Morituris: le motivazioni ufficiali della censura del film horror indipendente di Raffaele Picchio
L’horror indipendente italiano di Raffaele Picchio, dopo aver fatto il giro dei festival del mondo, doveva uscire in sala a Roma: la censura non lo permette.
Vi aggiorniamo sulla situazione di Morituris, l’horror indipendente italiano diretto da Raffaele Picchio a cui è stato negato il visto per l’uscita in sala da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il film avrebbe dovuto fare la sua comparsa al Nuovo Cinema Aquila di Roma dal 19 al 22 novembre 2012, ma non potrà uscire in sala. Su Nocturno possiamo leggere le motivazioni ufficiali del direttore amministrativo Dott. Gianpiero Tulelli:
La Commissione di revisione cinematografica, visionato il film, esprime, all’unanimità, parere contrario al rilascio di nulla osta per la proiezione in pubblico per motivi di offesa al buon costume, intendendo gli atti di violenza e di perversione sulle donne, motivati dal gusto della sopraffazione e dall’ebbrezza della propria forza rafforzata dal consumo di alcool e droga. Inoltre i “giustizieri” si accaniscono sia sui ragazzi, rei di violenza e sadismo, sia sulle ragazze vittime dei loro carnefici. Infine, negli atti di perversa violenza viene impiegato un topolino come un oggetto sessuale. Pertanto la Commissione ritiene la pellicola un saggio di perversività e sadismo gratuiti.
Chi pensava che fosse troppo presto per parlare di censura, ancora prima di sapere le motivazioni ufficiali del blocco, ora ha le prove davanti. Sì: in Italia ci sono persone che decidono per noi cosa vedere e cosa non vedere, se un film è troppo violento o meno, pure se il consumo di alcool e droga sono elementi aggravanti. Lo spettatore è “elemento da tutelare”: da cosa, ancora dobbiamo capirlo. Avanti così.
Bocciato dalla censura il film di Raffaele Picchio
13 novembre 2012 Il cinema italiano fa schifo, il cinema di genere italiano non esiste più. Lo ripetono e lo scrivono di continuo tutti quanti, anche persone che di cinema non ne sanno nulla. Peccato che poi, quando qualcuno tenta nel suo piccolo di fare qualcosa di “estraneo” alle regole di mercato, si trova davanti un muro. È successo in questi giorni all’horror indipendente Morituris, che gli appassionati di cinema di genere conosceranno di nome o avranno già visto in qualche festival italiano (è passato ad esempio al Science+Fiction di Trieste l’anno scorso) o nel mondo (come Sitges).
In rete si è (giustamente) scatenato un piccolo putiferio: anche se si dovrebbe fare molto di più. Opera prima diretta da Raffaele Picchio e sceneggiata da Gianluigi Perrone, Morituris avrebbe dovuto finalmente incontrare il “suo” pubblico, o almeno parte del pubblico italiano, uscendo dal 19 al 22 novembre 2012 al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Morituris tuttavia non potrà farlo, perché l’Ufficio Censura ha vietato il visto alla pellicola.
Motivazioni: ancora non si sanno. Ma avete qualche dubbio? Nella nostra recensione dal TOHorror 2011, scrivevamo che Morituris era il film più disturbante della selezione. E per la commissione poco importa, evidentemente, se la massiccia dose di violenza “più che mostrata viene “vissuta” attraverso la sofferenza negli occhi di chi la subisce”. Ma d’altronde, in un paese dove manco il cinema di genere indie americano trova spazio in sala, cosa bisogna aspettarsi? C’è aria di rassegnazione e menefreghismo.
Vagamente ispirato al massacro del Circeo, Morituris parte con un curioso antefatto storico. Siamo nel ‘73 a.C. Spartaco guida la rivolta di 200 gladiatori contro Roma, non tollerando più la disumanità a cui vengono sottoposti. Resistono a lungo, ma alcuni di loro impazziscono e si danno a violenze, omicidi e stupri. Passiamo poi ai giorni nostri.
Un gruppo di tre ragazzi italiani dell’alta borghesia romana, assieme a due ragazze straniere conosciute la sera prima, si recano in macchina nelle campagne (un tempo teatro della rivolta dei gladiatori) alla ricerca di un rave party. Ma il rave non c’è, e le intenzioni dei tre ragazzi potrebbero non essere così amichevoli come le ragazze speravano. Non è che l’inizio di un incubo allucinante di sopraffazione, violenza e morte che infesta il presente ma arriva dal passato.
Come ha scritto qualcuno sempre in rete – tra le testate on line che si sono prontamente occupate del caso -, Morituris magari fa schifo, come altri prodotti di genere usciti negli ultimi anni, per carità. Potrebbe almeno deciderlo il pubblico? E potrebbe anche decidere se la violenza di cui tanto si parla, anche nelle recensioni dall’estero, è “necessaria” o meno? No.
Va da sé che una barriera del genere pone grossi problemi a livello di introito, e qui dopotutto si sta parlando anche di mercato e, a livello più grande, di un’intera industria. L’industria di un paese che si è livellata e addormentata su certi canoni. Se non si difendono opere come Morituris, o almeno se non si dà loro l’opportunità (sacrosanta) di incontrare il pubblico, ma cosa vogliamo cambiare?