Nel profondo delle immagini in cerca di “1200 km di bellezza”, un’utopia possibile
E’ arrivato il 21 novembre, il gran giorno per il grand tour: The Space cinema distribuisce in tutta Italia alle 20 un film che racconta com’eravamo e come rispettare la Bellezza
La voglia di scoprire fra passato e presente un futuro su cui scommettere mi è scattata lentamente nel tempo. Si è formata nel crogiolo della curiosità e del sogno ad occhi aperti davanti alla foresta di immagini che ci cadono addosso da tutte le parti. Non solo dagli schermi della tv e del cinema ma dagli sciami di immagini che raggiungiamo o ci raggiungono come api, per succhiare la nostra attenzione, senza garantire il miele per gli occhi e, diciamolo pure, per la mente.
Così è nato il soggetto del film 1200 km di bellezza che ho girato per il Luce Cinecittà. Girato, ripeto, e non montato. I documenti sono negli archivi del Luce ma la polvere del tempo non sempre li esaltano, anzi li coprono, dopo che a lungo sono stati compromessi dall’uso, immagini evirate e mescolate ad altre, di diversa provenienza, frullati spesso senza criteri, specie nei documentari piegati e piagati da testi didascalici o aggiustati alla meglio, frullati senza sapore di tanti sapori, storie troppo didattiche, didascaliche, spesso distrutte, annichilite.
Ma le potenzialità dei documenti non hanno, non impongono limiti, o divieti, se non quelli del buon gusto. Forniscono preziose indicazioni, immagini e parole. Sono sceneggiature che non stanno sulla carta, vivono nelle stesse immagini che esistono, giacciono, negli archivi, attendono un riscatto. Non sono sempre le stesse. Ad esempio: conosciamo,ricordiamo quelle delle Seconda guerra mondiale, proposte innumerevoli volte dalle tv, e lì inerti, defunte. Liberiamole dalle croste degli usi criminale, dalle molte offese. Vanno predisposte a nuovi gusti, nuove esigenze dei giovani.
La stessa cosa è accaduta, accade per le immagini del Paese, abbandonate alla cancellazione sistematica. Sonni pesanti. Anche se di continuo tutti raccomandano, a chi?, la necessità di conservare memoria sul calendario. Sonni duri. La sveglia spesso avviene il tuono o le macerie dei terremoti, incubi tenaci. Sveglie diverse che scoprono scopre dimenticanze imperdonabili nella tutela della Bellezza. Crimini, non venali e compiuti nelle notti dell’oblio e delle offese.
L’idea di rifare un grand tour mi è venuta quando, facendo lavori al Luce tra i documenti in archivio, ho scoperto qualcosa che m’interessò subito: la possibilità, il desiderio di immaginare più che rifare l’epoca dei grandi viaggiatori, dei filosofi, scrittori, artisti, sofisticati abbienti.
Partire dai documenti e “girarli” di nuovo scegliendo e innestandoli in riprese nuove e originali, a colori, HD; rielaborando, scrivendo una vera e propria sceneggiatura.
Fare un film. Fare un viaggio che parte da quel poco che esiste e seguire il corso di sequenze spettacolari, aggiungerne delle altre, andare al cuore di nuove storie e suscitare nuove emozioni. Un “si gira” tra patina del tempo, scollare e rigerata, con l’innesto dei ciak, uno dopo l’altro per tessere nuovi fili di pellicola convertita in digitale.
Lo sappiamo, il viaggio scorre per mille duecento chilometri quanto è lunga l’Italia, dalle montagne del Nord al mare del Sud; dal bianco della neve all’azzurro del mare.
Il film comincia dal Sud, approdo di gente che continua a raggiungere l’Italia, con negli occhi la ricerca di un destino, una ricerca fra speranza e tragedia, come documenta ancora oggi la cronaca.
Il film racconta un viaggio nella penisola realizzato soprattutto con i documenti dell’Istituto Luce fondato nel 1924, nei cui archivi compare però un’Italia dai primi anni del Novecento, un percorso fin ad anni vicini a quelli in cui stiamo vivendo.
Un’ Italia articolata, bellissima, fatta di diverse forme di Bellezza, in un territorio sottile e lungo che presenta caratteristiche particolari per ogni regione dalla Valle d’Aosta e dal Friuli Venezia Giulia, dalla Toscana al Lazio, dalla Liguria al Lazio, dalla Campania alla Sicilia e alle sue isole; e così via. Ventidue regioni.
Storia del territorio, del paesaggi, vita della gente e arte si mescolano da sempre. Campagne e città sono cariche di storie, d’arte e di musica d’ogni tipo.
Lo spettacolo della natura s’intreccia con lo spettacolo del lavoro e della creatività italiana, aperta al mondo, amata e visitata dal mondo. Il film racconta questa Italia. Scenari, arte, lavoro, panorami, grandi personaggi, perfetti sconosciuti. Bianco e nero, e colore in immagini filmate da Roma, Venezia, Matera, L’Aquila; luoghi da cui scattano confronti e scontri.
Il viaggio, il nuovo grand tour è percorso da citazioni, ad esempio i mezzi di trasporto che sono cambiati nel corso del secolo scorso, il Novecento; dal carro alla bicicletta,alle auto, agli aerei ma soprattutto ai treni dai più antichi. Ma anche le abitudini e i costumi che cambiano, continuano a cambiare, come viene ricordato da alcuni importanti film, citati.
Un grand tour accompagnato da una colonna sonora che prende spunti da ogni forma di musica: canzoni, folcloristica, classica, operistica di autori ed esecuzioni italiane fino ai cantautori.
Un grand tour che include momenti di apertura verso il cinema italiano che nei suoi film ha presentato più volte i modi e le storie del viaggiare, poche e brevi scene ricavate dai cinegiornali del Luce; e verso il cinema che viene da fuori, reso protagonista del grand tour. Così pure apre alle fotografie, illuminanti, per la qualità, il significato e gli aspetti storici, le curiosità.
Il racconto , che ho scritto, accompagna le immagini, integrato con i testi originali. Il racconto è composto come una vera e propria “sinfonia”, con l’uso dei sonori dei filmati e comunque suoni, parole (brevi citazioni poetiche) e rumori d’ambiente, dal vero e dal concreto.
Il racconto si richiama o cita esplicitamente i diari di grandi viaggiatori del gran tour: Stendhal, Goethe, Mark Twain, Mary Schelley, Bernhard Berenson e tanti altri, tra cui Giovanni Comisso, Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda.
Milleduecento km in cui è possibile rappresentare in sintesi evocativa il nuovo, inedito itinerario, una narrazione suggestiva che l’Italia offriva, e offre ancora, grazie alla natura ,alle risorse della storia e dell’arte, della volontà di progresso e delle aspettative dei suoi abitanti.
I suoi abitanti, ecco un punto importante. Nel viaggio non si vedranno solo monti, campi, paesi e città ma si vedranno proprio gli abitanti, con i loro usi e costumi, i riti, le loro lingue, i dialetti, e naturalmente la lingua italiana in continuo divenire.
Il titolo del film è ispirato a una frase del poeta Vittorio Sereni, allievo e amico di Giuseppe Ungaretti, morto nel 1983, inserita in uno dei suoi libri pubblicati da Einaudi: “L’Italia una sterminata domenica”, una frase che prosegue toccando il grande tema della Bellezza di un territorio pieno di sorprese. Per un unico viaggio sulle orme della Bellezza “sterminata” che si affaccia nelle Immagini del Luce; e che da tempo ha sofferto e continua a soffrire.