoile – Gabriel Yared, Juliette Jouan (3:43)
3. Raphael Arrives (3:37)
4. In Town (1:02)
5. The Cave of Jeanne d’Arc (1:50)
6. Bullies and Witches (2:09)
7. Fernand (1:36)
8. Young Juliette (2:02)
9. Les voiles ecarlates – Gabriel Yared, Juliette Jouan (2:40)
10. At the Bar (1:14)
11. Medals (3:28)
12. Figurehead (2:14)
13. The Adventurer (2:48)
14. Si tu es une fille – Gabriel Yared, Juliette Jouan, Ines Es Sarhir (1:19)
15. Little Boat (0:39)
16. Coquinette – Gabriel Yared, Louis Garrel (3:01)
17. Marie (1:21)
18. The Funeral (3:34)
19. At Sea (1:45)
20. L’envol Suite (4:45)
21. Hirondelle – Gabriel Yared, Juliette Jouan (2:25)
La colonna sonora de “Le vele scarlatte” sarà disponibile su Amazon dall’11 gennaio 2023.
Le Vele Scarlatte – Foto e poster