Lemony Snicket secondo i blogger
Questa volta, le recensioni giungono da chi lo ha visto in anteprima grazie a Fanatic About Festivals.Tratto dai romanzi L’infausto inizio, La stanza delle serpi e La finestra funesta di Lemony Snicket, il film di Brad Silberling racconta le avventure dei tre fratelli Baudelaire, rimasti orfani e affidati alle cure del malvagio conte Olaf (Jim
Questa volta, le recensioni giungono da chi lo ha visto in anteprima grazie a Fanatic About Festivals.
Tratto dai romanzi L’infausto inizio, La stanza delle serpi e La finestra funesta di Lemony Snicket, il film di Brad Silberling racconta le avventure dei tre fratelli Baudelaire, rimasti orfani e affidati alle cure del malvagio conte Olaf (Jim Carrey). I tre ragazzi sono dotati di particolari abilità: Violet è in grado di costruire quasi qualunque cosa, Klaus ha una memoria prodigiosa e la piccola Sunny divora tutto ciò che si trova davanti. Grazie a queste abilità potranno difendersi dalle insidie preparate dal Conte Olaf, intenzionato a mettere le mani sulla loro fortuna [fanatic about festivals].
io, i libri di lemony snicket, li ho letti tutti. in inglese. sto leggendo l’undicesimo, mentre in italia quei di salani han appena pubblicato il nono, in concomitanza con l’uscita del film, dove c’è jim carrey che fa il cattivo conte olaf, che vuol prendersi l’eredità dei tre fratelli baudelaire, e c’è maryl streep che fa la vecchia zia del terzo libro. [eiochemipensavo]
Bello, ve lo consiglio!
Non dico niente su alcuni dettagli esilaranti, visto che il film uscirà venerdì, casomai ne riparliamo meglio più avanti. [spritz]
Brad Silberling si misura con una fiaba gotica e brillante senza cadere in facili eccessi, facendo un uso misurato e sempre funzionale degli effetti speciali e puntando sulla ricchezza di scenografie, trucco, costumi e musiche originali: il risultato è un mondo a cavallo fra l’estetica di Tim Burton e le atmosfere dark di Nightmare before Christmas, confezione ideale per una trama che, pur non smettendo mai di divertire, poco concede al buonismo e all’happy ending, se non (moderatamente) in un finale che pare promettere un sequel. [lo scaffale]