Locarno 2013, Sangue scuote il Festival col racconto dell’omicidio Peci
Unico film italiano in concorso presenta il dolore nelle sue più varie forme, la platea si divide.
Un film del genere non poteva lasciare indifferenti: Sangue, ultima fatica del regista e attore Pippo Delbono ha diviso il pubblico del Festival di Locarno, dove è l’unico film italiano in concorso. Un documentario crudo, realizzato con la spietata veridicità che da sempre contraddistingue le opere dell’artista ligure: un docu-film sul dolore nelle sue diverse forme, un viaggio attraverso la morte girato con una piccola telecamera e un telefonino. Si parte con le immagini dell’Aquila martoriata, per poi passare alle immagini del funerale dell’ex brigatista Gallinari: tra i presenti Giovanni Senzani, ora uomo libero dopo 25 anni di carcere per aver ucciso, nel 1981, Roberto Peci, “reo” di essere il fratello di un compagno pentito.
E proprio Senzani è uno dei protagonisti del film, dove racconta e analizza il tragico gesto compiuto oltre trentanni fa: lucidamente, senza patemi o lacrime. Il pubblico si divide e già alcuni abbandonano la sala a metà proiezione, quando le immagini si soffermano sugli ultimi momenti di vita della madre del regista, ripresa mentre parla di amore, morte, poesia. Un tributo di Delbono all’amore filiale e all’amore per la vita stessa, sublimata nel suo momento più estremo. Alla fine arrivano gli applausi ma anche critiche e polemiche. Il regista precisa:
“Mi accusano di fare pornografia del dolore, ma guardo in faccia la morte per poter guardare altri morti: la vera pornografia sta altrove, in tv, nel teatro, nel cinema, nella politica, nell’arte, nella religione, in un paese che vive sempre nella menzogna e teme di giudicare e di capire il passato, teme la verità.”
Non usa mezzi termini il regista e difende la libertà di espressione, sua e di tutti. E d’altronde, se presentati senza inutile cruenza, morte e dolore sono argomenti connaturati alla vita dell’essere umano tanto quanto vita e amore:
“Io aspetto che sia la vita a darmi una sceneggiatura, non sono io a scriverla. E nel caso di Sangue non avrei potuto parlare della morte di mia madre, che credeva nei miracoli, senza il contrappeso di Giovanni (Senzani Ndr) che si illudeva di poter cambiare il mondo. Per questo è un film che attraverso la morte parla dell’amore e della vita.”