Locarno 2011 – Miracolo a Le Havre : la recensione in anteprima
Leggi la recensione di Miracolo a Le Havre, il nuovo film di Aki Kaurismäki
A due passi dal porto di Le Havre vive Marcel Marx, un anziano lustrascarpe senza soldi ma con una moglie che ama la sua bontà. In passato Marcel Marx è stato un artista vagabondo, uno scrittore clochard, che però ha scelto di stabilirsi nella cittadina francese. Marcel in strada, esercitando il suo lavoro, incontra tante persone ma i punti saldi della sua vita sono quelli attorno alla sua casa, il bar dove beve l’aperitivo con pochi amici, il piccolo negozio di alimentari che gli fa credito anche se sa che non pagherà i debiti. Il destino ha più di una sorpresa per Marcel: lo stesso giorno in cui l’amata moglie viene ricoverata in ospedale per un male che potrebbe non darle scampo avviene l’incontro con un piccolo clandestino africano che vorrebbe raggiungere Londra sognando di ricongiungersi alla sua famiglia. La polizia è sulle sue tracce ma Marcel non si scoraggia e tutto il quartiere sarà solidale con la sua missione. A volte i miracoli avvengono anche nei posti più inaspettati.
Sono pochi i registi che possono mettere la propria firma su ogni inquadratura di un proprio lavoro, basta però guardare un singolo fotogramma di Le Havre per comprendere come la mano di Aki Kaurismäki sia in grado di pennellare con colori pastello anche le più degradate periferie ad ogni fotogramma.
Quello di Kaurismäki è un cinema fatto di non-luoghi, i suoi personaggi spesso non hanno radici e si muovono come ombre tra strade, porti, stazioni e luoghi che non hanno memoria. Marcel Marx, insieme a M (il Markku Peltola de L’uomo senza passato) è forse il più azzeccato dei personaggi ispirati a questo modello. Esclusi, emarginati, poveri ma con la speranza nel cuore, sono spesso così i protagonisti del cinema di Kaurismäki.
Al suo secondo film francese dopo Vita da bohème del 1992 (titolo che sottolinea nuovamente i temi cari al regista finlandese), Kaurismäki costruisce un piccolo affresco di speranza con le tinte accese tipiche dei suoi lavoro ma con un occhio di riguardo alla storia del cinema francese. Diseredati e proletari sono i protagonisti perduti dei film transalpini, che oggi hanno lasciato spazio a una piccola e media borghesia con ben altri problemi che trovare qualcosa da mettere in tavola la sera. Così il tema dell’immigrazione diventa il motore per una solidarietà collettiva, mossa dall’amore del povero Marcel che rischia la propria libertà pur di aiutare il giovane clandestino.
Ogni elemento nei film di Kaurismäki, gli ambienti, gli oggetti, i costumi, finanche i volti dei suoi protagonisti (leggi Robert Guédiguian nei panni del commissario Monet, oltre che al cameo di Jean-Pierre Léaud) riescono a decontestualizzare temporalmente la storia, superando con minimalismo estetico le barriere temporali e trasformando la narrazione in un messaggio valido universalmente, al di fuori del tempo.
Andrè Wilms è la colonna su cui è costruito il film, personaggio apparentemente imperscrutabile all’inizio diventa sempre più un padre putativo di un “monello” che riporta alla mente Charlie Chaplin, ma fondamentale come sempre è la presenza al suo fianco di Kati Outinen, nei panni di una moglie affettuosa ma anche rigida amministratrice dell’economia domestica. La Outinen è da sempre considerata come la musa ispiratrice di Kaurismäki, ruolo che sembra apprezzare e saper gestire alla perfezione.
Ne scaturisce un film piccolo e delicato, ben lontano da quello che le sale di proiezione ci hanno abituato, ma allo stesso tempo un film che riconcilia con il cinema e con la vita (si faccia un confronto con i temi analoghi del film Welcome, ma che sono trattati in modo diametralmente opposto).
Qui potete vedere il trailer di Le Havre
Voto Carlo 8
Voto Federico: 3
Le Havre (Le Havre, drammatico, Finlandia, Francia, Germania 2011) Regia di Aki Kaurismäki, con Jean-Pierre Léaud, Kati Outinen, Elina Salo, Evelyne Didi, André Wilms, Jean-Pierre Darroussin