L’innocenza del peccato: recensione in anteprima
L’innocenza del peccato (La fille coupée en deux, Francia, 2007) di Claude Chabrol; con Ludivine Sagnier, Benoît Magimel, François Berléand, Mathilda May, Caroline Sihol, Etienne Chicot, Marie Bunel, Valeria Cavalli.Lo si definisce “Chabrol minore”, ed è facile, guardando questo La Fille coupée en deux di Claude Chabrol (traduzione: La ragazza tagliata in due), poter confermare
L’innocenza del peccato (La fille coupée en deux, Francia, 2007) di Claude Chabrol; con Ludivine Sagnier, Benoît Magimel, François Berléand, Mathilda May, Caroline Sihol, Etienne Chicot, Marie Bunel, Valeria Cavalli.
Lo si definisce “Chabrol minore”, ed è facile, guardando questo La Fille coupée en deux di Claude Chabrol (traduzione: La ragazza tagliata in due), poter confermare questa definizione. La nuova fatica del grandissimo regista rimette mano alle storie d’amore morbose, all’ambiente della borghesia e ai temi che gli sono cari: e i Cahiers hanno notato che forse c’è una certa piattezza nello stile.
Se si va a guardare lo stile, non c’è nulla per cui urlare al miracolo, nonostante le indiscusse capacità del regista (che regala comunque ottime sequenze). Ma perché Chabrol avrebbe dovuto dar prova (ancora?) di saper muovere la macchina da presa? L’innocenza del peccato è lineare, sia dal punto di vista stilistico che narrativo, e nonostante questo sa coinvolgere e creare un clima sottilmente morboso. E descrive i suoi personaggi con lo stesso cinismo di sempre.
Si parla di un triangolo tra un’annunciatrice televisiva del meteo, uno scrittore ormai non più giovane e un ricco, giovane e psicolabile ragazzo -che è forse il personaggio più “macchiettistico”, ma per questo non privo di qualche sfumatura inquietante-. Nulla di nuovo sotto il sole? Probabile. Ma L’innocenza del peccato è appunto interessante, ben scritto e non privo di qualche momento indimenticabile.
Godetevi infatti la scena in cui la bellissima Ludivine Sagnier entra con un insieme di piume di pavone inserite esattamente “lì”, gattonando sul pavimento. E restate ad ascoltare i dialoghi che, doppiaggio permettendo, sono sempre calibrati e ben scritti, e rendono godibile la situazione di un triangolo in cui ambizioni, desiderio e ossessione si fondono assieme, senza tra l’altro dover per forza mostrare tutto, anzi.
L’alta borghesia ne esce ancora una volta distrutta, certo in maniera sottile, ma davvero nessuno si salva e la purezza, anche nel personaggio femminile, sta altrove. E nel bellissimo finale, spettacolare, metaforico e teatrale, si capirà davvero la magia de “La ragazza tagliata in due”: che è certamente una ragazza divisa fra due uomini e divisa fra i suoi sentimenti e ambizioni, ma è prima di tutto cinema.
Voto Gabriele: 7