Napoleon, recensione: un sontuoso biopic che prova a bilanciare lato umano e figura storica
Leggi la recensione di “Napoleon”, il soutuoso biopic storico di Ridley Scott con Joaquin Phoenix – Al cinema con Eagle Pictures e prossimamente su Apple TV Italia
Ridley Scott e il premio Oscar Joaquin Phonenix tornano a fare squadra, dopo Il gladiatore, per il biopic storico Napoleon. Dopo il ruolo dell’Imperatore Commodo, Phoenix si cala nei panni di Napoleone Bonaparte, una leggenda in campo militare la cui ambizione, faccia tosta e capacità strategica sul campo di battaglia lo porteranno da una celere carriera nell’esercito al trono di Imperatore di Francia, fino alla morte in esilio dopo un tentativo vano di riprendersi il trono di Francia. Napoleone è affiancato in questo avventuroso percorso di vita dalla volitiva Giuseppina, moglie, amante e compagna di una vita, interpretata da una intensa e fascinosa Vanessa Kirby.
Dopo il completamento del suo film The Last Duel nell’ottobre 2020, Scott annuncia “Napoleon come suo prossimo progetto”, con Phoenix nel ruolo principale e “Kitbag” come titolo di lavorazione, ispirato al detto “C’è una staffa nascosta di un generale nella valigia di ogni soldato”. Nel dicembre 2022 è stato riferito ai media che la performance di Joaquin Phoenix nei panni di Napoleone era così potente che Ridley Scott stava riscrivendo la sceneggiatura per adattarla all’attore. A seguito di ritardi e riformulazioni dovuti alla pandemia COVID-19, inclusa la sostituzione di Jodie Comer con Vanessa Kirby nel ruolo di Giuseppina Bonaparte, le riprese sono finalmente iniziate nel febbraio 2022 in Inghilterra, e sono durate diversi mesi. Oltre allo scrittore David Scarpa (Tutti i soldi del mondo), tra i collaboratori frequenti di Scott anche il direttore della fotografia Dariusz Wolski e la montatrice Claire Simpson.
Napoleon, la recensione
Il “Napoleon” di Ridley Scott viaggia su due binari: su uno seguiamo un Napoleone in perenne battagliare e alla conquista del mondo, spinto da una ambizione senza freni e da un’aura di leggenda che lo renderà al pari di un idolo pagano nella sua cerchia militare. In parallelo si dipana una guerra personale di un eccentrico Napoleone con l’inquieta consorte che prima lo tradirà, minandone l’autostima e rendendolo lo zimbello di Francia, e poi ne scoprirà e amerà la struggente devozione, che si trasformerà per lui in una vera e propria ossessione amorosa.
La Francia non esce affatto intonsa dal racconto di Scott, che pur mostrando vizi e virtù di uno dei suoi “figli” più devoti non tralascia nulla e ricorda ad una nazione spesso in prima linea nel giudicare gli altri, un passato terrificante che passa per la brutalità della Rivoluzione francese, la mostruosità della Ghigliottina e tutta quella parte altrettanto sanguinosa nota come il “Regime del Terrore”. Scott mostra come la nazione francese dopo la caduta dei nobili abbia perso ogni capacità di governarsi, collezionando una sequela di politici e rivoluzionari corrotti e facinorosi di cui Napoleone è prima il “braccio armato” e poi, rovesciandoli con un colpo di stato, ne diventerà Primo console e poi Imperatore in un susseguirsi di eventi che nel mostreranno le doti di stratega anche in campo politico.
Anche questa volta gli storici si sono lanciati nell’ormai consueta caccia alle inesattezze storiche, e alcuni storici francesi proprio non hanno mandato giù la visione di Scott di un Napoleone uomo d’arme dai modi semplici e non propriamente eleganti, accusando Scott di portare avanti una visione che sarebbe quella divulgata dalla propaganda britannica. Gli storici francesi smentiscono questo ritratto di un Napoleone “rozzo” e ne contrappongono invece uno piuttosto colto, avido lettore e dal pensiero illuminista. Certo che l’elenco di inesattezze storiche in “Napoleon” è piuttosto corposo, ma crediamo e speriamo che chi andrà al cinema o vedrà successivamente il film su Apple TV non prenderà il pamphlet di Scott come una lezione di storia, ma come un sontuoso affresco di un’epoca contrassegnata dall’ascesa e caduta di una leggenda, che altro non era che un uomo affamato tanto di gloria quanto di amore.
L’elemento che abbiamo apprezzato di più in “Napoleon”, oltre alle performance dei due talentuosi protagonisti, è l’attenzione che Scott ha messo nel ricreare le battaglie che porteranno Napoleone dalla sua prima vittoria durante l’assedio di Tolone fino alla debacle di Waterloo, campo di battaglia diventato un modo di descrivere, per antonomasia, una sconfitta definitiva, un fallimento totale. Le sontuose battaglie ricostruite da Scott, come quella brutale e impressionante combattuta nello scenario ghiacciato di Austerlitz dove Napoleone mostra tutta la sua spietatezza, hanno permesso al film di Ridley Scott di entrare nella short-list per aggiudicarsi un posto nella cinquina di candidati ai migliori effetti speciali in lizza per gli Oscar 2024.
“Napoleon” è un film evidentemente concepito per rivolgersi al grande pubblico, Scott già aveva affrontato con un certo afflato epico il racconto biografico/storico, vedi la storia di Cristoforo Colombo (1492 – La conquista del paradiso), il Robin Hood di Russell Crowe o il racconto epico con cui Scott ha portato sul grande schermo “Le crociate”. In ognuno dei film citati c’è una evidente capacità di Scott di semplificare in qualche modo, spesso con una certa protervia, la storia con la “S” maiuscola, di piegarla e plasmarla così da renderla fruibile da ogni target di spettatore, lasciando ai documentari il compito di testimoniare i fatti, e al cinema il suo ruolo di “cantore” di gesta e avventure, a cui lo spettatore sia in grado di appassionarsi senza necessariamente pensare di essere tornato sui banchi di scuola.