Locke: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Leggiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “Locke” con un bravissimo Tom Hardy
E’ uscito il 30 aprile scorso il thriller Locke, diretto da Steven Knight con Tom Hardy protagonista, affiancato da Ruth Wilson, Andrew Scott, Olivia Colman, Tom Holland, Ben Daniels, Bill Milner, Alice Lowe. Dopo aver letto la nostra positiva recensione, oggi vi regalo uno sguardo sui commenti dei critici Americani e Italiani. Mentre scrivo, su Rotten, il film ha accumulato il 91% di recensioni positive. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto?
Richard Roeper – Richard Roeper.com: Uno dei miei film preferiti degli ultimi due anni. Grande sceneggiatura, Tom Hardy è brillante in ogni ruolo. Voto: 5/5
Claudia Puig – USA Today: Un magnifico dramma che risuona potente. Voto: 4/4
Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Sembra una sorta di trucco, e forse lo è. Ma non importa. Tom Hardy è magnetico, usa solo la voce e gli occhi per affascinare.
Michael Phillips – Chicago Tribune: “Locke” è un atto unico, e Tom Hardy è il suo solista di talento. Voto: 3/4
Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: Il cinema senza effetti speciali, ma con emozioni umane e un volto in primo piano. Voto: 3/4
David Edelstein – Vulture: non dimenticherete mai il volto di Tom Hardy.
David Thomson – The New Republic: “Locke” è il film più inaspettato, brillante e accattivante dell’anno.
Kenneth Turan – Los Angeles Times: Sembra artificioso, e lo è. Sembra una bravata, ed è anche questo. Può anche sembrare noioso, ma non lo è.
Peter Travers – Rolling Stone: “Locke” è un concentrato di suspense claustrofobica e feroce emozione, soprattutto perché Tom Hardy, meglio conosciuto come Bane in “The Dark Knight Rises”, è una meraviglia ardente. Voto: 3.5 / 4
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Tom Hardy è seducente, straziante, esplosivo e emozionante.
Leslie Felperin – Variety: Un eccezionale one-man show per Tom Hardy, questo studio ingegnosamente eseguito nel minimalismo cinematografico ha profondità, bellezza ed equilibrio.
David Rooney – Hollywood Reporter: Una narrazione virtuosa.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Le ragioni del successo (alla Mostra di Venezia record di plausi) s’intrecciano come le voci umane e disumane (ogni riferimento al monologo di Cocteau non è casuale) del telefonino, insieme all’ottima colonna sonora di Hinchliffe, nell’atmosfera di un viaggio al buio fisico e metafisico, la anticamera di una crisi rimandata fino al prossimo motel.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: La struttura è quella di un kammerspiel ambientato nel vano claustrofobico di un auto diretta da Birmingham a Londra: alla guida Ivan Locke che durante l’intero tragitto non fa che dialogare via telefono con invisibili interlocutori. La tesa drammaturgia del film è imbastita sull’intreccio di queste conversazioni, , ma non meno incisivo è il mobile gioco di angolature (tre camere digitali) sul viso di Locke che, pur sempre sotto controllo e senza alzare la voce, tradisce il profondo turbamento di un uomo sul crinale di una svolta esistenziale decisiva.
Alberto Crespi – l’Unità: “Locke” è un film da mostrare nelle scuole di cinema e non: qualunque giovane cineasta che si lamenta della crisi e dei finanziamenti sempre più scarsi per il cinema dovrebbe farne tesoro. Queste sono idee che “spaccano” quando non si ha la fortuna (?) di lavorare a Hollywood. Inutile dire che servono fantasia e talento , e serve un attore enorme come Tom Hardy. Dicono che per un attore le scene al telefono sono le più difficili: se è così, Locke è il film attorialmente più difficile della storia, e guardate un po’ come è riuscito.
Massimo Bertarelli – il Giornale: Possibile che per una sveltina di una sera, con una stagionata bruttina che non ama, butti via famiglia a e lavoro? E no, la storia proprio non regge.
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