Luca Miniero: “C’è un pregiudizio della critica sulle commedie”. Ma è veramente così?
Il regista di “Benvenuti al nord” e “Benvenuti al Sud” sta per uscire con il suo nuovo film “Un boss in salotto” e analizza lo stato della commedia in Italia. Tra verità e contraddizioni…
Se partiamo dal presupposto che l’effetto comico nasce dal ribaltamento dell’usuale, allora il nuovo film di Luca Miniero, “Un boss in salotto”, dovrebbe garantire una certa quantità di risate al pubblico, grazie all’effetto destabilizzante provocato da Ciro (Rocco Papaleo), pregiudicato camorrista, nella vita della sorella (interpretata dalla Cortellesi) e del marito di lei (Luca Argentero), residenti nella città più nordica e meno italiana dello stivale, Bolzano o Bozen che dir si voglia.
Un film che va a collocarsi al terzo posto di una Trilogia di Miniero (“d’oro”, visti gli incassi) iniziata con Benvenuti al Sud, proseguita con Benvenuti al Nord e completata (al momento) dal Un boss in salotto volta a sensibilizzare l’italico pubblico sui troppi luoghi comuni che dall’impresa dei Mille in poi (ma con radici ben più lontane) flagellano la società italiana.
In una recente intervista al Corriere della Sera il regista ha esposto il suo punto di vista sul cinema italiano e sullo stato della commedia italiana.
“Il primo (luogo comune Ndr) è sugli incassi. O c’è il grande risveglio o sono apocalittici. E allora le commedia non farebbero più ridere. Senza contare che rappresentato il 70% del cinema italiano ed è come dire che tutti i film vanno male. I critici dovrebbero vederli in sala, in mezzo alla gente, vedere le loro reazioni. C’è un pregiudizio sulle commedia, se è becera piace di più perché è radical chic, mentre il povero Checco Zalone, che è geniale, è molto criticato. Quando si dice che una commedia è intelligente è finita sei sicuro che sarà un flop e il pubblico non andrà a vederla.”
In questo primo pensiero ritengo ci siano affermazioni condivisibili, altre contraddittorie. Innanzitutto gli incassi. Le commedie, specialmente i cine panettoni, continuano ad esercitare sul pubblico un appeal notevole, anche grazie a un tranquillizzante piattume nelle sceneggiature che preservano gli spettatori da inquietanti sorprese e garantiscono, nei momenti chiave, il riso liberatorio derivato da rumori intestinali, accoppiamenti clandestini, seni procaci e gergalità regionali (meglio se romanesche, partenopee o meneghine).
Miniero si è sempre posto a un gradino più alto, ma se non vuole essere etichettato come “regista di commedie” intelligenti, pena le sale deserte, dai critici, dove vuol essere posto? In una categoria di “commedie leggere, non volgari, non dissacranti, non intelligenti ma con un giusto quantitativo di acume”?
“Penso che la volgarità è nella ripetitività e nella banalità dei temi, nella ricerca della facile risata.”
Sicuramente. Ma nel riproporre per la terza volta nell’arco di pochi anni l’identico gioco delle parti, dando prima una mescolata al mazzo dell’intreccio, con il prima il “polentone” estraniato al sud, poi il “terrone” estraniato al nord e infine il “camorrista” che ruba la scena alla sorella nella patria del Südtiroler Volkspartei, sembra un riproporre gli stessi temi. E anche un po’ il, cercare la facile risata. Totò, Peppino e la malafemmina con il celebre “Noio volevam savoir…” pronunciato ai piedi del Duomo di Milano, risale al ’56, ma la formula sembra rimasta la stessa. Il malinteso, la reciproca diffidenza e poi, infine il tanto sospirato “volemose bene”, happy ending preferito di noi “italiani brava gente”. Inoltre, trattare ironicamente argomenti scottanti, per non dire tragici, come la camorra richiede una sensibilità non comune, che vedremo se non risulterà banale e saprà, nelle mani di Papaleo, esulare dai soliti luoghi comuni.
“Il senso dell’umorismo spesso racconta l’Italia più del cinema d’autore.”
Si, a volte. Il regista non porta esempi al proposito, ma se Vacanze di Natale racconta meglio l’italia di Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto o Io non ho paura, forse è giunto il momento di emigrare.
Dopo una più che giusta critica al fenomeno “pirateria”, che tanti danni sta provocando al cinema sia italiano che internazionale, Miniero prosegue con una grande verità, a proposito di cosa manca alla commedia italiana rispetto a quella di 40 anni fa:
“Mancano De Sica e Monicelli, Gassmann e Mastroianni, sceneggiatori come Age e Scarpelli. C’è un po’ meno talento, manca un sistema cinema.”
Mancano anche Tognazzi, Sordi, Walter Chiari, Aldo Fabrizi… Manca un elenco interminabile di grandi attori, sceneggiatori e registi di classe superiore, che non hanno trovato sostituti adeguati. Forse manca anche un sistema cinema, ma più probabilmente mancano le basi. Miniero cita De Sica: il regista di Ladri di Biciclette e Umberto D, film col quale fece piangere anche Charlie Chaplin. De Sica era prima di tutto un grande regista a livello formale, poi sapeva anche far ridere. Miniero cita Gassmann: uno dei più grandi attori del ‘900 italiano, un artista partito dal teatro drammatico, un professionista maniacale, un amante della poesia, un letterato, che sapeva anche far ridere. L’attuale generazione di cabarettisti prestati al cinema, di comici televisivi che tentato (o sono tentati) di fare gli attori non possono sostituire professionisti partiti dalle basi storiche del teatro e poi evoluti in istrioni. Picasso prima di essere un grande sperimentatore imparò a dipingere come Michelangelo.
Miniero, infine, pungolato sulla mancanza di “sfondo sociale” ribatte:
“Forse è più difficile essere originali in un mondo globalizzato”
Ma non dovrebbe essere il contrario? Più stimoli corrispondono a più idee, solitamente. E in Gran Bretagna sembra che la globalizzazione abbia anche portato spunti interessanti, da This is East, ai primi film di Guy Ritchie (che sanno far ridere), a Danny Boyle, che un paio di filmetti carini li ha diretti…
Forse la nostra (e per nostra intendo italiana) idea di commedia è ancorata a stilemi di 60 anni fa e l’aggiunta di qualche adolescente perennemente fisso sullo smarthphone e di famiglie che comunicano via sms il loro dissenso per il piercing all’ombelico dell’ultimogenita è solo un pallido tentativo di mascherare una seria mancanza del vero motore del cinema. Le idee.