L’uomo con i pugni di ferro: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Cosa pensano i critici del debutto registico di RZA?
Dopo la recensione di Cineblog (che dire negativa è dire poco… anche se a me non è dispiaciuto affatto), ecco arrivare uno sguardo più ampio alle critiche Americane e Italiane di L’uomo con i pugni di ferro diretto da RZA. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto? Raccontateci le vostre impressioni nei commenti. E vi provoco così: se l’avesse diretto Quentin Tarantino sarebbe stato così maltrattato?
Ty Burr – Boston Globe: sciatto, assurdamente violento, orribilmente recitato e incomprensibile.
Nick Pinkerton – Village Voice: se il film è mal fatto, è piacevolmente male fatto.
Alonso Duralde – The Wrap: Gli spruzzi di sangue, i coltelli ed i pugni volano ma l’uomo con i pugni di ferro non decolla.
Andrew Barker – Variety: possiede un serio senso di eccitazione.
Scott Bowles – USA Today: un brutto film con grandi nomi è sempre un brutto film.
Rob Gonsalves – eFilmCritic.com: Il film è innegabilmente colorato e ricco di azione. Ma qualcosa manca.
Philip French – Observer [UK]: La violenza è estrema e assurda, i combattimenti coreografati ingegnosamente.
David Michael Brown – Empire Magazine Australasia: Un esercizio vacuo ma divertente.
Jake Wilson – The Age (Australia): RZA non ha molto senso del ritmo narrativo, e gli manca il dono di Tarantino per trasformare le ossessioni adolescenziali in qualcosa di unico e personale.
Margaret Pomeranz – At the Movies (Australia): E’ così sopra le righe che ho pensato fosse uno spasso.
Christopher Tookey – Daily Mail [UK]: Gli psicopatici lo ameranno.
Peter Bradshaw – Guardian [UK]: E’ plumbeo, becero e ottuso.
Anton Bitel – Little Lies: una ricreazione affettuosa dei Kung Fu dei Shaw Brothers ma anche del tutto privo di una propria reale sostanza.
Matthew Turner – ViewLondon: Non è mai divertente come dovrebbe essere ed è deludente dalle prestazioni opache, da alcune scene di lotta deludenti, dalla sceneggiatura poco brillante e da una generale mancanza di convinzione.
Ben Rawson-Jones – Digital Spy: Russell Crowe e Lucy Liu non possono salvare questo omaggio scadente ai film di genere delle arti marziali.
Tom Clift – Moviedex: Per un uomo che si guadagna da vivere come performer e paroliere, la scrittura e la recitazione di questo rapper-cineasta lasciano molto a desiderare.
Siobhan Synnot – Scotsman: Piuttosto che emozionante, il sentimento più convincente ed evocato è il déjà vu.
Rob Carnevale – The List: potrebbe ottenere lo status di culto, ma è ancora un vero e proprio disastro.
Roger Moore – McClatchy-Tribune News Service: RZA è un attore terribile, un narratore incompetente e uno scrittore mediocre.
Nathan Rabin – AV Club: Non importa il mezzo, RZA è un costruttore che ha concettualizzato i contorni del suo sanguinoso universo creandolo nei dettagli più insignificanti.
Kevin Carr – 7M Pictures: un omaggio ai film schifosi conduce semplicemente ad un altro film di merda.
Austin Kennedy – Film Geek Central: Per quelli di voi che sono in attesa di un film di arti marziali meraviglioso e pazzo, preparatevi ad essere epicamente delusi. Perché questo film fa schifo!
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Nessuno riesce ad assurgere a statura di protagonista perché le sottostorie sono troppe e RZA, anche autore delle musiche fra hip hop e soul, è più che altro concentrato a orchestrare acrobatiche scene di combattimento, con arti spezzati e schizzi di sangue a gogò. Magari nei limiti del genere kung fu cui si ispira, il film può anche essere divertente; ma solo in quei limiti.
Maurizio Acerbi – il Giornale: Sembra un film di Tarantino ma senza un’idea di cinema.(…) Con Russel Crowe, inciccito, che riesce nell’impresa di far peggio che ne I miserabili. E senza nemmeno cantare.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Fondatore del gruppo Wu-Tang Clan, dall’influenza decisiva sulla scena della musica hip-hop, RZA ha composto molte colonne sonore. Pare che l’idea di diventare regista gli sia venuta in Cina, mentre collaborava con Quentin Tarantino sul set di Kill Bill. Anche se l’eroe del suo film ricorda quello di Django Unchained, trattandosi di un ex-schiavo nero che vuole liberare la sua bella. Giunto in un borgo della Cina imperiale chiamato Jungle Village l’uomo, che è un prodigioso fabbro, deve forgiare armi per i diversi clan in guerra tra loro. Tra gli altri personaggi troviamo un inglese misterioso (Russell Crowe) e la tenutaria di un bordello di lusso che maneggia micidiali ventagli (Lucy Liu). Fanatico spettatore dei vecchi wuxiapian venuti dall’Oriente che divorava da ragazzo nei cinema del Bronx, RZA avrebbe voluto omaggiarli con un film di quattro ore diviso in due parti (come Kill Bill); invece si è dovuto accontentare di molto meno. E il risultato non fa rimpiangere troppo le parti mancanti, risolvendosi in un catalogo di combattimenti “vintage” discretamente coreografati, ma assemblati in modo artificioso.