Minions: le recensioni Americane e Italiane
Scopriamo insieme i pareri dei critici sul film d’animazione “Minions”
Lo ammetto senza pudore: amo i Minion. Li ho adorati fin dal primo “Cattivissimo me” e sono andata alla proiezione di Minions del 27 agosto, piena di aspettative. Sono rimasta davvero molto delusa. Non ho riso, in sala non ridevano nemmeno i bimbi. Un vero peccato. Dopo la nostra recensione (tiepidina) vediamo insieme le parole dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, il film ha raccolto solo il 54% di voti positivi. Poco. E posso aggiungere una cosina? Pessimo il doppiaggio italiano. Perché scegliere Luciana Littizzetto quando non c’entra NIENTE con un personaggio come Scarlett Sterminator e con la voce originale di Sandra Bullock? Se i film non si possono vedere in originale, vogliamo veri doppiatori professionisti, grazie.
Ben Sachs – Chicago Reader: Mi sono stancato prima della fine del film ma ho apprezzato gli agili vocalizzi di Pierre Coffin. Voto: 2/4
Liam Lacey – Globe and Mail: Con il suo flusso di gag slapstick il film ha momenti di assurdità, ma soprattutto la sua anarchia funziona come una corsa di zucchero visivo per il set prescolare. Voto: 2/4
Christy Lemire – ChristyLemire.com: proprio perché sono a forma di pillola, i Minions funzionano meglio in piccole dosi. Voto: 2/4
Peter Travers – Rolling Stone: la questione non è se questo prequel può battere moneta; questo è un dato di fatto. La domanda è: possono i Minions trasportare un film tutto loro? Voto: 2/4
Tom Long – Detroit News: “Minions” è altrettanto carino come si suppone che sia, un scherzo animato che si ferma raramente nel prendere un respiro. Voto: B
James Berardinelli – ReelViews: Incoerente e indisciplinato, Minions è più un complemento al marketing di un film: 2.5 / 4
Linda Barnard – Toronto Star: Poche gag colpiscono davvero. Minions si affida troppo spesso al caos, troppo forte, troppo e troppo inutile. Voto: 2.5 / 4
Kenneth Turan – Los Angeles Times: Minions metterà un sorriso sui vostri volti e lo terrrà lì, come una bevanda gassata in un caldo pomeriggio.
Brian Truitt – USA Today: la sceneggiatura di Brian Lynch presenta una serie di gag divertenti e una comicità fisica che colpisce; guardare i Minions giocare a polo con i Corgi è un esercizio di carineria. Voto: 2.5 / 4
Joe Williams – St. Louis Post-Dispatch: è un prodotto puro e semplice. I piccoli lo ameranno, ma gli adulti si sentiranno come se fossero tenuti in ostaggio in un laboratorio di Fisher-Price. Voto: 2/4
Kerry Lengel – Arizona Republic: Nonostante il ritmo vertiginoso di incongruenze accuratamente calibrate, il film in qualche modo non genera più della risatina occasionale. Voto: 2.5 / 5
Soren Anderson – Seattle Times: Due parole: risatine lievi. Ancora due parole: hanno bisogno di Gru. Voto: 2/4
Maurizio Acerbi – il Giornale: Il plot è un pretesto per assemblare una serie di scenette, non tutte riuscite, dove siano gli anarchici piccoletti a farla da padrone, insieme al nonsense. Eppure, pur con qualche risata, più tenera che comica, rimane forte la convinzione che il loro posto sia inevitabilmente solo nella saga, riuscita, di Cativissimo Me. Questo è stato un tentativo onesto di valorizzarli. Che resti tale, però.
Luca Raffaelli – la Repubblica: Un conto è la ciliegina sulla torta, un altro un pasto fatto di sole ciliegine. Se nei Cattivissimo me uno e due i Minions si rivelavano spassosi con le loro apparizioni estemporanee qui, nel film a loro dedicato, i personaggini ripetono per tutto il tempo zuccherosità e carinerie, a volte anche esilaranti, senza che il loro destino trovi uno sbocco narrativo convincente. Peccato, perché la necessità dei Minions di essere servitori del più cattivo fra gli esseri umani avrebbe potuto offrire ben altri sviluppi. Il film, che è insieme uno spinoff e un prequel, parte narrando la nascita dei Minions nella notte dei tempi (fra la preistoria e Napoleone si svolge la parte migliore) e si conclude facendoli incontrare con un giovanissimo Gru (il protagonista dei Cattivissimo me): tutto rimanendo nell’ambito dell’entertainment puro, del facile e un po’ prevedibile sfruttamento di personaggi ormai entrati nelle simpatie del pubblico.