Locarno 2010: Monsters – La recensione in anteprima
Monsters (Monters) Regia di Gareth Edwards, con Scoot McNairy, Whitney AbieUn fotografo free lance accetta suo malgrado di soccorrere la figlia del suo editore finita nei guai in un piccolo paese del Messico centrale. Sei anni prima quello una navicella spaziale precipitò in questa area liberando nell’atmosfera alcuni funghi alieni che diedero vita a strane
Monsters (Monters) Regia di Gareth Edwards, con Scoot McNairy, Whitney Abie
Un fotografo free lance accetta suo malgrado di soccorrere la figlia del suo editore finita nei guai in un piccolo paese del Messico centrale. Sei anni prima quello una navicella spaziale precipitò in questa area liberando nell’atmosfera alcuni funghi alieni che diedero vita a strane ed enormi creature ibride. Una grossa fetta dell’America Centrale fu dichiarata zona infetta e chiusa militarmente dall’esercito messicano a sud e da quello americano a nord. In questa area ogni anno si verificano delle migrazioni di esseri simili a piovre di oltre cento cinquanta metri di altezza capaci di distruggere ogni cosa capiti nelle loro vicinanze. Persi i documenti per poter ottenere un passaggio sicuro in nave, i due protagonisti decidono di affrontare i pericoli della zona contaminata piuttosto che rimanere intrappolati nel paesino messicano in attesa che si concluda il periodo delle migrazioni, sei mesi dopo.
Non è difficile risalire al mito di Davide che uccide il gigante Golia nell’eterna sfida tra esseri umani e mostri giganti a cui il cinema di fantascienza ci ha abituato. Non si tratta certo di una formula narrativa moderna, tanto che può essere rintracciata in tutta la storia del cinema. Nell’epoca dei pionieri si lavorava con la tecnica del passo uno, dal King Kong del 1933 al Kraken di Ray Harryhausen, negli anni Cinquanta bastavano lenti focali deformanti come per la tarantola gigante de La vendetta del ragno nero o grandi costumi in gommapiuma come quelli di Gohjira e dei Kaiju Eiga (il film di mostri Giapponesi). Poi è arrivata l’epoca di Carlo Rambaldi e degli animatronic, infine fu Steven Spielberg col Jurassic Park a sdoganare gli effetti digitali per dar vita a creature immense che potevano interagire in modo credibile con i personaggi umani e l’ambiente che li circonda. Da allora l’evoluzione della computer graphic ha permesso di realizzare qualsiasi tipo di essere mostruoso con il solo limite dell’immaginazione del suo demiurgo, il regista ovviamente.
Nel cinema contemporaneo sono due i titoli di riferimento per questo genere, parliamo di District 9 di Neill Blomkamp e Cloverfield di Matt Reeves, due titoli che hanno saputo bilanciare alla perfezione le regole di questo particolare genere con un budget che è solo lontanamente confrontabile alle megaproduzioni firmate da Michael Bay. Il regista inglese Gareth Edward per il suo esordio alla regia si confronta proprio con questi due titoli per creare una storia ambientata in un presente alternativo dove lo sbarco di alcune spore aliene hanno costretto l’esercito statunitense e quello messicano a chiudere un enorme area del centro America perché contaminato. Il presupposto pare interessante ma il film, nonostante qualche critico entusiasta, non riesce a decollare proprio perché riesce a non rispettare le regole del genere e le promesse fatte al pubblico.
Il film si apre con una serie di inquadrature realizzate con telecamere di sicurezza (ormai uno standard) montate sui mezzi militari che cercano di arginare la distruzione causata da gigantesche piovre di origine aliena che, come ogni anno, compiono una tragica migrazione attraverso il Messico. Primo errore: le regole del genere prevedono infatti che si crei una forte aspettativa nei confronti dei “protagonisti” del film. Il pubblico deve aspettare. In questo caso l’esibizione prematura dell’oggetto dell’interesse sottrae molto del fascino dell’attesa che era, per citare uno esempio, il motore della tensione di un film come Cloverfield. Lo spettatore a questo punto potrà pensare che il film gli possa riservare ingenti quantità di scene ricche di effetti speciali e di creature gigantesche. Secondo errore: anche questo tipo di attesa sarà frustrata, aggravata dal fatto che la sproporzione enorme tra esseri umani e piovre giganti non permette alcun tipo di interazione che non sia quella della fuga per salvare la vita. A questo punto ci sarebbe da sperare in’una invenzione di sceneggiatura, un’idea che permetta di rendere interessante il rapporto tra i due protagonisti bellocci e un po’ ingessati (che anche un bambino scemo capisce fin dal primo momento sono destinati a finire l’uno nelle braccia dell’altro) ma anche in questo caso sono in balia degli eventi e nulla più. Terzo e più grave errore.
Un vero peccato quindi perché il trailer aveva fatto pensare al film di mostri definitivo e invece siamo dalle parti di un vorrei ma non posso, di un film di serie b spacciato per fantascienza d’autore. Eppure i presupposti c’erano, ma i difetti si sono dimostrati troppo evidenti, aggravati dalla totale mancanza di ironia, ingrediente che paradossalmente è necessario in questo tipo di film. In alternativa Edwards avrebbe potuto calcare la mano sul lato dell’effettistica, sovraccaricando il film di esseri mostruosi, aumentando esponenzialmente le dosi di esplosivi e di sangue sintetico versato sulle polverose strade messicane. Un vero peccato. Chissà che in futuro, con un budget un po’ più sostanzioso, Edwards ci riservi qualche sorpresa…
Monsters uscirà negli Usa il 29 ottobre, in Italia sarà distribuito da Filmauro. Qui potete vedere il trailer.
Voto Carlo 4
Voto Gabriele: 8