Home Curiosità Mi rifaccio vivo, il film secondo Sergio Rubini: “Commedia sofisticata, ma anche molto fisica”

Mi rifaccio vivo, il film secondo Sergio Rubini: “Commedia sofisticata, ma anche molto fisica”

Sergio Rubini ha girato una nuova commedia, insolita e differente dai suoi precedenti lavori. Cerchiamo di capire come dovrebbe essere il film leggendo le dichiarazioni del regista.

pubblicato 3 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:07

Il 9 maggio sarà distribuito da 01 in trecento copie Mi rifaccio vivo, il nuovo film diretto e interpretato da Sergio Rubini, con Emilio Solfrizzi, Lillo Petrolo, Neri Marcorè, Enzo Iacchetti, Gian Marco Tognazzi, Bob Messini, Margherita Buy, Valentina Cervi e Vanessa Incontrada. Cosa dobbiamo aspettarci dal film? Scopriamolo attraverso le parole del regista.

Il film

E’ una commedia sofisticata, ma anche molto fisica, a base di sberle e cascatoni, interpretata da comici efficaci e generosi. Prende le mosse dalla rivalità maturata a scuola da due ragazzi, diventati poi imprenditori nello stesso ramo. Uno di loro, sconfitto dall’altro, finirà per suicidarsi salvo reincarnarsi per una settimana al solo scopo di distruggere il rivale. Ma imprevisti, situazioni da pochade e colpi di scena sono in agguato… (Il messaggero)

La costruzione del film

Sono partito da Emilio, un comico di quelli di una volta, capace di esprimersi a parole, ma anche con i gesti, con la fisicità, e attorno a lui ho costruito il film trovando in Neri l’antagonista perfetto. Quanto alle attrici, Margherita Buy e Valentina Cervi, con le nevrosi suggerite dai personaggi e la loro femminilità più complessa, ma più leggera, mi sembrano la giusta contrapposizione. (La Repubblica)

Il senso del film

Volevo fare un film sulla pacificazione, perché credo sia arrivato il momento di deporre le armi. So che questo è anche in linea con il governissimo, ma io credo che in generale sia il momento di fermare i conflitti e arrendersi all’idea che il nemico va conosciuto, e disattivato proprio attraverso la conoscenza. (TmNews)

Volevo raccontare come venire fuori dall’antagonismo, che credo sia il tema della contemporaneità. Secondo me è tempo di buttare giù i recinti e conoscere l’altro e magari aiutarlo, anche perché gli antagonismi logorano. Questo non significa regalare un salvacondotto, ma affrontare un dialogo, approfondirlo, senza arroccamenti ideologici. (TmNews)

La scelta del finale

Un tempo detestavo i film che finivano bene, ma con l’età ho cambiato idea. (Il messaggero)

Un film con lieto fine è meno voyeuristico, e contiene l’indicazione di una strada, la suggerisce. In fondo è un atto di coraggio. (TmNews)