Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte: recensione dello spettacolo teatrale con Luke Treadaway
L’impresa di un adolescente autistico chiamato a risolvere un mistero sconosciuto a lui solo, in questa brillante trasposizione de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, fortunato romanzo dello scrittore britannico Mark Haddon
A Christopher John Francis Boone non piace essere toccato. Per niente. È proprio questo ad averlo messo nei guai: trascinato da un agente di polizia, quest’ultimo viene malmenato dal ragazzo tra strepiti e lamenti. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è uno dei romanzi più letti degli ultimi quindici anni nel Regno Unito, pluripremiato e tradotto anche altrove. D’altra parte la premessa è davvero singolare: un giovane, affetto dalla sindrome di Asperger, s’improvvisa suo malgrado detective per risolvere l’altrettanto insolito caso di un cane trafitto da un forcone.
Ciò che rende unica la sua trasposizione teatrale sta nel mettere in scena in maniera brillante il disagio ma al tempo stesso l’eccentricità della vicenda vissuta attraverso gli occhi, la mente e il cuore del suo protagonista. Una sfida non da poco, specie a teatro, dove non puoi contare su tutte quelle misure proprie del cinema, come il montaggio o gli effetti speciali; poco male, perché gli autori s’industriano a tal punto da trovare soluzioni non meno d’impatto, totalmente inserite e giustificate nella e dalla storia.
Immaginate un cortiletto, che è il Royal National Theatre così adibito; attorno gli spettatori, mentre al suo interno si muovono gli interpreti, che con una serie di luci, proiettori e davvero pochi oggetti riescono a dare vita ad uno spettacolo meraviglioso. Di solito cerchiamo di essere prudenti quando si tratta di accostarci a pièce teatrali registrate; vuoi perché si tratta di una materia delicata; vuoi perché il passaggio dal palcoscenico al grande schermo comporta un prodotto ibrido regolato da criteri diversi rispetto a quelli del prodotto film o del prodotto spettacolo. Tuttavia raramente ci è capitato di assistere ad una registrazione capace di mantenere integra fino a questo punto la natura di ciò che si tiene dal vivo.
Ho cercato di capire quali potessero essere le ragioni, accorgendomi che una di quelle principali l’ho avuta sotto gli occhi per tutto il tempo, ovvero il suo prendere in prestito non pochi escamotage propri del cinema. Ma ancora non si riesce a dare una spiegazione del perché Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte funzioni così bene, sicché tocca andare ancora più a fondo e sviluppare tale considerazione. Quello che abbiamo davanti è infatti un’opera che della multisensorialità fa il suo elemento base, un carattere peculiare che non è aggiunta, mero orpello, bensì ossatura, colonna vertebrale. Un po’ come quando qualcuno tira fuori un’idea spettacolare senza riuscire ad andare oltre all’installazione artistica; ecco, qui l’arte è totalmente asservita alla narrazione, nonché alla recitazione. Non semplicemente un fascinoso tour de force visivo, che lascia esterrefatti per il mero sforzo tecnico.
Quando Christopher viene schiaffeggiato, nella sala rimbomba un rumore pungente che va poco a poco spegnendosi. Un altro passaggio alquanto emblematico sta nell’approdo del nostro a Londra: a quanto pare uno dei limiti di chi soffre di questa forma d’autismo sta nell’incapacità di filtrare le informazioni ambientali, quali che siano le fonti. Attraverso l’armonia di luci, suoni e movenze degli attori riusciamo a cogliere il disagio di chi si trova investito da una mole di sollecitazioni che non riesce in alcun modo a tollerare. Un po’ come essere violentati dalla folla, con le sue voci ed il suo passo spedito, dal rumore dei treni e così via, finanche dall’indifferenza di tutto ciò.
Senza contare che, più di ogni altra cosa, questa è la storia di come a un ragazzo estremamente intelligente poiché autistico, dunque al tempo stesso estremamente limitato, tocca risolvere non uno bensì due misteri, di cui il secondo lo coinvolge radicalmente di persona. E per farlo deve uscire da sé stesso, non come chi è semplicemente debole ma come colui che è strutturalmente tarato per non riuscirci, causa una condizione che non lo debilita soltanto bensì lo blocca in maniera pressoché irrimediabile.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte rappresenta perciò uno spettacolo coraggioso, oltremodo ispirato e recitato magnificamente (onore a Luke Treadaway, che interpreta l’irresistibile protagonista). Pregno di un humor che non è mai fuori posto, e che anzi impreziosisce e stempera i toni di un giallo contemporaneo che riesce a maneggiare con una grazia speciale temi delicati, inglobandoli senza rimanerne schiacciato. Una di quelle rare opere che riesce a far sorridere, commuovere e riflettere tenendo costantemente desto quel senso di meraviglia che dovrebbe essere il fine di ogni forma d’espressione artistica.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (Regno Unito, 2015) di Marianne Elliott. Con Luke Treadaway, Matthew Barker, Howard Ward, Nicola Walker, Una Stubbs, Nick Sidi, Paul Ritter, Rhiannon Harper-Rafferty, Sophie Duval e Niamh Cusack. Nelle nostre sale martedì 5 maggio, solo per un giorno. Su Nexo Digital trovate la lista delle sale dove di svolge la programmazione.