Nel mio nome: trailer e nuove clip del documentario LGBTQ+ evento speciale al cinema
Tutto quello che c’è da sapere su “Nel mio nome”, il documentario LGBTQ+ di Nicolò Bassetti evento speciale al cinema dal 13 al 15 giugno.
Dal 13 al 15 giugno disponibile nelle sale Nel mio nome, I Wonder Pictures si unisce alle celebrazioni per il mese del Pride, la manifestazione arcobaleno dedicata all’orgoglio e ai diritti della comunità LGBTQ+, portando nelle sale italiane il documentario di Nicolò Bassetti. “Nel mio nome” parte dall’esperienza personale del regista Nicolò Bassetti (già ideatore di Sacro GRA, film documentario Leone d’Oro a Venezia e regista di Magnifiche Sorti): la transizione di genere del figlio Matteo. Il film offre, attraverso le storie dei protagonisti, uno sguardo universale sulla percezione che ognuno di noi ha di sé, rimettendo in gioco tutti i canoni tradizionali dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale.
“Nel mio nome” è il racconto di quattro giovani ragazzi trans e della loro straordinaria normalità, realizzato in tre anni di osservazione da vicino della loro vita quotidiana, fatta di orgoglio, euforia, complicità e tanto sense of humor per sopravvivere in un mondo binario. Alcuni episodi dell’infanzia e adolescenza sono raccontati attraverso le testimonianze dirette dei ragazzi, raccolte da uno dei protagonisti mentre realizza un podcast. Produttori esecutivi sono l’attore e attivista Elliot Page (star di Juno e Inception) e Gaia Morrione.
Trama e cast
La trama ufficiale: Nico ha 33 anni, Leo 30, Andrea 25 e Raff 23: vengono da varie parti d’Italia. Iniziano la loro transizione di genere in momenti diversi delle loro vite. Giorno dopo giorno devono affrontare con grande coraggio gli ostacoli di un mondo strettamente binario. Avere una vita dignitosa e appagante è una questione di sopravvivenza. Devono essere risoluti, infinitamente pazienti e soprattutto sono consapevoli che per superare le avversità hanno bisogno di una buona dose di ironia.
Fanno parte del cast: Nicolò Sproccati, Leonardo Arpino, Raffaele Baldo, Andrea Ragno, Luisa Fizzarotti, Dario Sebastio e Chiara Battistini.
Nel mio nome – trailer e video
I protagonisti
Leo è un raffinato ràpsodo contemporaneo. Laureato in filologia, lavora da MacDonald’s. Le sue passioni sono il racconto orale e il rock. Raccoglie memorie, le ascolta e le studia, scrive e poi edita dei podcast sul delicatissimo e struggente tema del rapporto tra identità da adolescenti e quella da adulti. Leo, nel film, è come Ulisse raccontato da Dante, ci porta oltre le Colonne d’Ercole delle convenzioni sociali…
Nel gruppo dei quattro Nico, pur essendo anagraficamente il più adulto e con il progetto di vita più realizzato e maturo, è l’ultimo arrivato. Per questo è il più coccolato dai tre amici. Dei quattro è anche quello più in movimento lungo la linea dei
generi possibili. Nico vive con Chiara, la moglie, e il loro cane India, in un borgo sui colli fuori città. Chiara gestisce una piccola azienda agricola naturale con B&B, produce vino, miele, marmellate, lavanda, farina, pasta, pane e biscotti…
Andrea è laureato in filosofia. Sta lavorando a una raccolta di transracconti brevi. Forte lettore, onnivoro nei gusti, si nutre soprattutto di classici. È introspettivo, silenzioso, solitario. Scrive utilizzando Valentine , una delle ultime macchine da scrivere (portatile e rossa) che tentarono di resistere all’avvento del computer. Valentine è il suo oggetto feticcio, la coperta di Linus che lo tiene saldamente legato alla sua infanzia.
Le passioni di Raff sono le biciclette, lo swing e le graphic novel. Raff lavora come meccanico in una ciclofficina di cui è socio. Nel tempo libero, con cura maniacale, cerca i pezzi con cui realizzare la bicicletta dei suoi sogni. Telaio, corone e pedali, fanale e sellino, cerchioni e manubrio. Una bicicletta vintage anni ’60, da corsa, colore rosa pallido e cromature scintillanti.
Il podcast
Un caso unico nel panorama italiano: il docufilm nasce dall’idea di un podcast e un podcast che si realizza in concomitanza dell’uscita del doc nei cinema italiani. Il podcast narrato nel documentario, infatti, prende vita anche nel progetto originale Nel mio nome – Il podcast, ideato e realizzato da Leonardo Arpino – uno dei ragazzi protagonisti del documentario – assieme a Federica Manzitti che ha curato regia e montaggio e con Bertrand Chaumeton che ha firmato il sound design e l’assistenza alla regia, e arricchito dalle musiche originali della band bolognese Nunca Maas e di Andrea Ragno. Nicolò Bassetti con Nuovi Paesaggi Urbani hanno seguito la realizzazione del progetto tra film e podcast. Nel mio nome – Il podcast è composto da cinque episodi e vuole essere una lente di ingrandimento posata sui ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza di persone che oggi sono adulti trans e che cercano di rispondere al seguente quesito: cosa si prova a crescere sapendo di non essere come tutti gli altri? Nel mio nome – Il podcast è disponibile su tutte le principali piattaforme open (Spotify, Spreaker, Apple podcasts, iHeartRadio).
Note di regia e produzione
Il progetto del film documentario Nel Mio Nome nasce da un’idea avuta insieme a Matteo, uno dei miei tre figli, transgender F to M di ventisei anni. La particolarità del lavoro è nel doppio sguardo genitore-regista. Nell’associare l’intensità dell’esperienza che sto vivendo da genitore alla distanza necessaria allo sguardo del regista. Il vissuto e la sensibilità del genitore hanno generato negli interpreti la fiducia indispensabile per avvicinarmi a loro da regista, per immergermi nelle loro emozioni, per stabilire con ognuno un rapporto intimo, di complicità. La struttura del racconto ha due cardini: da una parte dare la parola ai ragazzi, attraverso uno di loro che racconta e fa raccontare gli altri; dall’altra, intrecciare i loro ricordi di infanzia e adolescenza, quelli della formazione dell’identità di genere con le relazioni, le passioni e le ossessioni di oggi. La lunga fase di studio, cuore del cinema del reale, è stata forse la più importante. L’osservazione, la selezione e infine la scelta delle situazioni da raccontare, sempre in totale immersione nella realtà. Alla fase di studio è seguita quella di preparazione, che definisce la coerenza dello sguardo e la struttura del linguaggio visivo, generando il carattere identitario del film. Immergersi nel contesto reale a tal punto da scomparire alla vista dei personaggi. Questa è la condizione imprescindibile per stabilire un profondo rapporto di fiducia, una vera e propria complicità tra chi sta dietro e chi sta davanti alla macchina da presa. Il senso è “riuscire finalmente a vedere”, a cogliere, a comprendere sguardi e gesti altrimenti invisibili. Riuscire a trasformarli in punto di osservazione cinematografico, in un feeling tra regista e personaggio che dev’essere totale. [Nicolò Bassetti – Regista]
Quello che rende Nel Mio Nome unico, per me, è il modo in cui presenta, ingegnosamente e intenzionalmente, tutti i diversi pezzi che costituiscono l’identità di una persona. È una meditazione sull’umanità trans e non ho mai visto un altro film come questo. Sapere che Bassetti ha consultato attentamente il suo figlio trans nel corso della lavorazione è
una cosa bellissima per me, e penso che quell’esperienza di vita e quell’input siano evidenti nella prospettiva del film.
Sono onorato di prenderne parte e non vedo l’ora che lo vedano tutti. [Elliot Page – Produttore esecutivo]
Chi è Nicolò Bassetti?
Ideatore di SacroGra, progetto di narrazione urbana. Autore del libro “Sacro romano Gra, Quodlibet (Ita)” 2013 e “La Fosse aux Ours (Fra)” 2015. Dalla sua idea originale e dal lavoro di due anni con Gianfranco Rosi nasce Sacro GRA, film documentario vincitore del Leone d’Oro alla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ha realizzato il documentario indipendente Magnifiche Sorti, quadri da una esposizione universale, la sua prima regia. Il film racconta le storie di persone affacciate loro malgrado su un luogo misterioso: l’ultima Esposizione Universale, Expo 2015, una colossale astronave che atterra in mezzo a un suburbio. Esperto di paesaggio ed esploratore urbano, da sempre si occupa di identità e memoria dei luoghi. Tra gli altri progetti, ha lavorato nella valle della Ruhr poco dopo la riunificazione delle due Germanie e all’Italsider a Bagnoli (Napoli) dove, nell’area dismessa tra ciminiere e mare, ha creato e curato il Neapolis Rock Festival.