Monsters & Co…llege!
Tornano Mike Wazowski e James Sullivan, all’anagrafe Mike e Sulley, matricole in un college che sembra ricordare quello del mitico “Animal House” in versione animata. Ma questa di “Monsters University” è più la nascita di un’amicizia che l’occasione per scatenati Toga Party. La Pixar torna ai personaggi che l’hanno resa primatista indiscussa nei blockbuster animati di qualità.
“Toga! Toga!Toga!” era il celebre grido di battaglia con cui John- “Bluto”- Belushi dava inizio alle follie del Toga Party nell’ormai mitico “Animal House” di John Landis, pietra miliare di tutti i college-movie.
Se nel Marzo del 1982 quel micidiale mix di droghe, alcool e sregolatezze varie non se lo fosse portato via prematuramente, il nostro John (Belushi) avrebbe avuto oggi la veneranda età di 64 anni e magari, abbandonati eccessi e dipendenze, non soltanto avrebbe potuto intraprendere il progetto successivo (era “Ghostbusters” insieme a Dan Aykroyd e Eddie Murphy!) ma anche -perché no?- prestare voce a qualcuna delle folli creature proteiformi che popola questo “Monsters University”, quasi una versione animata (ma più blanda) del film-cult del 1978. Dopotutto se l’università teatro delle peripezie della confraternita Delta Tau Chi lì si chiamava McMaster University, allora le affinità (e le assonanze) del film di Landis con l’ultimo Pixar si moltiplicano ancora di più.
Chiusa premessa e accantonata la nostalgia occupiamoci di “M.U.” che promette, se non gli stessi stravizi o le spassose disobbedienze di allora, quantomeno un clima di goliardia quasi analogo, corretto, s’intende, dalla vigile produzione Disney e sapientemente filtrato dalla “Pixar philosophy”, quella capace di far convivere in equilibri mirabili favola, divertimento e pensiero progressista. Nell’attesa di gustarcelo non possiamo che ricordare i fasti del primo, impareggiabile “Monsters & Co.” del 2001, all’epoca già quarto capolavoro dello studio californiano nonchè primo film d’animazione destinato a concorrere ufficialmente per l’Oscar nella sua categoria (premio soffiatogli per un pelo da quel terremoto che era “Shrek”).
“Monsters Inc.” di Academy Awards se ne beccò purtroppo uno solo (per la canzone di Randy Newman) ma ne avrebbe meritati almeno cento, uno per ciascuna delle incredibili creature che affollavano l’azienda in cui si svolgevano le vicende di Mike & Sulley, rispettivamente monocolo nevrotico e zampettante il primo e compassata nonché saggia creatura a pelo blu il secondo. Di sicuro l’Oscar “morale” per la geniale idea non glielo leverà mai nessuno; parliamo della meravigliosa intuizione di trasformare i mostri che affollano le notti e le fantasie dei bambini in energia necessaria per alimentare la centrale elettrica della città di Mostropoli, unico ingegnoso sistema per assicurare la sopravvivenza dell’intero genere “disumano”.
Leggeteci tutti i significati politici o psicanalitici che volete in questo delizioso, semplicissimo e fulminante plot nato dalla mente di adulti che vivono ancora a misura di infante (o, se preferite, da infanti “intrappolati” nei loro involucri adulti), che sono i talenti creativi della Pixar. Quei sottotesti, è garantito, ci stanno davvero tutti e non sono soltanto incorniciati da una confezione tecnicamente ancora eccelsa nonostante i 12 anni di conquiste animate, ma sono anche egregiamente serviti da una scrittura pedagogica tipicamente occidentale (la paura del boogeyman rivista in chiave di infantile necessità) che ha eguali soltanto nella filosofia animata e orientale del maestro Miyazaki, non a caso estimatore del lavoro della Pixar.
Certo è anche innegabile che ultimamente i geni degli studios di Emeryville si siano presi qualche vacanza creativa rifugiandosi in prodotti di facile consumo e dall’alta digeribilità commerciale (Cars 2, The Brave), magari per fronteggiare antagonisti animati ben più sfacciati nell’accaparrarsi fette di mercato massime col minimo sindacale qualitativo (ogni riferimento agli incessanti sequels Dreamoworks e Bluesky non è assolutamente casuale).
Speriamo tuttavia che la vacanza in questione duri poco e che magari questo “ritorno agli studi” (universitari ovviamente) in compagnia di vecchie e mai dimenticate conoscenze come Mike e Sulley , riporti quella linfa creativa ai fasti di “Wall-E” e “Ratatouille”.
Chissà che in fondo non basti che uno scatenato, quanto disneyano, Toga Party a schiarire a tutti le idee…