Lei – Her: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Anche i critici hanno un cuore. E Spike Jonze li ha fatti innamorare. Con il suo “Lei – Her”, naturalmente. Vi siete innamorati anche voi?
Lei (Her), diretto e scritto da Spike Jonze, è uscito nei nostri cinema il 13 marzo scorso. Interpretato da Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Chris Pratt, Portia Doubleday, Katherine Boecher, ha nell’edizione originale Scarlett Johansson come voce di Samantha (in Italia c’è Micaela Ramazzotti); il film ha vinto l’Oscar 2014 come miglior sceneggiatura originale battendo American Hustle, Blue Jasmine, Dallas Buyers Club e Nebraska. Dopo aver letto la nostra recensione, ecco arrivare la parole dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 94%. Wow. Voi avete visto il film? Vi è piaciuto?
Liam Lacey – Globe and Mail: una strana e triste storia d’amore, combinata con una meditazione sulla tecnologia come acceleratore di solitudine sociale. Voto: 3.5 / 4
Jessica Herndon – Associated Press: un meraviglioso mondo creato da Jonze.
Rene Rodriguez – Miami Herald: condivide un sacco di temi con “Eternal Sunshine of Spotless Mind”, un’altra storia sulla difficoltà di passare dalle relazioni che una volta sembravano destinate a durare per sempre. Voto: 4/4
Tom Long – Detroit News: Deliziosamente divertente, anche se un po’ snervante… Voto: A
Steven Rea – Philadelphia Inquirer: una malinconica e meravigliosa meditazione su dove siamo e dove potremmo andare. Voto: 4/4
Chris Vognar – Dallas Morning News: Una storia d’amore bruciante per i nostri tempi. Voto: B +
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: Spike Jonze incoraggia la nostra soggezione ai misteri della vita, anche se arrivano in forma di tecnologia. Voto: 3.5 / 4
Bill Goodykoontz – Arizona Republic: La fantascienza supporta la storia senza sopraffazione e il romanticismo è autentico, anche se è virtuale. Voto: 5/5
Christopher Orr – The Atlantic: un film straordinariamente ingegnoso ma, cosa più importante, è un film che trascende la propria ingegnosità per realizzare qualcosa di simile alla saggezza.
Moira MacDonald – Seattle Times: “Her” è un toccante piacere vivace. Voto: 4/4
Ty Burr – Boston Globe: Avete sentito parlare di favole per il nostro tempo? “Lei” è una favola per il prossimo futuro. Voto: 4/4
Randy Myers – San Jose Mercury News: Spike Jonze è un regista avventuroso che non ha mai paura di cadere. In “Her” è un osservatore saggio per un enigma moderno. Voto: 3.5 / 4
Richard Roeper – Richard Roeper.com: Una delle storie più originali, divertenti e strazianti dell’anno. Voto: 4/5
Elizabeth Weitzman – New York Daily News: Una storia d’amore straziante che suonerà vera per tutti coloro che hanno trovato, perso, o sono ancora in attesa, con impazienza, della propria anima gemella. Voto: 5/5
Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: Il film è costantemente avvincente e – anche se questo non è un difetto, ma una constatazione – dice sicuramente cose diverse per persone diverse. Voto: 3.5 / 4
Peter Howell – Toronto Star: Una storia d’amore struggente che misura il costo emotivo di vivere troppo in profondità all’interno del mondo virtuale. Voto: 3.5 / 4
Kenneth Turan – Los Angeles Times: Acerbo, emozionale, provocatorio, inquietante, strano e meraviglioso.
Andrew O’Hehir – Salon.com: un universo coinvolgente e trascendente.
David Fear – Time Out New York: malinconico, commovente e imperdibile. Voto: 4/5
Scott Foundas – Variety: Singolare, ironicamente divertente, una considerazione sottilmente profonda del nostro rapporto con la tecnologia.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Spike Jonze, sempre con tanta voglia di stupire (Essere John Malkovich) offre un film intelligente e monocorde nella forma; nella sostanza presenta il conto di problemi attualissimi, anticipati dalla sensualità al computer del Don Jon. Il dilemma è: comanda il cuore o la parola?
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Premio Oscar 2014 per la migliore sceneggiatura, è anche un film in ogni senso all’altezza dei magnifici cinque in gara per l’Oscar quest’anno: eccellenti regia, fotografia, scenografia, colonna sonora; disarmante, sommessa poetica l’interpretazione di Joaquin Phoenix; deliziosa l’amica del cuore Amy Adams; sexy e accattivante la «voce» Samantha, nell’originale Scarlett Johansson, e nella versione italiana Micaela Ramazzotti.
Dario Zonta – l’Unità: “Her” di Spike Jonze, riesce, nel bene e nel male, forzatamente o meno, a svolgere questo dipositivo, a fare dell’assenza (ben più forte presenza) il centro di una riflessione tutt’altro che banale perché non limitata alle questioni dell’amore (…) Jonze ha dimostrato di essere sufficientemente “metafisico” (…)
Maurizio Acerbi – il Giornale: Ha vinto il Premio Oscar per la sceneggiatura, minimo sindacale per uno dei film più interessanti e accattivanti degli ultimi anni (…) La rappresentazione che Jonze fa delle relazioni umane fa riflettere. Certo, si può obiettare che lo scenario è assurdo. Pensate, però, a come comunicava la nostra società, pochi decenni fa.
Roberto Escobar – L’espresso: (…) Theodore e Samantha vivono insieme ancor più che se fossero entrambi di carne. A che cosa può tendere di meglio, il desiderio di un uomo o di una donna? Ma si tratta di un’illusione. Non si condivide la vita di nessuno. Giorno dopo giorno si muta, ancor più se si viene arricchiti dall’amore di un altro. Ma si rimane se stessi, altri rispetto all’altro, si sia di carne o si sia digitali come un Os1. Ci restano però sempre le parole, e in primo luogo la loro scrittura, come splendida virtualità in cui vivere l’illusione.
Natalia Aspesi – la Repubblica: (…) La voce seduttrice in lingua originale è quella di Scarlett Johansson, nella versione italiana è quella di Micaela Ramazzotti, brava quanto la diva americana, e allo spettatore giova ricordare quanto le due cineinvisibili nella realtà siano belle. Basta un auricolare e uno smartphone che spunta dal taschino della camicia e Theodore non è più solo ma in due, ovunque. Il tutto si svolge in un futuro molto vicino, almeno per quel che riguarda il veloce, feroce progresso disumanamente tecnologico, in cui sistemi operativi efficienti come Samantha possono collegarsi con 8316 persone e innamorarsi di 641.
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