Madame Web, recensione: un film di supereroi senza supereroi, tra spoiler indesiderati e un “villain” non pervenuto
Madame Web, leggi la recensione di Cineblog del nuovo capitolo del Sony’s Spider-Man Universe (SSU) con protagonista Dakota Johnson.
Madame Web ha debuttato nei cinema e quello che per la regista S.J. Clarkson doveva rappresentare una “svolta” nel genere supereroistico, si è rivelato invece un disastro che la critica ha stroncato senza pietà, arrivando a definire “Madame Web” il più brutto cinecomic di sempre.
Purtroppo ci troviamo di fronte all’ennesima debacle del Sony’s Spider-Man Universe (SSU), un recente universo condiviso composto da spinoff che coinvolgono anti-eroi e personaggi meno conosciuti che ruotano attorno al personaggio di Spider-Man. Al momento l’SSU conta due film di Venom con Tom Hardy, male accolti dalla critica ma fortunati sul fronte degli incassi; a cui si aggiungono il mediocre Morbius con Jared Leto al suo secondo personaggio dei fumetti dopo il Joker della Suicide Squad e l’imminente Kraven il cacciatore con Aaron Taylor-Johnson, a cui dopo il flop di “Madame Web” spetterà l’arduo compito di risollevare le sorti dell’SSU.
“Madame Web” ci racconta le origini di una delle eroine più enigmatiche dell’editoria Marvel, con Dakota Johnson nei panni di Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan che sviluppa il potere di vedere il futuro… e si rende conto di poter usare queste intuizioni/visioni per cambiarlo. Costretta ad affrontare rivelazioni sul suo passato, Cassandra stringe un legame con tre ignare adolescenti (Sydney Sweeney, Isabela Merced e
Celeste O’Connor) destinate in futuro, se riescono a sopravvivere ad un presente che le vede braccate da un misterioso killer (Tahar Rahim), ad incarnare tre diverse spider-women, utilizzando i loro futuri superpoteri per fare la differenza. Riuscirà Cassandra Web a proteggere le tre future supereroine, sventare il piano del misterioso killer con poteri da ragno e salvare il futuro?
Al timone di “Madame Web” troviamo un’esordiente sul grande schermo, ma una veterana del piccolo schermo. Clarkson ha all’attivo un centinaio di episodi diretti per svariate serie tv, tra cui The Defenders, Jessica Jones e Orange is the New Black più un pilot per uno spinoff della serie tv Il trono di spade respinto da HBO e in seguito sostituito con House of the Dragon.
Uno dei temi del film è che non è necessario essere sovrumani per avere dei superpoteri…La maggior parte dei poteri dei supereroi derivano dalla forza e dall’agilità. Con Madame Web è tutto psicologico. – SJ Clarkson
“Madame Web” sembra avere l’intento di creare il primo cinecomic tutto al femminile in cui i supereroi sono praticamente assenti e tutto si snoda attraverso le visioni del personaggio di Dakota Johnson, che continua a “spoilerare” ciò che accadrà nelle scene successive, creando un bizzarro cortocircuito con lo spettatore. Visioni quelle della protagonista non gestite a dovere dalla regista, che è anche autrice della sceneggiatura, che si aggiungono ad un trama troppo lineare e forse più adatta ad un pilot televisivo.
C’è un tema di autodeterminazione in tutto il film che deriva dal fatto che ognuno di questi personaggi intraprende il proprio viaggio. Cassie deve risolvere le ferite del suo passato per abbracciare pienamente il futuro, e ciascuna delle ragazze arriva a scoprire di avere dei punti di forza dentro di sé che non conosceva. Mi piace molto l’idea che le persone comuni diventino eroi, perché lo sono”. Con questo film c’era l’opportunità di reinventare un mondo Marvel in cui, prima di tutto, è guidato da donne, ed è realizzato da donne – e per questo motivo, i personaggi sono reali, sono disordinati e complicati, e sono estremamente potenti. – SJ Clarkson
E’ proprio questo tentativo di umanizzare il tutto che cozza con il concept stesso di supereroe, che diventa un elemento troppo diluito all’interno di un arco narrativo che avanza imperterrito sui binari di una prevedibilità che non permette a nessun personaggio di distinguersi. Ci riferiamo alle tre adolescenti praticamente intercambiabili e ad una Emma Roberts malamente sottoutilizzata. Senza contare l’amico paramedico (Adam Scott) caratterizzato con l’accetta, a cui ad un certo punto si affidano le tre future supereroine per fare un veloce salto nelle giungle del Perù dove, in una manciata di fugaci minuti, Cassandra scopre il suo passato, si riconnette con la madre e ha anche il tempo per un veloce tutorial sul suo potere da preveggente.
Ezekiel Sims È in lotta per la sopravvivenza. Ecco qualcuno che è cresciuto povero e ha visto tutta la sua famiglia morire di fame. Questo trauma alla fine lo trasforma in un sopravvissuto. Farà tutto il necessario per rimanere in vita: è un istinto che diventa un’ossessione. Ora dipende da questi poteri per mantenersi in vita. Gli permettono di vedere il futuro, inclusa la propria morte per mano di un misterioso gruppo di donne. Diventa ossessionato dall’idea di trovare prima coloro che lo uccideranno. È forte, intelligente, implacabile e non si fermerà davanti a nulla pur di mantenere i suoi poteri e salvarsi la vita. La domanda è: conoscere il suo futuro lo salverà da esso? – Tahar Rahim
Purtroppo se “Madame Web” deve essere presa ad esempio come visione al femminile del genere supereroistico siamo nei guai, poiché su schermo gli eventi si susseguono senza un reale coinvolgimento di fondo. Il film è costruito senza pensare allo spettatore che ha bisogno, nel bene e nel male, di empatizzare con i personaggi. Da questo punto di vista il villain Ezekiel Sims è a dir poco evanescente, ci ha ricordato il Carlton Drake di Riz Ahmed nel primo film di Venom. Quello di Tahar Rahim è un personaggio talmente bidimensionale da risultare imbarazzante, le cui motivazioni inconsce e il suo background rimangono in superficie senza mai aderire emotivamente al personaggio.
Se dobbiamo scegliere una visione al femminile del genere supereroistico, preferiamo quella mostrata da Nia DaCosta in The Marvels, film imperfetto, a tratti sovrabbondante nella narrazione, ma sempre attento ai personaggi e alle loro dinamiche che diventano il cuore del racconto. “Madame Web” pur potendo contare su veri talenti a livello di recitazione, finisce per mancare di coesione emotiva, di mordente a livello dinamico, ma soprattutto di una regia e di una scrittura in grado di portare sullo schermo personaggi sconosciuti ai più,e renderli umani anche nella loro “sovrumanità”. Quest’ultimo uno status che ricordiamo è cuore e motore di un genere che vive e sopravvive di elementi ormai archetipi di stampo sovrannaturale, come superpoteri che cambiano la vita e spesso la personalità, e parabole profondamente umane sul come utilizzarli e non abusarne, in un imprescindibile conflitto bene/male.