Mechanic: Resurrection – recensione del film con Jason Statham
Jason Statham alle prese con una serie di espedienti narrativi inverosimili ma ben eseguiti. Mechanic: Resurrection è un piacevole divertissement che raggiunge l’obiettivo senza particolari fronzoli
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Bishop (Jason Statham) crede di potersi godere la vista mozzafiato del Cristo Redentore in santa pace, ignaro del leitmotiv ricorrente in una caterva di action, ossia il passato che perseguita chi è troppo bravo ad ammazzare la gente per andarsene in pensione come un ragioniere qualunque. Mechanic: Resurrection ci catapulta nuovamente, a distanza di cinque anni dal prequel, nel mondo di Arthur Bishop, sicario implacabile, il migliore in circolazione, preso alla sprovvista dal ritorno di Crain, una vecchia conoscenza che vuole commissionargli una serie di omicidi senza però dirsi disposto ad accettare un no come risposta.
Resurrection va inquadrato, diversamente si corre il rischio di equivocare. Quando dopo nemmeno dieci minuti dall’inizio del film ci si pesta in un ristorante per poi concludere la lunga sequenza con un volo sopra un deltaplano la dichiarazione non pecca certo di onestà, informandoci sul tenore di ciò che stiamo per vedere. Bishop non intende tornare sul campo ma Crain, come già evidenziato, non può fare a meno di lui, perciò ecco l’esca: Gina (Jessica Alba), la donna che prima fa invaghire il letale killer per poi farsi rapire così da fungere da contropartita. A quel punto o Arthur fa quello che gli viene ordinato o la ragazza ci resta secca.Ecco, se siete di quelli che all’idea di un uomo così pericoloso che dopo la prima notte regala alla donna l’oggetto a cui tiene di più manco avesse appena perso la verginità, beh, è altamente probabile che abbiate sbagliato film. Resurrection si basa su una serie di dispositivi tutto sommato ben congegnati, prevedibili certo, ma che lì per lì divertono; quando perciò a Bishop vengono assegnati i tre obiettivi da eliminare lo vediamo intento a preparare meticolosamente ciascun piano, sfida resa ulteriormente più impegnativa dal fatto che si tratta di pezzi grossi della malavita, perciò tendenzialmente inavvicinabili. Niente però è impossibile per il nostro, che non solo mena come un fabbro e spara come un cecchino dei Navy Seal, ma vanta anche un ingegno sopraffino: guardate a cosa escogita prima di farsi chiudere dentro a un carcere tailandese da cui dovrà uscire non soltanto indenne ma portando a termine la sua missione come se si fosse trattato di un semplice incidente.
Si tratta dei dispositivi di cui sopra, artifici narrativi che colpiscono per la loro totale mancanza di verosimiglianza, resa però al tempo stesso accattivante nonché accettabile dall’esecuzione. D’altro canto così è costruito Resurrection, che relega le parti meno interessanti a quegli intermezzi tra una scena di puro intrattenimento e l’altro, non disdegnando il più classico dei «motherfucker!» messo in bocca al villain di turno, e strappando qualche sincero sorriso dopo l’ennesima uccisione sopra le righe. Tutto però tenuto in piedi con competenza e con un buon senso del ritmo, senza consentire allo spettatore di rimuginare troppo rispetto a certi passaggi tirati.
Insomma, quello che Mechanic: Resurrection intende fare lo fa e ci riesce anche discretamente bene: non si pone come cult sebbene qualche trovata interessante arrivi a piazzarla, senza troppi fronzoli peraltro. Due parole su Jason Statham, per chiudere: volto che incarna l’action come forse nessun altro, quando si tratta di girare le scene che contano qualsiasi regista sa di potere contare sulla sua fisicità e la sua presenza scenica, ideale per certo tipo di progetti. Sarebbe interessante vederlo impegnato in qualcosa di totalmente diverso, fuori dalla sua portata, che lo metta finanche a disagio se del caso: fino ad allora, va più che bene pure in ruoli del genere, quelli in cui dovunque vada conserva una valigetta con dentro le stesse identiche cose, ossia passaporti, denaro, qualche arma e un discreto numero di bei cazzotti. Resurrection, in più, va inserito tra quelli gradevoli nell’ambito della sua filmografia, in cui non mancano lavori trascurabili.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]
Mechanic: Resurrection (USA, 2016) di Dennis Gansel. Con Jason Statham, Jessica Alba, Tommy Lee Jones, Michelle Yeoh, Natalie Burn, Sam Hazeldine, Yayaying Rhatha Phongam, Raicho Vasilev e John Cenatiempo. Nelle nostre sale da giovedì 24 novembre 2016.