Roma 2017, Maria by Callas: In Her Own Words – Recensione in Anteprima
Una Maria Callas mai vista prima sbarca al cinema grazie all’emozionante documentario Maria by Callas: In Her Own Words.
Poco più di 40 anni fa moriva Maria Callas, diva d’altri tempi stroncata da un arresto cardiaco il 16 settembre del 1977, a Parigi. Tom Volf, giovane regista fino a 4 anni fa assolutamente privo di informazioni sul leggendario soprano statunitense di origine greca, ha voluto omaggiarla con uno straordinario documentario accolto da un’ovazione stampa alla dodicesima Festa del Cinema di Roma.
Maria by Callas: In Her Own Words è il frutto di un’autentica ossessione nata quasi per caso, quando una vecchia registrazione della Callas ha affascinato il regista. Per 3 anni Volf ha lavorato a questo eccezionale progetto raccogliendo una quantità incredibile di immagini inedite, fotografie, filmini in super8 e in 16 mm, registrazioni pirata realizzate dai suoi ammiratori in occasione di alcune delle sue performance, lettere intime o interviste dimenticate e rarissimi filmati d’archivio dei dietro le quinte degli spettacoli, per la prima volta visti a colori.
Un lavoro spaventoso in cui è la stessa Callas, attraverso le proprie interviste e le lettere scritte di suo pugno, ad interagire con lo spettatore. Quando non è la vera voce di Maria ad accompagnare le immagini tocca a Fanny Ardant, che 15 anni fa ne indossò gli abiti di finzione nel deludente Callas Forever di Franco Zeffirelli, parlare per lei. Volf ha girato il mondo per anni, scovando bobine originali da digitalizzare, acquisendo centinaia di lettere e filmati d’epoca che lasciano senza fiato, per quanto cromaticamente vivaci, puliti e apparentemente ‘moderni’, anche se risalenti agli anni ’50, ’60 e ’70.
La vita di un’icona, segnata dalle tragedie teatrali e dal melodramma sentimentale, prende forma attraverso i suoi ricordi e la sua memorabile voce, ancora oggi in grado di suscitare indicibili emozioni. Wolf ha lasciato intatti clamorosi live di una Maria all’apice della propria carriera, tra la fine degli anni ’50 e ’60, ricordando inoltre il clamoroso licenziamento dal Metropolitan di New York, in cui non mise più piede per sette anni, e lo ‘scandalo’ dell’Opera di Roma, quando una Callas con la bronchite si ritrovò costretta a dover cancellare un concerto in cui era presente il Capo dello Stato. Massacrata dalla stampa di tutto il mondo, l’artista pagò pegno dal punto di vista emotivo, ricordando quell’infelice episodio per il resto della propria esistenza.
Sullo schermo si alternano ricordi e personaggi che hanno incrociato il cammino della Callas, da Marilyn Monroe ad Alain Delon passando per Yves Saint-Laurent, John F. Kennedy, Luchino Visconti, Winston Churchill, Grace Kelly, Liz Taylor e Pier Paolo Pasolini, che la diresse in Medea, suo esordio in qualità d’attrice, fino ad arrivare a quel Aristotele Onassis che le rubò il cuore, portandola a separarsi dal marito Meneghini. Ampia, e doverosa, la pagina dedicata a questo leggendario amore che riempì i tabloid di un tempo, con paparazzi e giornalisti che assalivano la Callas ad ogni passo compiuto, ad ogni uscita pubblica. 9, gli anni passati al suo fianco e sempre più lontana dalle scene, per poi vederlo scappare insieme a Jacqueline Kennedy Onassis, sua sposa dal giorno alla notte. Mentre la Ardant legge l’unica struggente lettera scritta da Maria all’armatore greco, suo amore di una vita, le immagini ci mostrano lo stesso Onassis insieme all’ex first lady d’America, dopo poche settimane sua sposa. Un contrasto devastante, che acuisce il dolore provato da una donna innamorata, sedotta, tradita, pubblicamente umiliata e abbandonata. Terribilmente sola con la sua musica, la sua voce, la sua depressione, il proprio talento.
Una Callas diversa dall’immagine spesso raccontata, quella venuta alla luce grazie al documentario, fragile e al tempo stesso umana, bisognosa d’affetto e prigioniera di un dono che l’ha di fatta privata di una vita ‘normale’, trascorsa quasi interamente sul palco. Impossibile avere una famiglia, confessa Maria durante l’intervista anni ’60 che fa da colonna portante all’intero progetto, proprio per colpa di una carriera tanto impegnativa e pressante dalla quale non era possibile fuggire. Una duplice immagine che la vede stretta a tenaglia tra il desiderio di un’esistenza semplice, da donna qualunque, e la necessità di alimentare una fama di fatto planetaria, con fan adoranti che la assillano ad ogni esibizione tra cartonati a grandezza naturale, mazzi di fiori e occhi adoranti. Volf, che si è affidato solo e soltanto alle parole originali della sua protagonista, che fossero scritte o registrate, ha potuto lavorare a stretto contatto con Nadia Stancioff, migliore amica di Maria Callas che una volta le disse “se dovessi morire prima di te, voglio che tu dica a tutti chi ero davvero”. Impresa riuscita per il giovane regista, autore di un eccezionale omaggio nei confronti di colei che ancora oggi, a 40 anni dalla sua morte, viene giustamente ricordata come la ‘Voce del Secolo’. Di tutti i secoli, probabilmente, da qui all’eternità.
[rating title=”Voto di Federico” value=”9″ layout=”left”]
Maria by Callas: In Her Own Words (Doc, 2017) di Tom Volf – uscita in sala: 2018 con Lucky Red.