Man of Tai Chi – recensione in anteprima
Keanu Reeves debutta alla regia con la co-produzione cinese Man of Tai Chi, un action a base di arti marziali che diverte, ma non coinvolge come potrebbe e dovrebbe.
In quel di Pechino il fattorino Chen Lin-Hu (Tiger Hu Chen) è addestrato dal suo maestro nell’arte del Tai Chi. Quello che il giovane combattente vuol dimostrare è che il Tai Chi è anche un’efficace arte marziale che può competere con altri stili di lotta e per dimostrare ciò parteciperà ad un torneo sconfiggendo un avversario dietro l’altro. Le vittorie di Chen attireranno l’attenzione dei media, ma anche quella di Donaka Mark (Keanu Reeves), losco uomo d’affari sorvegliato dalla polizia che organizza incontri clandestini brutali e privi di regole e che inviterà il giovane lottatore a parteciparvi. Chen all’inizio rifiuterà la proposta di Mark consapevole che lottare per denaro è cosa disonorevole, poi subentreranno alcune necessità materiali che lo porteranno ad accettare. Così incontro dopo incontro il giovane ragazzo vedrà il suo equilibrio interiore perdere limpidezza e cedere il passo ad brutale istinto di sopravvivenza, soccombendo vittoria dopo vittoria ad un “lato oscuro” che chiama sangue e violenza.
Keanu Reeves dopo l’esperienza con la trilogia Matrix e il kung fu contenuto in essa, segue l’esempio del collega RZA e il suo L’uomo con i pugni d’acciaio debuttando alla regia con un action a base di arti marziali, stavolta ambientato in una odierna Pechino.
Reeves ritaglia per se un ruolo da antagonista, sceglie come protagonista lo stuntman e artista marziale Tiger Hu Chen e recluta il maestro delle coreografie di lotta Yuen Woo-ping, questi ultimi erano entrambi nel team che ha realizzato Matrix.
Il Man of Tai Chi di Reeves è figlio della passione per le arti marziali nella loro connotazione più cinematografica. All’interno della trama si percepiscono svariate influenze che vanno dai classici kung-fu movies anni ’70, che l’attore omaggia con il combattimento finale e alcune inquadrature ad hoc (vedi la zoomata sugli occhi dei combattenti), per arrivare agli action anni ’80 e ’90 con Van Damme (Senza esclusioni di colpi con il Kumitè e Lionheart con i combattimenti clandestini per danarosi spettatori), Nel mix troviamo anche il moderno mondo dei videogames transitato su grande schermo con alterna fortuna (vedi Mortal Kombat, D.O.A. e il recente Tekken).
Reeves sceglie una strada non semplice, la sua ambizione sembra quella di voler regalare ad un action a tutto tondo un minimo sindacale di spessore interpretando una sorta di aspirante Dart Fener, il cui unico obiettivo è quello di prendere uno spirito puro e trasformarlo in un killer. Così l’attore intervalla su schermo un conflitto interiore tra bene e male in divenire e una lunga serie di combattimenti che si dividono in competizioni sportive alla luce del sole e brutali corpo a corpo illegali combattuti nell’ombra.
Senza dubbio il film di Reeves ha l’appeal giusto per attirare chi è appassionato del genere e anche chi pratica arti marziali: vedi la varietà di stili (si va dall’indonesiano Pentjak Silat alle Arti marziali miste); la scelta di mostrare il Tai Chi Chuan nella sua veste meno conosciuta e, cosa a noi molto gradita, di ridurre all’osso le coreografie con cavi, scelta quest’ultima che rende i “corpo a corpo” molto realistici, serrati e soprattutto estremamente ravvicinati.
Considerando che si tratta di un’opera prima Reeves sembra avere il controllo sulla sua opera, con il ruolo di villain interpretato con rigore, anche se senza guizzi e con qualche tocco enfatico di troppo. Purtroppo ciò che non ci ha particolarmente convinto è il protagonista, un atleta con i fiocchi che però pecca in carisma, se dovremmo fare un paragone ci viene in mente l’attore e stuntman Robin Shou (il Liu Kang di Mortal Kombat), in questo senso adeguato, ma non incisivo al di la delle prestazioni atletico/acrobatiche.
In conclusione Man of Tai Chi si pone senza dubbio una spanna sopra mediocri pellicole come Tekken a Street Fighter – La leggenda, ma soffre di una sorta di sindrome da videogame “picchiaduro”, con una sfilza di incontri che si susseguono senza sosta all’interno di una cornice senza mordente emotivo. Divertente senza dubbio, coinvolgente purtroppo solo a livello “coreografico”, insomma basta andare a ripescare Senza esclusioni di colpi o anche il più recente Fearless con Jet Li, per percepire un consistente divario che non permette al film di Reeves di andare oltre la sufficienza.
Voto di Pietro: 6
Man of Tai Chi (azione / USA – Cina) Un film di Keanu Reeves. Con Keanu Reeves, Tiger Chen, Karen Monk, Iwo Uwais, Sun Jingshi, Simon Yam, Michael Chan, Qing Ye, Sam Lee, Gilang Sanjaya, Brahim Achabbakhe, Steven Dasz, Ocean Hou, Helene Leclerc, Jeremy Marinas. Data di uscita italiana non disponibile. Qui trovate il trailer del film.