Nessun Film Italiano a Cannes: senza Sorrentino e Garrone, siamo bloccati?
Cannes 2017: non è la prima volta che il Festival francese non apre agli italiani il suo concorso, quindi non dovrebbe scandalizzarci, esserci qualcosa di nuovo, e invece c’è; e lo dico dico in “Young Sorrentino- Il ragazzo vissuto su una panchina”, un piccolo libro che mi auguro faccia scandalo.
I libri non si scrivono sulle suggestioni della cronaca. Cannes non vuole film italiani in concorso? Pazienza, si vede che quelli che circolano in questo momento non piacciono a loro, come non piacciono agli italiani. Basta andare nelle spirali dei blog per percepire una sorta di noia e di rifiuto per il cinema italiano. Questa volta non si tratta della solita crisi in cui tutti noi ci divertiamo a dire le nostre ciniche battute, come se non ce ne importasse nulla. Invece ce ne deve importare. Il cinema, nonostante tutto, è stata la espressione artistica italiana più forte, nella modernità. Teatro e letteratura? Per carità, salvo qualche eccezione, poco o nulla da segnalare, solo routine di premi e di libri pompati dalle case editrici, circoli di potere che si dividono un pubblico sempre più in calando.
Me ne preoccupo e non sono il solo. Ho scritto adesso un piccolo libro, “Young Sorrentino- Il ragazzo vissuto su una panchina” (Castelvecchi) che non vuole essere una biografia del regista napoletano che ha vinto l’Oscar con “La grande bellezza” ma un contributo su un’avventura che Sorrentino, ancora quarantenne con molte prospettive, rende possibile ed esemplare. Ovvero: come si può costruire una carriera valida, più che valida, fuori dalle incrostazioni non creative del nostro Bel Paese, puntando su un lavoro serio con produttori seri e finanziatori dalle visioni non grette, non ristrette. Il libro è un racconto su uno scenario non italiano ma mondiale, nel mondo che intreccia cinema e televisioni, fra produttori e grandi compagnie satellitari, attente al cinema e ai serial tv. Lo dico chiaramente. Voglio dire che accuso tutti coloro che hanno potere, e che governano la situazione dietro e davanti la scena, di non riuscire a ribaltare vecchie mentalità, vecchie comodità e vecchie assenze di pensiero e di progetti. Si tira avanti alla meglio, ovunque. Lo stato viene chiamato in causa per le risorse ma non è che dentro e intorno ad esso, fra privati e industrie pubbliche (tv o Cinecittà) si sappia cosa fare, ci si accolli almeno in parte le responsabilità dello stallo. Mi fermo qui. Bisogna affrontare, approfondire una realtà inerte che non porta a nulla, se non all’isolamento e alla siccità creativa.
Nel mio “Young Sorrentino” c’è, spero, un contributo per illuminare il percorso personale (?) di un regista, che sta dando i suo frutti, ma non basta, un Sorrentino per ora fa primavera ma quante primavere può ancora sostenere ? Il libro vuole aprire non la solita chiacchierata velenosa italiota ma un principio di riflessione su dati ed esperienze concrete. La giraffa della “Grande bellezza”, Oscar per Sorrentino, forse simbolo di un punto al di visione, dove guarda? Bisogna provare a stabilirlo e a guardare avanti.