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Materia oscura di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti al Berlinale 63

La Materia oscura di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti rappresenterà l’Italia al 63° Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Forum

di cuttv
pubblicato 16 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:30


Questo vecchio carro armato arrugginito, circondato da ferro spinato sotto un cielo di piombo, mette in scena la devastante e silenziosa convivenza tra gli elementi della natura e la “fabbrica della guerra”, nell’area del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, protagonista della “Materia oscura” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.

Un nuovo documentario per la coppia di autori, registi e produttori italiani, che dopo aver filmato il sottile equilibrio tra controllori e controllati dell’area aereoportuale di Malpensa con “Il Castello”, si spinge tra montagne, grotte e mare del sud-est della Sardegna, per osservare e raccontare un non-luogo di guerra in tempo di pace, attraverso un’indagine giudiziaria, un servizio fotografico, la vita di un paese e quella di due pastori.

Una Materia oscura e controversa, collocata tra le province di Cagliari e Nuoro, dove il territorio soccombe da oltre cinquanta anni, ai vecchi arsenali militari del governo italiano e alle “nuove armi” testate dai governi di tutto il mondo. Il quarto documentario prodotto dalla Montmorency Film (nata nel 2008 per produrre i film di D’Anolfi-Parenti) in collaborazione con Rai Cinema, con il sostegno del MEDIA Programme of European Union e dell’Associazione Corso Salani, che dopo aver vinto la seconda edizione del Premio Corso Salani, rappresenterà l’Italia al 63° Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Forum. Dopo il salto anche le note di regia del duo artistico.

Fin da quando siamo venuti a conoscenza del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, ci siamo resi conto che era necessario raccontarlo … Vogliamo fare un film sulla devastante convivenza tra gli elementi della natura – uomini compresi – e la “fabbrica della guerra” … Il nostro sarà un film d’osservazione: la telecamera puntata su ciò che accade davanti ai nostri occhi e le nostre orecchie. Il racconto procederà secondo una struttura narrativa che combina pensiero razionale ed emotivo. Resteremo nell’area del poligono un anno solare, perché siamo convinti che solo il tempo ci consentirà di tessere rapporti forti, intimi con i protagonisti e di respirare l’atmosfera che vogliamo restituire. Il film sfrutterà anche, come sottile filo narrativo secondario, l’inchiesta di un magistrato, ma non sarà un film d’inchiesta e non saranno le interviste e le parole i dispositivi fondamentali della narrazione. Vogliamo dare vita a un affresco poetico ed esplicativo che, anche grazie all’archivio dei militari, mostri le responsabilità che gli uomini hanno nei confronti degli spazi in cui vivono, transitano o di cui sono semplicemente ospiti passeggeri. Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

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