Minions, Alberto Angela voce narrante – la video intervista di Blogo
Da Ulisse ai Minions. Debutto da doppiatore animato per Alberto Angela
Oltre a Fabio Fazio e a Luciana Littizzetto, voci italiane di Herb Sterminator e Scarlett Sterminator, anche Alberto Angela si è fatto largo tra i doppiatori nostrani de I Minions, spin-off/prequel di Cattivissimo Me. Il celebre conduttore Rai, figlio di Piero e da oltre un decennio alla guida di Ulisse – il Piacere della Scoperta, si è quest’oggi concesso un incontro con la stampa romana per il lancio della pellicola, nelle sale del Bel Paese a partire dal 27 agosto.
Immancabile la chiacchierata video con noi di Blogo, per una prima volta da doppiatore ‘animato’ che il 53enne paleontologo, divulgatore scientifico, scrittore e giornalista italiano ha cavalcato con piacere, anche perché spinto in tal senso dai figli Riccardo, Edoardo e Alessandro. Son stati proprio loro tre, tra il serio e il faceto, a convincere il padre ad accettare l’offerta Universal. Un mondo, quello dell’animazione, che Angela ha imparato ad amare con Fantasia, capolavoro Disney da lui idolatrato in fase adolescenziale. Facile a dirsi il perché, figlio di quell’inarrivabile alchimia tra animazione e musica classica ancora oggi in grado di emozionare e sbalordire.
Per quanto riguarda i Minions, da buon paleontologo qual è, Alberto ha poi sottolineato l’unica vera somiglianza che i tirapiedi di Gru hanno con gli esseri umani, ovvero la capacità di far ‘gruppo’. Perché l’istinto di sopravvivenza umano, da sempre, fa rima con ‘unione’. Una divertente armata ‘Brancaleone’, l’ha definita Angela, a suo agio in qualità di doppiatore perché in qualche modo ‘abituato’ al doppiaggio dal taglio documentaristico delle sue trasmissioni.
Chiamato a doppiare Geoffrey Rush, voce narrante in lingua originale, il conduttore Rai di fatto raccontato nel film l’evoluzione Minions nell’arco dei millenni passati, sottolineando indirettamente l’importanza del mezzo cinematografico per fare anche divulgazione storica. Basti pensare a titoli come Ben-Hur e Il Gladiatore, innegabilmente ‘ìnesatti’ nei confronti di alcuni elementi storici ma complessivamente riusciti a raccontare epoche a noi lontane con spettacolare efficienza. Una spettacolarizzazione che va di pari passo con l’elemento ‘emotivo’, a suo dire da richiamare e amplificare in qualsiasi ambito, che sia televisivo, documentaristico o cinematografico. Una prima volta da doppiatore ‘apprezzata’, in conclusione, con tanto di porte aperte ad eventuali bis.